AUTORE: RONAK MOSHIRI

TITOLO: IL VERBO DEGLI UCCELLI III

TECNICA: MISTA SU TELA

FORMATO: 60x60 cm

ESEMPLARE: UNICO


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Cenni biografici sull'Artista

RONAK MOSHIRI

La penna e il pennello

Ogni poema epico, in quanto uno dei componimenti letterari prediletti della storia, narra accadimenti leggendari  tramite  quali  conserva e tramanda la memoria e l'identità di una civiltà . L’importanza di questa sua funzione diventa prioritaria, tralasciando in secondo piano il carattere estetico e artistico dell’opera. L’epica di tutte le letterature attinge, invece, a un patrimonio di miti preesistenti che offrono un mondo magico già costruito dall’immaginazione umana e pronto a essere illustrato con le parole e, successivamente, con le immagini. Questo è, in effetti, il punto cardine per la corretta intesa anche dell’arte di Ronak Moshiri. La pittrice di origine gemina, canadese e persiana, manifesta esplicitamente la sua duplice natura nel proprio operato artistico. La sua ispirazione poetica origina nei versi romanzeschi dei Khamsa (cinque poemi epici) del celebre poeta, astrologo e medico persiano NiẓāmÄ«. La sua condotta stilistica parte, invece, dal espressionismo lirico di stampo decisamente occidentale. Il risultato di questa simbiosi tra mitologia e fenomenologia sono narrazioni in raffigurazioni e parole che costituiscono l’epos dipinto di Moshiri. Non ha caso le opere della pittrice si avvicinano strutturalmente agli affreschi antichi, dove ogni illustrazione e accompagnata da una trascrizione o vice versa (pensate solo ai codici miniati). La complementarità reciproca tra arte e scrittura corrisponde a quella tra oggettivazione e interpretazione  che si effettua tramite un flusso unico del pensiero, che si manifesta melodicamente, senza distinguere la lettera dalla forma. Effettivamente le figure di Moshiri sono indefiniti, si dissolvono nelle composizioni di colori come i versi che gli accompagnano sono infiniti, assorbiti dalla trama illustrativa. Si ottiene, dunque, un atmosfera onirica che, però, non ha niente di surreale ma, contrariamente, pare il lontano ricordo di una fattualistica storicizzata e, quindi, affascinante per il solo fatto dell’impossibilità di conoscerla che tramite il mito. In tal senso l’amore, centrale nell’arte di Moshiri, è non solo leggendario ma soprattutto simbolico, trasformatosi nell’ideale significato, nel segno di riconoscimento della perfezione dell’affetto. Vivono , cosi, tra immagini e parole,  KHOSROW( IL PRINCIPE ), con il difetto di non riconoscere l’amore vero ed è, raffigurato, di conseguenza,  a un livello inferiore,  e SHIRIN ( LA PRINCIPESSA) che incarna la dolcezza e l’intelletto nel capire il sentimento puro. I due piani di realizzazione dei protagonisti rimandano nuovamente a soluzioni iconografiche arcaizzanti (pensiamo solo alle diverse scale di rappresentazione dei personaggi a seconda della loro importanza nell’arte medievale), enfatizzando l’intento di stendere un velo di misticismo sul racconto, esattamente come richiederebbe ogni poema epico. Il simbolo qui rappresenta l'opera d'arte realizzata nella sua totale unitaria compiutezza. Evidente è la negazione dell’estetica romantica, che insiste sull'uso dell'allegoria, non come espressione intellettuale retorica ma come manifestazione della separazione tra l'umano e il divino. Moshiri dimostra con la sua arte che la forma estetica e il contenuto materiale possono coincidere in un’opera realizzata con il pennello, esattamente come in quella scritta con la penna.

Denitza Nedkova

Le quotazioni dell'artista sono presenti all'interno del CAM 50 edito Giorgio Mondadori