Autore: Prospero Farinacci (Roma, 1 novembre 1544 - Roma 31 dicembre 1618) è stato un giurista, avvocato e magistrato italiano, tra le più importanti personalità laiche dell'Italia cinquecentesca. Scrisse
numerosi libri di giurisprudenza, tra cui la Praxis
et theorica criminalis, composta da 18 capitoli, pubblicata tra il 1594 ed il
1614, è l'opera più conosciuta; è un compendio della
giurisprudenza della sua epoca che aveva la grande ambizione di
riassumere tutto ciò che era stato scritto sul diritto penale, in
modo da poter essere un unico punto di riferimento utilizzabile nei
tribunali al posto di decine di opere di consultazione. Notevole fu
il successo del testo, che fu in effetti adottato per più di due
secoli nella pratica giuridica, soprattutto in Italia, e del quale
furono prodotti compendi ed estratti. L'autore,
seguace del mos
italicus iura docendi,
si ripropose di raccogliere un "thesaurus
totius criminalis materiae",
cioè una grande mole di pareri, sentenze, argomentazioni anche
opposte tra loro. Il Farinacci ebbe fama grandissima fra i
contemporanei e i giuristi del tardo diritto comune e del primo
ottocento, che tuttavia non mancarono di registrarne la propensione
per il malaffare. Oggetto invece di aspre censure da parte degli
illuministi, quale rappresentante tipico di un sistema penale da
rifiutare, ha trovato nella storiografia moderna giudizi egualmente
divisi tra il moderato apprezzamento e la severa condanna: è stato
definito tra l'altro "mago dello scibile penalistico
confusamente blaterante" (Franco Cordero) e "un contributo
all'incertezza del diritto" (Giorgia Alessi). Giurista stimato,
Farinacci ebbe numerosi incarichi politici nello Stato Pontificio,
tra cui quello di procuratore fiscale. Prevaricazioni ed estorsioni,
delle quali sono piene le cronache, avevano accompagnato
costantemente l'attività di fiscale del Farinacci. Per esempio, nel
1607 fu citato in giudizio dal Comune di Soriano nel Cimino per
appropriazione indebita. L'anno dopo fece imprigionare e condannare
il marchese di Riano Paolo Emilio Cesi, creando il caso ad arte per
trarne beneficio e in particolare per recuperare i 1.000 scudi che
aveva perso ai dadi con lui. Infliggeva il carcere per fini
personali: nel 1610 perseguì tal Benedetto Giachiardo "per
favorire una detta Santa chiamata la bella artigliera già sua
comare" (Del Re, p. 163). Facilmente corruttibile, nel 1613
dovette inviare una supplica al papa, per discolparsi dall'accusa
elevata contro di lui a proposito di un episodio del 1609, venuto in
luce nel 1611, quando non era più in carica. La fama delle sue
malversazioni e l'azione demolitrice dei numerosi nemici provocarono
infine la destituzione del Farinacci dall'ufficio di procuratore
generale del Fisco al principio di aprile del 1611. Giudice
inflessibile (venne criticato da molti per la sua severità,
giudicata da taluni inumana, specie nel comminare la pena di morte
ogni volta fosse possibile), non fu altrettanto severo con se stesso
e la propria vita privata. Nel 1595 iniziarono a circolare voci sulla
sua omosessualità, finché venne inquisito per sodomia (all'epoca un
reato capitale) su Berardino Rocchi, un giovane servitore del
cardinale Marco Sittico Altemps. Farinacci riuscì ad evitare la
condanna solo perché papa Clemente VIII decise di concedergli la
grazia. Fu in questa occasione che, giocando sul suo cognome, il papa
pronunciò su di lui il giudizio, divenuto poi celebre: "La
farina è buona, è il sacco che è cattivo".
