de Bourgogne Nicolas. 

Historia Belgica, ab Anno M.D.LVIII.

Ingoldstadt, Wilhelm Eder presso Bayr, 1633. I

n ottavo. (4) cc., 355 (1) pp. 

Piena pergamena settecentesca, finto tassello e titolo in oro al dorso. 

Bruniture diffuse ma non fastidiose, pieghe agli angoli di diverse carte, lieve mancanza al dorso altrimenti buone condizioni.

Fra storia moderna

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Quando Gregorio convocò il Concilio, a soli quattro giorni dalla sua incoronazione, indicò con precisione i tre obiettivi che l'assise conciliare si prefiggeva, cioè:


la "soluzione dei gravi problemi della Terra santa" (cosa che stava particolarmente a cuore al papa),

l'"unità religiosa con la chiesa ortodossa",

la "riforma dei costumi della Chiesa e del clero".

In sede organizzativa, dopo la sessione inaugurale tenuta dal papa il 7 maggio 1274, venne poi dedicata una sessione del Concilio ad ognuno dei tre temi conciliari: così, nella II Sessione (18 maggio) si parlò della Terra santa, nella III Sessione (4 giugno) fu trattata la riforma della Chiesa, mentre durante la IV Sessione (6 luglio) si discusse dell'unità con la Chiesa ortodossa, con la partecipazione di una prestigiosa delegazione della Chiesa ortodossa; nella V Sessione (16 luglio) furono approvati alcuni decreti sul clero, venne presentata la costituzione apostolica Ubi Periculum e fu anche battezzato solennemente uno dei Tartari inviati in delegazione dal Gran Khan. Il Concilio si chiuse il 17 luglio 1274[19].


Oltre al grande successo partecipativo, si ebbe la percezione che potessero essere raggiunti tutti gli obiettivi principali per i quali il concilio era stato convocato:


in merito alla Terra santa fu stretto un accordo di massima tra i sovrani per una nuova Crociata. Per la sua realizzazione furono anche decise le decime (le somme, cioè, che dovevano essere versate da ogni stato) e stabilite nuove regole organizzative;

l'unione con la Chiesa ortodossa era stata già preparata da accordi tra papa Clemente IV e Michele VIII Paleologo: l'imperatore bizantino, in questa occasione, impose di fatto l'unione ai suoi sudditi, accettando tutte le condizioni della Santa Sede;

furono infine fissate, con la Ubi Periculum, nuove regole per l'elezione papale e vennero approvati vari decreti di riforma dei costumi del clero e dei laici.

In realtà si trattava di decisioni che non avevano, nei primi due casi, solide basi: dopo la morte di Gregorio X la Chiesa cattolica entrò nuovamente in un periodo di grave instabilità (in 16 mesi si succedettero ben 4 pontefici) e non si parlò più di Crociate. L'unità con la Chiesa ortodossa, di fatto "imposta" ai sudditi orientali dall'imperatore, morì con lui: alla scomparsa di Michele VIII essa fu infatti subito annullata dal figlio Andronico; anzi, il solco tra le due Chiese si approfondì sempre più. Così, dopo qualche anno, del grande Concilio di Gregorio X rimase solo la Ubi Periculum, che, per di più, era una costituzione apostolica (cioè un atto promulgato direttamente dal papa) e non conciliare[20][21].


Morte ad Arezzo sulla strada di Roma


Sepolcro di Gregorio X nel Duomo di Arezzo.


L'attuale tomba di Gregorio X, situata dietro l'altare di San Silvestro nel Duomo di Arezzo.

Gregorio X lasciò Lione solo a fine aprile 1275; il 14 maggio incontrò a Beaucaire Alfonso X di Castiglia convincendolo a desistere dal rivendicare le sue mire sulla corona imperiale. Il 20 ottobre vide a Losanna Rodolfo I d'Asburgo[22], quindi riprese la strada di Roma. Lo stato di salute del papa era peggiorato in quei mesi, forse per colpa della vecchia ernia inguinale, che tornava a farsi sentire sempre più spesso. Il pontefice non poteva affaticarsi e, durante i viaggi, era costretto a periodiche soste. Così, a metà dicembre, si fermò un paio di giorni a Santa Croce al Mugello, ospite nel castello degli Ubaldini[5]. Tra il 19 e il 20 dicembre 1275 giunse ad Arezzo, dove le sue condizioni si aggravarono progressivamente, con un sensibile innalzamento della temperatura. Morì nel palazzo vescovile di Arezzo il 10 gennaio 1276[23]. Le sue spoglie riposano in una pregevole arca sepolcrale nel duomo di Arezzo. È stato beatificato da papa Clemente XI nel 1713, per conferma del culto ab immemorabili; nel Martyrologium Romanum la sua festa cade il 10 gennaio. Al suo nome è intitolato l'Istituto aretino di scienze religiose.


