CERTIFICATO ARCIVESCOVILE PER USO MATRIMONIO, MILANO, SEDE VACANTE, CARLO CACCIA DOMINIONI, 1862. CON BELLA NIZZA A SECCO. CM 31,5 X 21 CIRCA. CACCIA DOMINIONI, Carlo. - Nato a Milano il 14 maggio 1802 dal conte Paolo e da Marianna Martignoni, ebbe la prima educazione in un ambiente familiare refrattario alle idee rivoluzionarie. Manifestata la vocazione religiosa, entrò nel 1811 nel seminario minore di Castello, sopra Lecco, dal quale passò ai seminari di Monza e Milano. Ordinato sacerdote nel 1826, fu in cura d'anime nelle parrocchie milanesi di S. Vittore al Corpo e di S. Maria delle Grazie, segnalandosi per zelo e pietà. Fu confessore straordinario dei seminaristi e direttore spirituale delle suore orsoline. Nel 1836, durante l'epidemia, si adoperò a favore dei colerosi.

Alla morte dell'arcivescovo, Romilli (7 maggio 1859), il capitolo metropolitano lo elesse vicario capitolare sede vacante preferendolo a monsignore Paolo Ballerini. L'imperatore d'Austria, poi, facendo valere il suo diritto di presentazione, propose a Pio IX il Ballerini e il papa lo proclamò arcivescovo di Milano il 20 giugno 1859, quando gli Austriaci, sconfitti a Magenta, avevano già abbandonato la Lombardia. Il governo sardo non aderì alla nomina di un arcivescovo in fama d'austriacante e il Ballerini, anche per una vivace e insidiosa campagna di stampa, dovette abbandonare la diocesi che rimase, di fatto, affidata alla reggenza di monsignor Caccia.

Nel luglio 1860 Pio IX, non tenendo conto della opposizione del governo di Torino, perfezionò la nomina di monsignor Ballerini attribuendogli la giurisdizione arcivescovile; non potendo prender possesso della diocesi, lo stesso monsignor Ballerini confermò il C. come suo vicario. Questi combatté la partecipazione del clero alle manifestazioni patriottiche, ma una parte di esso gli si ribellò e l'ostilità popolare si espresse in un tentativo di aggressione in duomo (17 maggio 1861), che lo convinse ad abbandonare Milano e a prendere dimora nel seminario di Monza, donde continuò a governare l'arcidiocesi.Il C. riuscì a provocare la soppressione del Conciliatore, che era stato pubblicamente riprovato dalla S. Sede, e lo scioglimento della Società ecclesiastica (1862).