libro nuovo mai letto
copertina rigida con sovracopertina cm. 22 - pag. 142
La pubblica amministrazione è il più grande erogatore di servizi e
il maggiore datore di lavoro italiano: da essa dipendono circa tre
milioni e trecentomila addetti. È un organismo che si è andato
costruendo lentamente, essendo il frutto della storia e dei principi che
lo hanno plasmato. Per dimensioni e poteri svolge inoltre un ruolo
fondamentale nel sistema politico, condizionando la democrazia. Si
comprende, quindi, come dalla sua buona organizzazione e dal suo
funzionamento dipendano il benessere dei cittadini e il successo dello
Stato. L'amministrazione è al centro di una duplice tensione. È
indispensabile, perché non c'è politica pubblica che non faccia capo a
essa, e tuttavia viene ritenuta il regno del bizantinismo, delle
complicazioni, della corruzione, e criticata perché non funzionale al
processo economico. Alle sue difficoltà strutturali si aggiungono
l'«esondazione» del Parlamento, diventato co-amministratore, e la
debolezza dei governi (il suo organo di guida), per la loro breve
durata. I governi tuttavia non sono gli unici responsabili della sua
gestione, poiché interi campi dell'azione pubblica sono ora nel dominio
di forze politiche multinazionali, come organismi sovranazionali e Big
Tech, di cui è importante tenere conto. Alla luce di questi presupposti,
l'autore analizza i fattori di crisi dell'amministrazione pubblica e ne
indica i possibili rimedi. Propone di iniziare dai prodotti, per poi
passare ai processi produttivi, ai modelli organizzativi e procedurali,
al personale e alle sue motivazioni, al contesto, ai saperi e alla
cultura amministrativa. Perché la pubblica amministrazione sia in grado
di gestire i grandi interessi collettivi, è bene partire dall'aspetto
più importante: ciò di cui ha bisogno il Paese.