Anna Maria Ortese

IL MORMORIO DI PARIGI

Edizioni Theoria

prima edizione maggio 1986

collana Letterature 2

cinque storie inedite sul tema del viaggio

con un ritratto della Ortese scritto da Nico Orengo "Il cielo e la tigre"

IL MORMORIO DI PARIGI

TUONA A NAPOLI
verso Formia
caffè alla stazione
gli aerei e la folla

IL BATTELLO DI DOVER

ARRIVO A PALERMO

LE LUCI DI GENOVA

brossura con sovraccoperta fissa; pp 100

MOLTO RARO


sinossi


Che bella definizione ci ha lasciato di lei Elio Vittorini.

Che bella definizione ci ha lasciato di lei Elio Vittorini.
" E'stata una zingara assorta in un sogno ". Queste poche parole ci portano direttamente a lei, in lei, alla sua immagine, dentro la sua vita, nella sua scrittura. Essenziali e precise, ce la traducono per quel che è stata.

La guardo anziana nella piccola foto di copertina del libro che Gabriella Fiori le ha dedicato.La stessa foto riroposta, però con solo il volto in primo piano, da Adele Battista nel suo Ortese segreta. La stessa donna anziana, leggera e sfuggente, con occhi che si intuiscono attenti e profondi, vivacissimi, sembra esserci per un solo istante. Una visione che scompare alla prima distrazione dello sguardo.

E' così che è stata. Un essere in transito, votata alla precarietà, randagia, nomade, che ha fatto della parola la sua unica dimora, abitandola completamente.
Dentro la parola ha viaggiato, ha inventato, ha sognato ed osservato il mondo. Ha toccato la realtà come protetta da una sfera di cristallo, rendendosi invisibile ma penetrando nell'invisibile.

Che meraviglia leggerla, seguirla nei suoi percorsi onirici, mai lineari nei quali spesso lei stessa a volte si è perduta, smarrita. Per ritrovarla poi sorridente, come un folletto spuntato all'improvviso, vagare per le strade di Parigi, assorta in contemplazione a Pigalle. Immersa in odori e colori, in suoni, gioiosa e splendente nelle sue visioni, sempre un pò più oltre la realtà, sempre un passo indietro o uno avanti. O tutto contemporaneamente.

"Ascolto il brusio di Pigalle,(è notte tardissima, ma Pigalle è accesa come una Via lattea) e non posso dormire, ho paura.Anche prima di partire, una notte, a Milano, ho avuto paura.Guardavo la carta di Parigi, e capivo da quella carta, improvvisamente,la natura
fantastica di questa città, e le sue dimensioni; vedevo la sua struttura, com'era fatta, vedevo i giardini, i fiumi, i colori, i blocchi delle case e la loro pazzesca disposizione, quei quadri che finiscono in triangoli, cerchi, mezzelune; quei rivoli di tegole, da cui escono milioni di comignoli, come dita di migliaia di mani che indicano un punto del cielo. E ci sono dita, cioè comignoli, e poi ci sono occhi e le orecchie sono le dolci-gialle finestre di Parigi nella sera di agosto, in ascolto di tutto, piene di uno sguardo di passione per tutto.E tra la testa e i piedi di queste case-maghe, case dell'altro mondo-, gridano, squillano, cantano tutti i colori dell'arcobaleno, tutti i colori che sono nell'arc-en-ciel di Parigi......"

La ritroviamo in partenza all'alba, " l'alba è un'ora stregata ",alla Gare de Lyon.
Nel mormorio di Parigi una delle voci femminili più belle della nostra letteratura.

"Scrivere, se non è pura vanità o lusso,è cercare un altro mondo.Cercarlo disperatamente".

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