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MUSICASSETTE e CD VINTAGE

SONY MUSICA CASSETTA MC 90 HF POSITION NORMAL NUOVE BLISTERATE NUMERO 5 HF90CAE
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LA STORIA

Sviluppata nel 1962, il brevetto fu registrato nel 1963 dalla Philips come Compact Cassette. In origine era costituita da una certa quantità di nastro magnetico prodotto dalla BASF racchiusa in un involucro protettivo in materiale plastico. Negli stessi anni furono sviluppati altri sistemi a cartuccia di nastro (come lo Stereo-8), ma la musicassetta si affermò con il supporto della Philips denominato Compact Cassette e lanciato sul mercato nello stesso 1963. Il numero di tracce registrabili sul nastro dipendeva dalle testine del riproduttore di cassette adoperato. La produzione di massa cominciò nel 1965 ad Hannover in Germania e contestualmente le case discografiche pubblicarono album sia su disco in vinile che su musicassetta, iniziando la vendita di nastri preregistrati. Con i primi modelli monofonici era possibile registrare una traccia per ogni senso di scorrimento capovolgendo la cassetta in un riproduttore di cassette in modo analogo a quanto avviene con i dischi in vinile. In seguito si passò alla stereofonia con due tracce per lato e si ebbero anche modelli semiprofessionali a quattro tracce per un solo lato, con cui operare registrazioni multitraccia. La diffusione della musicassetta fu enorme, per diversi fattori: maneggevolezza (racchiude in poco spazio una quantità considerevole di tracce audio), versatilità (può essere usata sia in ambito musicale, sia per registrazioni private, come interviste, dettature e registrazione di messaggi vocali), facilità d'utilizzo (sia per la riproduzione che per la registrazione), economicità e facilità di duplicazione.

In breve tempo la musicassetta divenne il supporto preferito per la registrazione di musica e per la riproduzione in auto, relegando il concorrente Stereo-8 a prodotto di nicchia. A lungo, musicassetta e disco in vinile furono gli unici supporti con diffusione capillare. Un'ulteriore spinta alla diffusione della musicassetta venne dal Walkman Sony, messo in commercio nel 1979, che consentiva l'ascolto di musica ovunque con l'uso delle cuffie audio. La qualità del nastro magnetico si è evoluta nel corso degli anni per soddisfare le più svariate esigenze: al nastro "normale" fu affiancato il nastro al "cromo", dalle performance migliori, al quale in seguito si aggiunsero quello al "ferrocromo" e il nastro "metal", particolarmente apprezzato dagli audiofili. La comparsa del CD audio nei primi anni ottanta non scalfì la diffusione della musicassetta per l'uso domestico. Sebbene il CD audio, in quanto supporto digitale, garantisse una migliore conservazione delle registrazioni e, generalmente, una miglior qualità di riproduzione, tanto da relegare la musicassetta a un ruolo di secondo piano nell'industria discografica, la musicassetta consentiva una facilità di registrazione allora impossibile per i CD all'utenza domestica. Fino alla fine degli anni novanta, la musicassetta fu il principale supporto su cui potere effettuare facilmente registrazioni casalinghe, compilation, duplicazioni o riversamenti da altre sorgenti audio. Con la crescente diffusione dei masterizzatori tale possibilità si estese anche ai CD, ma la musicassetta fu, per diverso tempo, l'unica in grado di permettere la registrazione in tempo reale, nonché la possibilità di riutilizzare uno stesso supporto più volte.

All'inizio degli anni 2000, con la massiccia diffusione di nuove memorie di massa e tecnologie digitali come lettori mp3memorie flash e masterizzatori DVD, l'utilizzo del nastro magnetico diminuì rapidamente. Oggi in ambito casalingo i nuovi supporti digitali garantiscono una capacità di memorizzazione e una qualità audio notevolmente superiore al nastro magnetico, oltre alla possibilità di creare o cancellare i dati memorizzati in maniera pressoché istantanea. A partire dagli anni 2000 la maggior parte delle case discografiche cessò di utilizzare le musicassette come supporto commerciale (salvo alcune eccezioni), mentre quelle vergini furono ancora prodotte in maniera rilevante sino al 2010 da un ristretto numero di produttori (TDKSonyMaxell e Basf con il marchio Emtec a partire dal 2000), sebbene con un'offerta limitata in qualità e durata della registrazione (C46, C60, C90 e C120 erano ancora facilmente reperibili, più rari i formati C50, C54, C70, C74 e C100). Anche le case discografiche smisero di produrre album in formato musicassetta, ad eccezione di pochi gruppi musicali.[2] Sono attualmente disponibili ad oggi per l'acquisto a piattaforme di e-commerce come Ebay e a qualche azienda che continua a produrre nastri vergini in quantità limitate. Ad oggi le uniche fabbriche che ancora oggi producono questi supporti sono la National Audio Company Inc. di Springfield[3] e l'italiana Tape It Easy.

