A causa delle norme vigenti in questo momento in Italia riguardanti anche le poste mi vedo costretto ad effettuare la spedizione 1 volta a settimana. 


L’asparago selvatico (Asparagus acutifolius) è una pianta rizomatosa sempreverde e perenne appartenente alla famiglia delle Asparagaceae, coltivata per raccoglierne i turioni dal sapore più forte e amarognolo rispetto a quello dell’Asparagus officinalis. Arriva a 1,5 metri di altezza ed è caratterizzata da più fusti legnosi, ramificati e ascendenti, dal portamento arcuato, che quando emergono in primavera prendono il nome di turioni. Quelle che appaiono come foglie verdi, rigide e aghiformi a apice pungente, a disposizione verticillata in numero di 4-12, in realtà sono dei rametti trasformati, detti cladodi. Le foglie invece sono le scagliette spinose dalla cui ascella partono i cladodi veri e propri. La fioritura abbondante avviene tra agosto e novembre con fiori unisessuali o ermafroditi a simmetria raggiata, con sei stami gialli, tre stimmi biancastri, e sei tepali bianco verdastri. Il frutto che si sviluppa dopo la fecondazione è una bacca che diventa nera a maturità e contiene da uno a tre semi. L’asparago selvatico è una pianta spontanea in Italia, tipica dell’area mediterranea e spontanea su tutto il territorio tranne Piemonte e Valle d’Aosta, tra 0 e 1000 metri sul livello del mare. Può vivere fino a cento anni.
Come per gli asparagi comuni, la semina dell’asparago selvatico prevede, prima che si possa ottenere il raccolto dei turioni, un certo lasso di tempo. D’altra parte non è sempre facile reperire le piantine in vaso o a radice nuda, dato che sono molto pochi i vivai che le mettono in commercio nonostante la coltivazione dell’asparago selvatico interessi molti appassionati buongustai. E’ quindi necessario cercare piantine appartenenti alla propria regione, e quindi acclimatate nelle condizioni in cui verranno coltivate, e prelevarne il seme. E’ infatti assolutamente vietato dalla legge trapiantare piante prelevate in aree naturali. I semi si raccolgono prelevando i frutti ancora teneri ma già scuri, dalla metà di novembre alla fine del mese. I semi all’interno dei frutti devono essere già duri. Con questi frutti si procede subito alla stratificazione fredda in una cassetta di sabbia mantenuta umida e al riparo dal sole. La cassetta va lasciata stare fino all’autunno seguente, quindi per quasi un anno. A questo punto i frutti si saranno decomposti: mescolate la sabbia coi semi e poi spargete a spaglio in semenzaio coprendo poi con 2 cm di terriccio e ponendo la cassetta al riparo dal sole e mantenendo umido il terriccio. La primavera seguente avverrà la germinazione e ad aprile si potrà effettuare il ripicchettamento in vasetti singoli delle piantine. Il trapianto nell’aiuola definitiva avverrà alla fine dell’estate seguente nel momento in cui ricominciano le piogge, interrando le piantine in modo che il colletto sia 5 cm sotto il livello del suolo e a 30-40 cm sulla fila su file distanti 80-100 cm tra loro. Irrigate abbondantemente.Il terreno dell’asparagiaia si prepara in agosto vangando a una profondità di 25-30 cm interrando letame o compost maturo (3-5 kg per metro quadro).



Un’asparagiaia a asparago selvatico va concimata ogni 2-3 anni spargendo compost o letame ben maturo tra le piante in autunno. Non interrare la materia organica per non danneggiare le radici superficiali delle piante. E’ inoltre possibile fornire ulteriore nutrimento usando pacciamatura verde.La raccolta dei turioni, che avviene alla fine di febbraio o di marzo, per le piante ottenute da seme si effettua solo dopo 3-4 anni dal trapianto definitivo. I turioni si colgono quando hanno raggiunto i 4-5 mm di diametro e non sono ancora ramificati solo per un paio di mesi all’anno, non di più. Il nemico naturale dell’asparago selvatico è rappresentato dalla Criocera (Crioceris duodecimpunctata) che attacca i turioni e i frutti della pianta lasciando intatto tutto il resto. Per contrastarne l’azione si ricorre alla nebulizzazioni apposite oppure se si preferisce non utilizzare antiparassitari alla raccolta manuale degli insetti, al limite facendosi aiutare da polli e galline che si cibano dell’insetto. La consociazione favorevole per l’asparago è rappresentata nei primi due anni di vita della pianta ottenuta da seme dal cetriolo che ombreggia il terreno e dall’insalata, in seguito è bene pacciamare il suolo e basta. Al limite si può coltivare l’asparago selvatico insieme a piante da frutto, per esempio ulivi, piantando lungo il filare tra un albero e l’altro. Un’asparagiaia di Asparagus acutifolius può essere mantenuta anche per una decina di anni se non di più.L’asparago selvatico sopporta bene la siccità, ma per ottenere un raccolto significativo è bene fornire acqua nei periodi aridi, soprattutto nell’anno che segue la messa a dimora. Anche la pacciamatura è utile al fine di diminuire l’evaporazione dal suolo permettendo di diradare le irrigazioni.