CREDO DA CALENDARIO DEL 1938
CM. 26 X 31 OGNUNA
BELLE DA INCORNICIARE
COSì COME DA FOTO
TAFURI CLEMENTE. Nato a Salerno il 18 agosto 1903, morto a Genova-Pegli
l'11 dicembre 1971. Frequentò l'Accademia di Belle Arti di Napoli,
dimostrando sin dall'inizio una predisposizione innata per la pittura, e
la tendenza ad una pittura vivace, nutrita di colore e di calore. Si
indirizzò dapprima alla pittura. Dopo il 1924 ottenne dal Ministero di
dipingere figure allegoriche; nel frattempo allestì varie personali che
gli procurarono notorietà. L'Accademia d'Italia gli assegnò il Premio
della Pittura; gli venne commissionato il ritratto del principe di
Savoia.
È da considerarsi uno tra i maggiori artisti figurativi
italiani del secolo scorso. Figlio della grande tradizione ottocentesca,
riesce a ricostruire sulla tela la vita e l’essenza del suo tempo, la
tragedia della storia (la guerra e le catastrofi della nostra epoca ad
esempio) con una drammaticità ed una potenza che lo avvicinano ancor di
più ai grandi maestri del passato, Velasquez e Rembrandt tra i primi.
Sue opere sono ospitate nei più importanti musei (i musei vaticani tra
gli altri) e nelle più prestigiose collezione private. Numerose e nelle
maggiori città europee le mostre personali e collettive. Pietro Annigoni
lo ricorda con queste parole: "Nella pittura di Clemente Tefuri la
verità assume un’eloquenza e una forza comunicativa che rivelano come
l’Artista sia stato il degno erede di una tradizione, che è fatta di
colore, ma anche di musica, di naturale armonia, di calore umano. La sua
perizia di disegnatore si assomma all’esuberanza di una tavolozza nella
quale la luce del meridione acquista il sapore dei frutti che quella
meravigliosa terra esprime".
Enrico Lama, nel 1972 in ricordo del
maestro, dopo la sua scomparsa: "… Mentre Antonio Mancini centra la sua
violenza sulla materia colore e non entra nell’anima, Tafuri entra sì
profondamente, con toni caldi e con un pennellare a volte così violento,
a volte musicale, a volte carezzevole che rende il pathos dei suoi
soggetti. E così ci illumina con un suo romanticismo che è poesia anche
oggi…". Patrick De Saint-Leu, La Revue Moderne di Parigi, 1951: "… Egli
dà alla pittura un significato umano, e in qualche modo un’illustrazione
della guerra tra gli uomini nella lotta per la vita; e da ciò derivano
delle rappresentazioni reali di miseria e di gloria… L’artista afferma
un’arte di cui non si possono temere gli eccessi: e questa constatazione
è, ahimè, troppo rara ai nostri giorni per non costituire il migliore
omaggio… ".