Il Tempo Che Fu



Rara stampa

Estratta da pubblicazione d'epoca del 1900 ...

...stampa che ha quindi oltre 114 anni!

 

Caricatura di Casimiro Teja apparsa sul Pasquino

 

Pasquale Stanislao Mancini di Castel Baronia

Ministro di grazia e giustizia

 

Ristampa di caricatura apparsa sul Pasquino del 9 aprile 1876

Teja-007

Dimensioni

Cm 15,00 x 22,00






 

 

Casimiro Teja, noto anche con il nome d'arte "Puff" (Torino, 1830  1897), è stato un fumettista italiano.

Con lo pseudonimo "Puff" collaborò con la rivista satirica liberale Il Fischietto, fondata dal caricaturista Lorenzo Pedrone (Icilio).

Disegnatore al Pasquino dal 1856, pochi anni dopo ne ottenne la direzione, che tenne fino al 1897.
A lui si deve la celebre frase Piove, governo ladro!, apparsa in un Pasquino del 
1861 in occasione di una manifestazione di mazziniani andata a monte a causa della pioggia.
Collaborò inoltre con le riviste satiriche La lanterna magica, Le scintille e Spirito Folletto.

La sua satira prese spesso di mira la Chiesa, i medici e i farmacisti, ridicolizzati come ciarlatani, e Giovanni Giolitti, che Teja soprannominò "Palamidone" (cioè "lunga palandrana").

Fu anche pittore e un suo quadro è conservato al Museo del Risorgimento.

Appassionato di alpinismo, fu tra i primi aderenti al Club Alpino Italiano.

Torino gli ha dedicato nel 1904 un monumento, eseguito da Edoardo Rubino, che lo ritrae sotto una copia del busto romano del Pasquino. Il monumento si trova attualmente in largo IV marzo.

Nel 2013 è stato ricordato dall'Archivio di Stato di Torino con la mostra “Casimiro Teja, sulla vetta dell’umorismo”, curata dai disegnatori Claudio Mellana e Dino Aloi.

Il Pasquino fu un settimanale satirico fondato a Torino nel 1856 dai giornalisti Giuseppe Augusto Cesana e Giovanni Piacentini, pubblicato fino al1930, quando fu soppresso dal fascismo.

Il primo numero uscì il 27 gennaio 1856, con una testata disegnata dal caricaturista Casimiro Teja. Settimanale in uscita la domenica, di ispirazione liberale, aspirava a rivolgersi a tutti gli italiani e per questo prendeva il nome dalla "statua parlante" di Roma, simbolo per eccellenza della satira politica.

Teja lo diresse per quarant'anni, fino all'ultimo giorno della propria vita. Inizialmente Il Pasquino non si interessò di politica, anche per non entrare in concorrenza con l'altro periodico torinese Il Fischietto, ma un po' per volta iniziò a occuparsene sempre più apertamente, tanto da interessare la censura. Anche dopo il trasferimento della capitale (e di uno dei suoi fondatori, Giuseppe Cesana) a Firenze, Il Pasquino rimase pubblicato a Torino: il suo direttore Teja dichiarò in proposito: «Fuori Torino, Pasquino non potrebbe vivere.»

La sua satira adottò sempre toni piuttosto delicati, tanto che lo scrittore Edmondo De Amicis dichiarò «tutti gli avversari che Teja bollò nel Pasquino gli possono stringere la mano».

Tra i suoi bersagli più frequenti compariva il politico Agostino Depretis, "l'uomo del trasformismo". Alla satira politica e di costume si affiancarono nel tempo rubriche dedicate alla moda ("Mode"), alle recensioni ("Biblioteca") e al teatro ("Colpo di Cassa").

La sua influenza sul pubblico fu tale che a Roma uscirono anche un Pasquino di Roma, nel 1870, e un Figlio di Pasquino, nel 1893.

Dopo la morte di Teja nel 1897, la rivista fu diretta da Giorgio Ansaldi (Dalsani), Luigi Sapelli (Caramba), Eugenio Colmo (Golia), Giovanni Manca,Tarquinio Sini e Enrico Gianeri (Gec).

Nel 1930 Il Pasquino fu soppresso dal fascismo.


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