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Candido (rivista)

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Candido
Stato Italia Italia
Lingua italiano
Periodicità settimanale
Genere stampa nazionale
Fondazione 7 giugno 1945
Chiusura 1961
Editore Rizzoli
Direttore Giovanni Guareschi,Alessandro Minardi
 

Il Candido è stato un settimanale umoristico, fondato nel 1945 a Milano da Giovanni Mosca (padre di Maurizio) eGiovannino Guareschi (che ne fu anche direttore fino al 1957), edito da Angelo Rizzoli. Fu un giornale di satira politica, prevalentemente anticomunista. Erede del Bertoldo, celebre rivista satirica degli anni trenta dello stesso editore e a cui Mosca e Guareschi avevano collaborato, usciva il martedì[1]. La satira era rivolta sulla politica italiana degli anni del dopoguerra, in particolar modo sui comunisti italiani, dell'Unione Sovietica e dei paesi del patto di Varsavia.


Storia[modifica | modifica sorgente]

Il Candido si trovò a poter contare fin dall'inizio, fra redattori e collaboratori, su una rosa di fuoriclasse che comprendeva, oltre agli stessi Guareschi e Mosca, autori come Indro Montanelli, Leo Longanesi, Carletto Manzoni (che divenne direttore con Guareschi all'abbandono di Mosca), Walter Molino, Oreste Del Buono, Giorgio Pillone Nino Nutrizio. Fu anche grazie a una redazione di tale qualità che la rivista ottenne un successo pressoché indiscusso. Fra i numerosi collaboratori non giornalisti, si ricordano gli umoristi Vittorio Metz e Massimo Simili, il disegnatore di fumetti e vignettista Nino Camus, lo storico Piero Operti e il giurista Giovanni Durando, che teneva la rubrica "Dei delitti e delle pene".

Nel 1946 il settimanale si schierò a favore della scelta istituzionale monarchica. Per le elezioni politiche del 1948 fece campagna per lo schieramento moderato. Famoso rimase lo slogan «Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no!», con cui il giornale fornì un contributo alla vittoria della Democrazia Cristiana sul Fronte Democratico Popolare. Alle elezioni del 1953 Guareschi fece schierare il giornale a favore del Partito Nazionale Monarchico, lamentando una corruzione dilagante all'interno degli ambienti della DC ed un reale disinteresse per il problema spinoso di Trieste, allora ancora sotto amministrazione alleata. Scelta che venne replicata anche nel 1958 quando nonostante gli scarsi risultati, il Candido invitò a votare per i due partiti monarchici.

Giovannino Guareschi legge il Candido (1950).

Alcune delle rubriche del Candido divennero così popolari da entrare nel parlato comune. Le rubriche che trovavano posto sul Candido erano Giro d'Italia, Lettere al postero, Visto da destra-Visto da sinistra, Nord-Sud, Il cantastorielle, Cuore epurato, Le osservazioni di uno qualunque, Il dolce stil novo, Lettere ai contemporanei e le vignette umoristiche facenti parte della serie con il tormentone (che divenne famoso) «Obbedienza cieca, pronta e assoluta: contrordine compagni!», in cui venivano sbeffeggiati i militanti comunisti i quali, soprannominati i trinariciuti, erano disegnati con una terza narice, che secondo Guareschi serviva a «far uscire il cervello da versare all'ammasso del Partito», che avrebbe pensato al loro posto.

« Obbedienza cieca, pronta e assoluta
Contrordine compagni!
La frase pubblicata sull’Unità: ‘Bisogna fare opera di rieducazione dei compagni insetti’, contiene un errore di stampa e pertanto va letta: ‘Bisogna fare opera di rieducazione dei compagni inetti’. »

Ottennero grande successo anche i racconti di satira politica di Mondo Piccolo (1946), che delineavano la piccola guerra tra il parroco di campagna Don Camillo e il sindaco comunista Giuseppe Bottazzi ("Peppone"). Trovò posto sul Candido anche un racconto, anch'esso a puntate, che trattava del cosa sarebbe accaduto se Hitler avesse vinto la guerra, intitolato L'ipotesi proibita[2].

Il 10 novembre 1957 Alessandro Minardi subentrò nella direzione a Guareschi, che continuò a scrivere come collaboratore della rivista.

Nel 1961 l'editore Angelo Rizzoli chiuse il settimanale per un diverbio con Guareschi. In quell'anno era uscito il quarto film della famosa saga di don Camillo: Don Camillo monsignore... ma non troppo. La storia era tratta dai romanzi di Guareschi; il film era prodotto da Rizzoli. Lo scrittore sconfessò la sceneggiatura, giudicandola lontanissima dallo spirito del romanzo. Ne nacque una dura discussione con l'editore. Il dissidio non si ricompose: pertanto Guareschi decise di interrompere definitivamente la collaborazione al «Candido»[3]. Poco tempo dopo Rizzoli chiuse il settimanale.

La direzione Pisanò[modifica | modifica sorgente]

Candido
Stato Italia Italia
Lingua italiano
Periodicità settimanale, poi quindicinale
Genere stampa nazionale
Fondazione 1968
Chiusura 1992
Editore Editoriale Candido nuovo
Direttore Giorgio Pisanò
Redattore capo Guido Giraudo
 

Nel 1968 Giorgio Pisanò ha fondato un settimanale dallo stesso nome.

In un'intervista riportata da Giampaolo Pansa nel volume La Grande Bugia, il fratello di Giorgio, Paolo Pisanò, riferisce che Guareschi, poco prima di morire, avrebbe accolto con favore l'idea del giornalista.

Sul settimanale Candido nel 1974 fu pubblicato un articolo di Pisanò (allora Senatore MSI da due anni), che presentava Silvano Girotto, detto "Frate Mitra" come un religioso comunista a conoscenza dei segreti delle Brigate Rosse, quindi in grado di fornire un contributo utile alla salvezza del magistrato Mario Sossi, im quei giorni ostaggio dei brigatisti. Pochi mesi dopo grazie a Girotto furono arrestati dai Carabinieri Renato Curcio e Alberto Franceschini.

Candido condusse molte campagne giornalistiche. In particolare nel 1980 fu particolarmente virulenta quella indirizzata a dimostrare che dietro la figura di Aldo Moro vi era un intreccio di interessi di personaggi non sempre limpidi.

Pisanò ha mantenuto la direzione fino al 1992, con Guido Giraudo come vice.

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