Relazioni con i monarchi cristiani

Nel 1268 l'esercito di Carlo d'Angiò sconfisse l'esercito svevo (battaglia di Tagliacozzo), segnando il tramonto della potenza sveva e il tramonto definitivo del ghibellinismo italiano. Quando Gregorio salì al Soglio l'Italia era dominata dagli Angioini, capo dei guelfi italiani. L'azione del papa fu volta a creare un equilibrio tra le due forze, cercando di porre fine alle controversie tra guelfi e ghibellini. Il pontefice si recò personalmente a Firenze, la capitale guelfa, dove giunse il 18 giugno 1273 accompagnato da Carlo d'Angiò, per pacificare due fazioni. Il tentativo si risolse in gravi tafferugli (fomentati probabilmente proprio dall'Angiò che era contrario a un accordo), che costrinsero il Papa a scagliare l'interdetto sulla città stessa[5][24].


Per riequilibrare la potenza degli angioini[25], Gregorio X riuscì a far rinascere il Sacro Romano Impero dopo una vacatio ultraventennale. Nel settembre 1273 il pontefice comunicò ai principi tedeschi che se essi non si fossero accordati sul nome di un imperatore, lo avrebbe scelto egli stesso con il collegio cardinalizio[26]. Il 29 settembre i principi elettori tedeschi si riunirono a Francoforte e, con il favore dei vescovi renani e quindi, con ogni probabilità, dello stesso Papa[27], elessero Rodolfo d'Asburgo.


Negli incontri di Losanna (ottobre 1275), il neoeletto imperatore Rodolfo giurò fedeltà al vicario di Cristo, ai cardinali e a tutta l'assemblea con le stesse formule utilizzate da Ottone IV e da Federico II. Egli promise inoltre, con un atto che ebbe importanza politica e vasta risonanza, di proteggere la Chiesa romana e di conservare integralmente i suoi possessi[26]. Gli accordi non furono ratificati per la morte prematura di Gregorio X. La sua azione fu portata a termine da Niccolò III (1277-1280).


Relazioni con le personalità religiose del suo tempo


Gregorio X rende omaggio al corpo di San Bonaventura. Francisco de Zurbarán, 1629.

Nel corso della sua vita Gregorio X ebbe modo di frequentare tutti i più importanti personaggi della Chiesa di quegli anni; vi furono tra questi personalità straordinarie, successivamente elevate alla gloria degli altari, alcune delle quali tra le massime nell'intera Storia della Chiesa; la dimestichezza con questi santi uomini contribuì certamente a forgiare sia la tempra che lo spirito di un uomo attento e dotto come Gregorio. Va anzitutto ricordato lo straordinario rapporto di amicizia con san Bonaventura, che si consolidò certo negli anni in cui Tedaldo frequentò l'Università di Parigi, ma che era quasi certamente iniziato molto tempo prima in Italia; grazie a questo rapporto fu proprio Bonaventura a spingere Tedaldo verso il Pontificato con i suoi numerosi interventi a Viterbo tra il 1269 e il 1271 durante il celebre Conclave; poi, una volta eletto, fu Gregorio a creare cardinale Bonaventura con uno dei suoi primi atti, e fu ancora il Papa a volere sempre accanto a sé il cardinale Bonaventura da Bagnoregio durante il secondo Concilio di Lione. Proprio a Lione, verso la fine del Concilio, Bonaventura finì i suoi giorni terreni.


Un'amicizia non meno importante fu quella con san Tommaso d'Aquino: anche il grande teologo domenicano ebbe un rapporto rilevante con Gregorio X molto prima che questi diventasse papa, e Gregorio chiamò Tommaso a Lione nel 1274 per tenere importanti interventi durante il Concilio. Sulla strada che lo portava a Lione Tommaso d'Aquino morì nell'abbazia di Fossanova[28]. Gregorio X conobbe altresì bene san Luigi a Parigi, san Filippo Benizi, generale dei Serviti, che prese la parola al Concilio di Lione, come pure l'insigne teologo domenicano tedesco sant'Alberto Magno, e anche san Celestino V quando era ancora il monaco eremita Pietro Angeleri da Morrone e fu abbracciato da Gregorio sempre durante il Concilio e invitato a celebrare la Messa davanti ai Padri Conciliari, dicendogli che « [...] nessuno ne era maggiormente degno».


