Olio su tavola di Giulio Romano Vercelli, famoso impressionista italiano, firmato leggibile in basso a dx, presenta sul retro il timbro con lo stemma Sabaudo della Dogana del Regno d’Italia con la data del 5 giugno 930. È una natura morta bellissima, luminosa e materica secondo lo stile del Vercelli, come mostrano le foto a luce radente della superficie pittorica. L’autenticità del dipinto è suffragata dalla firma dell’Autore e dal timbro della Regia Dogana.

Cenni biografici:

Giulio Romano Vercelli (Marcoregno, 1871 – 1951) si avvicina all’arte da autodidatta e non frequenterà mai nessuna accademia.Molto giovane si imbarca per l’America Latina visitando il Brasile, l’Argentina e l’Uruguay. Non è un caso infatti che molti suoi dipinti appartengano a collezioni private americane.Tornato da questo importante viaggio formativo, si ferma a Parigi. Qui decide di contattare personalmente Claude Monet e Paul Cézanne, che molto influiranno sul suo stile.Inizialmente appare molto vicino al Postimpressionismo e in un secondo momento alla pittura dei Fauves, con la sua pennellata materica e aggressiva. Non si dedica ad un genere preciso, anzi spazia dalle scene di genere, al paesaggio, alla pittura sacra, alla natura morta.A Torino non ottiene un grande successo, viene molto più apprezzato all’estero: tiene diverse personali in Argentina, a Nizza e negli Stati Uniti.Il riconoscimento in Italia giunge solo con la sua partecipazione alle Biennali di Venezia del 1920 e del 1922. Gran parte dei suoi dipinti sono conservati in collezioni estere, soprattutto francesi e americane. Muore a Marcoregno nel 1951.La vicinanza ai Fauves: dopo la permanenza a Parigi, Giulio Romano Vercelli si avvicina al fauvisme. Ne condivide il ruolo costruttivo del colore, che nelle sue opere diventa consistente e materico e la pennellata forte, concreta e ritmata. Il quadro diviene una realtà autosufficiente e a sé stante, con la sua saldezza plastica e coloristica. Vercelli espone per la prima volta a Genova nel 1907 un Paesaggio, nel 1910 Fioritura e nel 1913 Pere, mele, arance, In giardino e Frutta. Come si deduce dai titoli, le opere vanno dal genere del paesaggio a quello della natura morta.Tra paesaggi e nature morte si trova non solo l’immediatezza emotiva del colore dei Fauves, ma anche la corposità geometrica del linguaggio di Cézanne. Frammenti di realtà e di tempo entrano soprattutto nelle nature morte che devono molto alle novità apportate dal maestro. Il successo in Italia per l’artista arriva soprattutto quando partecipa alle due edizioni della Biennale veneziana del 1920 e del 1922. Vi presenta due nature morte Rose e ciliegie e il quadro che lo rende famoso per la sua immediatezza espressiva, Uva. In esso la pennellata è veloce, materica, sintetica. Tutto il significato del dipinto si racchiude nel colore.Altre importanti prove di Giulio Romano Vercelli hanno ottenuto un subitaneo successo di mercato. Si tratta di Primavera esposto nel 1929 a Torino, Mattino, L’albero morto, Fiori esposti nel 1933 a Firenze e Cari ricordi presentato nel 1935 sempre a Torino.

(note riprese da Valutazione Arte)