Erano disponibili in commercio cassette per registrazione di diversa durata (come ad esempio da 46, 60, 90 e 120 minuti) che utilizzavano quattro tipi di nastro magnetico. Per ottenere l'alta fedeltà si è sperimentato sulla composizione del nastro magnetico; il diossido di cromo (CrO2) è stata la prima soluzione, ma richiedeva speciali bias ed equalizzazione da parte dei riproduttori di cassette, oltre a un interruttore per selezionare il tipo di nastro. Diverse case produttrici tra il 1970 e la metà degli anni 90 (SonyTDKMaxellBASFPhilips) commercializzarono cassette ed erano suddivise, in ordine di qualità di resa e di prezzo, secondo quattro tipi unificati di nastro:

  • IEC I - ossido di ferro (tipo I - Fe2O3);
  • IEC II - biossido di cromo (tipo II - CrO2);
  • IEC III - ferrocromo (tipo III - FeCr);
  • IEC IV - ferro puro (tipo IV - Fe).

Il tipo I, detto anche nastro normale, fu il primo tipo di nastro introdotto; è quello più economico e dalle caratteristiche meno performanti, ma rimane comunque più versatile, essendo adatto a tutti gli usi; è un nastro con un basso rapporto segnale-rumore e una buona modulazione sia dei toni alti che di quelli bassi.


La storia della SONY

Sony vide la luce a Tokyo il 7 Maggio del 1946, in un grande magazzino semi-distrutto dai bombardamenti. Masaru Ibuka, ingegnere aveva 38 anni, e Akio Morita, fisico 25, investirono tutto il loro avere “circa cinquecento dollari” per impiantare un’azienda con 20 dipendenti destinata alla riparazione e alla costruzione di apparecchiature elettriche.

 La svolta decisiva per il successo futuro si ebbe nel 1954, quando la Tokyo Tsushin Kogyo Kabushiki Kaisha – questo era il nome dell’azienda – ottenne una licenza per la produzione dell’appena scoperto transistor, – la tecnologia del transistor non era ancora stata applicata alle radio, che funzionavano a valvole – e un anno dopo sorpresero i ricercatori della Bell Laboratories, – che avevano inventato il transistor – comunicandogli che producevano un transistor con drogaggio al fosforo, – metodo da loro prematuramente scartato – produssero cosi’ il primo transistor giapponese e la prima radio interamente a transistor.
Tokyo Tsushin Kogyo Kabushiki Kaisha non era un buon nome da applicare ad un prodotto, persino in giappone lo abbreviavano in Totsuko, ma Ibuka e Morita volevano un nome, da ricordare, il nome stesso doveva essere il simbolo, doveva essere breve, non piu’ di quattro o cinque lettere, si imbatterono in una parola latina “sonus” e su un termine americano “sonny” da “sonny-boys” che vuol dire ragazzini svegli, brillanti, ma in giappone sarebbe stato pronunciato “sohn-nee” che in giapponese vuol dire “perdere quattrini” cosi lo modificarono in “SONY” togliendo una “N” nel gennaio del 1958 assunsero ufficialmente il nome “Sony Corporation” Da allora in poi, Sony è sempre stata all’avanguardia nell’invenzione e nell’innovazione.

Alla Sony si deve:

  • il primo televisore a colori Trinitron nel 1968
  • la videocassetta a colori nel 1971
  • il videoregistratore Betamax (primo sistema video al mondo per uso domestico) nel 1975
  • il Walkman nel 1979
  • il dischetto da 3,5 pollici nel 1989
  • una macchina fotografica elettronica nel 1981
  • il primo lettore CD al mondo nel 1982
  • la prima videocamera per uso domestico nel 1983
  • il video da 8mm nel 1988, il primo videoregistratore digitale nel 1985
  • La PlayStation 1995 anno in cui venne lanciata.

Nei 45 anni della sua attività, l’azienda di 20 dipendenti si è trasformata in una multinazionale che dà lavoro ad oltre 100.000 persone in tutto il mondo. Akio Morita aveva compreso sin dall’inizio la necessità di superare i confini nazionali per operare sul mercato globale. Morita si assicurò che il marchio Sony fosse messo in evidenza su tutti i prodotti realizzati dall’azienda. Ben presto Sony divenne un’importante realtà internazionale. Nel 1960 venne fondata la Sony Corporation of America, mentre nel 1968 fu la volta della Sony UK Limited. Una volta avviata la vendita dei prodotti sui mercati stranieri, sembrò logico cominciare a produrli localmente. Nel 1972 venne aperto uno stabilimento a San Diego, a cui fece seguito, nel 1974, lo stabilimento di Bridgend, destinato a rifornire il mercato britannico ed europeo.

