1943/45 Fotografia d'Archivio dell'Aeronautica Militare Italiana.

cm 13x18

Savoia-Marchetti SIAI 79 Sparviero. Bombardiere e aerosilurante.

2°Guerra Mondiale

Fotografia originale in bianco e nero stampata dal negativo

originale del 1943/45 nel 1960ca dallo Stato Maggiore

dell'Aeronautica Militare Italiana, come da timbro al retro: 

STATO MAGGIORE AERONAUTICA 

5°Reparto 

Ufficio Documentazione e Propaganda

Foto archiviata con numero di Catalogo 55025.


Ottimo stato di conservazione complessivo.

La dicitura in nero in alto a sinistra è parte del negativo

originale.


Il SIAI-Marchetti S.M.79 Sparviero era un trimotore ad ala bassa multiruolo, inizialmente progettato come aereo da trasporto civile veloce. Negli anni 1937-39 stabilì 26 record mondiali e fu - per un certo periodo - il più veloce bombardiere medio del mondo.[2] Costruito in legno, tela e metallo, si riconosceva per la tipica "gobba" dietro l'abitacolo, che ospitava la mitragliatrice da 12,7 e il relativo armiere.

La presenza di tale gobba ha creato nella pubblicistica italiana il mito del nomignolo "gobbo maledetto", definito come usato dai piloti della RAF ma che ancora oggi non risulta debitamente asseverato da nessun documento italiano o inglese degli anni del conflitto, nomignolo che tuttavia viene acriticamente ripreso in alcune pubblicazioni.[3][4] Fu impiegato per la prima volta nella guerra civile spagnola nelle file dell'Aviazione Legionaria italiana.

La Regia Aeronautica lo impiegò durante la seconda guerra mondiale in tutto il teatro del Mediterraneo, prima come bombardiere (ruolo per il quale venne progressivamente sostituito dal CR.D.A. Cant.Z.1007 bis) e poi come trasporto veloce di passeggeri; in mancanza di un valido velivolo espressamente concepito per il ruolo, la Regia Aeronautica fu costretta ad impiegare lo Sparviero anche come aerosilurante.[5] L'aeronautica romena (FARR), dove fu costruito anche su licenza in una versione bimotore, lo impiegò con successo sul fronte orientale. L'S.M.79 restò in servizio, in Italia, fino al 1950 e fu uno dei velivoli italiani costruiti nel maggior numero (circa 1.300) di esemplari.[6]


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