Gregorio X fu infine ottimo amico del grande teologo domenicano Pietro di Tarantasia, che lui stesso creò cardinale, suo successore sul Soglio di Pietro col nome di Innocenzo V e che sarà poi beatificato nel 1898. Grande merito di Gregorio fu quello di armonizzare la fede razionale e intellettuale del domenicano Tommaso d'Aquino con la dolce e umile spiritualità del francescano Bonaventura, finendo col realizzare un papato vissuto tra ragione e bontà d'animo; non stupisce quindi che un simile papa, rigoroso, onesto, dotto e buono, abbia anch'egli conquistato la gloria degli altari nel 1713[29].


Concistori per la creazione di nuovi cardinali


Lo stesso argomento in dettaglio: Concistori di papa Gregorio X.

Papa Gregorio X durante il suo pontificato ha creato 7 cardinali nel corso di 2 distinti concistori.[30]


Gregorio X nella storiografia


Moneta del pontificato di Gregorio X.

Tutti gli storici medievalisti[31] sono oggi concordi nel riconoscere l'elevato valore del pontificato di Gregorio.


Infatti, a dispetto di quelli che, anche tra i suoi elettori, vedevano in lui un uomo insignificante, innocuo, destinato insomma ad essere un papa di transizione, Gregorio X si rivelò un grande Pontefice. Nei quattro anni del suo pontificato diede infatti molte direttive assolutamente innovative e svolse un'intensa e disinteressata attività in tutti i campi, tesa soprattutto ad affermare l'indipendenza della Santa Sede, che veniva riconfermata come l'unica depositaria di taluni fondamentali valori: nacque così la volontà (che dominò sempre il pensiero di Gregorio) di unire l'Europa cristiana per una Grande Crociata che liberasse Gerusalemme. Intimamente legato e subordinato a questa volontà fu il desiderio di ricongiungere la Chiesa di Roma a quella d'Oriente, che venne parzialmente realizzato durante il Concilio di Lione.


In Italia fu sua incessante cura tentare la pacificazione tra guelfi e ghibellini, ma non riuscì a realizzarla compiutamente, anche per l'opposizione, più o meno velata ma tenacissima, di Carlo d'Angiò. Del resto al sovrano angioino non mancarono motivi di frizione con questo papa che lo trattava con affetto e dolcezza, ma che forse vedeva in lui solo un molesto protettore di cui la Chiesa non aveva più bisogno. Anche per questo Gregorio appoggiò apertamente l'elezione di Rodolfo I d'Asburgo ad Imperatore del Sacro Romano Impero, contro la volontà di Carlo I d'Angiò che voleva su quel trono il nipote Filippo III; dopo l'elezione Rodolfo scrisse al papa una lettera piena di devozione e di affetto filiale, con toni molto lontani da quelli che avevano usato i monarchi svevi, a dimostrazione del nuovo clima di distensione. Quindi, dopo i tanti momenti oscuri e difficili degli anni passati, la Chiesa aveva di nuovo trovato un grande Papa, secondo molti storici addirittura uno fra i migliori di tutti i tempi. Va ribadito come Gregorio X, con la sua azione, sia riuscito a realizzare, anche se per brevissimo tempo, un papato indipendente, al di sopra dei particolarismi nazionalistici, vero punto di riferimento per l'intero mondo cristiano.


In quei decenni così cupi solo papa Bonifacio VIII saprà fare qualcosa di paragonabile, anche se il pragmatismo opportunista di Bonifacio finirà per essere molto lontano dalla spirituale e al contempo logica determinazione di Gregorio. La morte improvvisa e la difficile successione ruppero purtroppo i complessi equilibri che Gregorio X aveva saputo costruire[32].


Per inciso occorre altresì notare come Gregorio X sia anche ricordato per le sue importanti decretali, di cui esiste un commento curato dal celebre canonista Giovanni d'Anguissòla. Infine, Gregorio X fu il primo papa eletto da un conclave, tenutosi a Viterbo in una forma molto simile a quella odierna.