 

Akio Morita era fermamente intenzionato a preservare lo spirito di iniziativa e di innovazione caratteristico dell’azienda, evitando che questa si trasformasse in un’entità enorme soffocata dalla burocrazia. La sua filosofia si può riassumere nel concetto di “localizzazione globale.” Le attività sono quindi ripartite tra piccoli gruppi gestiti come aziende autonome, ciascuna delle quali progetta e sviluppa prodotti che vengono poi “venduti” all’interno del gruppo principale. Le funzioni di ricerca e pianificazione strategica, oltre alla pubblicità e al marketing, sono gestite a livello centrale e costituiscono l’elemento di coesione tra le diverse aziende.

 

Negli ultimi anni Sony, conquistato il mercato dell’hardware, si è posta l’obiettivo di raggiungere una posizione di preminenza nel mercato del software. Dopo aver rivoluzionato il modo in cui si ascolta musica o si guarda un film, Sony intendeva intraprendere la produzione di software da utilizzare sul proprio hardware. Pertanto, nel gennaio del 1988 acquistò la CBS Records Inc., dando vita alla Sony Music Entertainment, e nel 1989 la Columbia Pictures, creando la Sony Pictures Entertainment.

Il lancio della PlayStation è stato il momento culminante di un piano a lungo termine per assumere una posizione di rilievo nel fiorente mercato dei videogiochi. Nel 1988 Sony aveva stretto un accordo con Nintendo per sviluppare una unità CD-ROM per il Super Famicom a 16 bit, una console che si pensava di immettere sul mercato nel giro di un anno e mezzo.

Alla base di questo progetto c’era la tecnologia CD-ROM/XA, sviluppata da Sony e Philips, un’estensione del formato CD-ROM che combina informazioni e dati audio e video compressi, rendendoli tutti accessibili simultaneamente grazie all’impiego di hardware aggiuntivo. Sony aveva anche in progetto di sviluppare un’altra console Nintendo compatibile: un sistema di intrattenimento integrato su cui fosse possibile utilizzare sia le cartucce SFC che un nuovo formato CD progettato dalla Sony stessa e la cui licenza era di proprietà esclusiva dell’azienda. Questo formato proprietario, denominato SuperDisc, avrebbe anche costituito la base dell’unità CD-ROM di Nintendo.

Grazie alle vaste risorse resesi disponibili con la creazione di Sony Music e Sony Pictures, Sony aveva da tempo individuato al proprio interno le potenzialità per creare un nuovo tipo di videogiochi su CD-ROM. Mentre il progetto della PlayStation cominciava a delinearsi, Nintendo si sentì sempre più messa da parte e vide drasticamente ridimensionarsi il proprio ruolo nei piani della Sony. Nintendo capì che il successo della Sony avrebbe potuto minacciare la sua sopravvivenza e con grande sorpresa e fastidio della Sony annunciò nel 1991 di aver stretto un accordo con la Philips per lo sviluppo di una piattaforma CD-ROM per il Super Nintendo. Dopo lunghe contese legali Nintendo riuscì a svincolarsi dal contratto precedentemente firmato con Sony, ma lo sviluppo della PlayStation fu portato avanti, confidando che sarebbe stata raggiunta un’intesa con la Nintendo per l’utilizzo del suo software.

Alla fine del 1992 Sony, Nintendo e Philips stipularono un accordo che consentiva alla PlayStation di supportare CD-ROM SNES lasciando però la Nintendo esclusiva proprietaria dei diritti sui giochi da essa prodotti. La versione della PlayStation sviluppata in quel periodo non entrò mai in produzione.

Ma arrivata a quel punto Sony non intendeva abbandonare del tutto l’idea, e ingegneri e progettisti si rimisero all’opera. Il lancio della PS-X nel 1993 venne salutato con entusiasmo dagli addetti del settore. Sony era riuscita a creare una console unica ed esclusiva e ad andare ben oltre i formati esistenti. Forte della passata esperienza, Sony aveva capito che non bastava produrre il miglior hardware, ma occorreva anche poter contare sul supporto e il riconoscimento dei migliori sviluppatori di software. L’azienda reclutò quindi i migliori e si assicurò la collaborazione di compagnie del calibro di Konami e Namco sin dalle primissime fasi del progetto. La PlayStation infatti si prestava benissimo ad essere utilizzata come terreno di coltura per i prodotti arcade.

Sony ha speso oltre 479 milioni di euro nello sviluppo della PlayStation, ma l’investimento è stato ampiamente ripagato. Nell’agosto del 1998, nel mondo ne erano state vendute oltre 40 milioni di unità.

Questo articolo e’ parzialmente preso da un sito Sony, senza scopo di lucro e cercando di non violare nessun diritto, ma’ ho notato molti errori.
Non vorrei sembrare presuntuoso ma non so quanti gente giravano con la fotografia di Akio Morita in tasca e dicevano di avere la SONY nel sangue come ho fatto io per moltissimi anni.
Un consiglio, leggete se lo trovate l’autobiografia di Akio Morita “Made in Japan”  edizioni Comunita’.














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