Titolo: Prosperi Farinacii Iurisconsulti Romani, olim in urbe causarum criminalium famosissimi Advocati, postmodum in eadem Urbe in Tribunali Illustrissimi D. Auditoris Camerae in Criminalibus semel atque iterum Locumtenentis. Deinceps verò tempore Clementis Octavi Pont. Maximi in sacra eius Consulta integerrimi Consultoris. Et Sanctis. D.N. Pauli Papae Quinti, & eius Camerae Apostolicae Procuratoris Fiscalis generalis. Praxis, Et Theoricae Criminalis, Partis Secundae, Tomus Primus. Quatuor Titulis partitus. De Reo confesso, et convicto. De Poenis temperandis. De Varys, et diversis quaestionibus. De Varys, ac diversis criminibus. Capita aliarum materiarum inea tractarum versa pagina indicat. Pluribus eiusdem Authoris Additionibus, quae in prima editione non aderant, illustratus, et sub hoc signo positis. Cum Summarijs, ac Indice ne dum principalium quaestionum, sed etiam rerum, ac sentntiarum selectarum locupletissimo. Luogo e Data di Pubblicazione: Venetiis (Venezia), 1623 Editore: Apud Iuntas, cum privilegiis, et licentia superiorum Dimensioni: cm. 34 X 25 circa Pagine: (2), 92, 730, (2) Descrizione: Legatura
coeva in pergamena, recentemente restaurata, molto solida. Piatti con
qualche macchia dovuta al tempo trascorso, e restauri al margine con
il dorso per quanto riguarda il piatto anteriore e al margine
superiore nel piatto posteriore; così come anche gli angoli del
piatto anteriore sono restaurati e l'angolo superiore del piatto
posteriore fruisce del restauro del margine. Dorso con quattro nervi,
al secondo tassello titolo manoscritto, parzialmente mancante a causa
del restauro della parte superiore del dorso, piccole mancanze
restaurate lungo il bordo con il piatto anteriore. Cuffie e capitelli
in buono stato. Fogli di guardia chiari con qualche piegatura; in
quello anteriore troviamo dedica manoscritta datata 1702 e alone di
gora che si ripete nei primi fogli successivi, riducendosi sempre di
più fino a diventare una piccola striscia nel margine superiore fino
in fondo al volume. Frontespizio in rosso e nero con marca
tipografica, giglio fiorentino, al lato della quale si trova una
nuova dedica manoscritta. Le pagine sono molto chiare e pulite, nelle
prime, come si è già evidenziato, è visibile un grande alone di
gora che si riduce, anche di intensità, fino a diventare una
striscia nel margine superiore; un piccolissimo foro nella seconda
colonna dell'”Index” alla lettera “p” e un altro, sempre di
piccolissime dimensioni, alla prima colonna della pagina 475 (vedi
foto). Il testo in latino su due colonne è ben leggibile, con
capilettera istoriati, elaborate cornici e due incisioni finali. A
fine testo troviamo di nuovo la marca editoriale ed il nome del
correttore Angelo Cantini. Il volume contiene “Partis Secundae
Tomus Primus” ed è divisa in “Quatuor Titulis”, nono, decimo,
undicesimo e dodicesimo e rispettivamente: de Reo confesso et
convicto; de Poenis temperandis; de Varys et diversis quaestionibus;
Varys ac diversis criminibus. Questa opera per
diffusione in Europa (testimoniata fra l’altro dal numero
assolutamente straordinario di stampe in Italia e all’estero) e per
influenza sulla pratica forense, sulla legislazione e sulla stessa
dottrina, sopravanzò di gran lunga quella di ogni altro criminalista
di ancien régime, tanto che spesso è stata assunta come simbolo di
concezioni e di ordinamenti penali perversi e opposti a qualsiasi
principio di civiltà. Ma se è vero che «il passato è un paese
straniero», nessun'altra opera, di nessun altro autore, può
condurci con altrettanta efficacia a individuare le caratteristiche
strutturali di un mondo lontano, le sue differenze e le sue latenti
continuità con il presente. Nella Roma del Cinque e Seicento,
dominata né più né meno di altre grandi capitali europee da
violenza e sopraffazione, dalla corruzione e dagli intrighi di corte,
dai sistemi di patronage e dalle logiche di consorteria,
l’amministrazione della giustizia, esercitata o subita da
Farinacci, mostrava tutto il suo volto di pedina mossa sulla
scacchiera del potere. Testo
collazionato completo vedi Opac
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