Autore: Andreae Tiraquelli

Titolo: 1° opera: Cessante causa cessat effectus.. 2° opera: Le mort saisit le vif..

Luogo e Data di Pubblicazione: 1° opera: Venetiis, Franciscus Bindonus excudebat, M D LIII. 2 ° opera: Venetiis, apud Io.Andream Valvassorium cognomento Guadagninum, M D LV.

Pagine: 36nn, 216, 40nn, 96 cc., testo in latino

Dimensioni cm.: 16x10,5

Stato di Conservazione: A meno di gravi mancanze che in genere vengono evidenziate nella descrizione e nelle foto, per lo stato di conservazione fanno fede le fotografie che trovate dopo la descrizione, in ogni caso potete contattarci tramite mail o telefono, trovate i nostri dati in basso dopo le foto.

Descrizione: Vedi foto, oppure contattateci tramite mail o telefono, trovate i nostri dati in basso dopo le foto. Legatura in tela cartonata moderna, nome dell'autore al dorso in oro, piatti muti, ex libris alla sguardia e al frontespizio della seconda opera. Usuali bruniture e fioriture sparse, presenze di tarlo marginali per le prime cinquanta pagine e le ultime venti in fondo in questo caso all'interno che ledono un pò il testo. Testo ben leggibile e, salvo quanto indicato, buon esemplare

Se avete domande o dubbi contattateci tramite mail o telefono, trovate i nostri dati in basso dopo le foto nelle "Informazioni sul venditore Professionale". 

André Tiraqueau, noto anche come Andrea Tiraquello , (Fontenay-le-Comte, 1488 – Parigi, 1558[2]), è stato un magistrato, giurista e umanista francese.

Visse ed esercitò per lungo tempo la professione di giudice nella regione del Poitou. Prese parte attivamente al "Cenacle de Fontay-le-Comte", circolo erudito di ispirazione umanistica composto per la maggior parte da giuristi ed esperti conoscitori delle arti liberali, quali la filosofia, la letteratura latina e greca, la filologia e la storia e la medicina. Durante questi incontri Tiraqueau conobbe François Rabelais, divenendo ben presto suo amico e ricevendo da questi numerosi attestati di stima.

Al culmine della sua carriera professionale fu chiamato da re a sedere nel Parlamento di Parigi (1541), dopo aver declinato qualche anno prima l'offerta di un seggio al Parlamento di Bordeaux. L'enciclopedismo e la vastità delle sue conoscenze era tale da portare Théodore de Bèze ad appellarlo come «il Varrone del suo secolo» in uno dei tre epigrammi premessi all'edizione del 1546 del suo De legibus connubialibus.
Opere
Di fondamentale importanza per lo sviluppo dell'esperienza giuridica francese, scrisse numerosissimi trattati, tra i quali spiccano il De nobilitate, il De legibus connubilialibus ed il De poenis temperandis. L'importanza dei suoi scritti, colmi di citazioni di autori latini e greci (da Platone ad Aristotele, da Galeno a Cicerone), non risiede tanto nell'introduzione di soluzioni nuove, quanto per l'opera monumentale di riordino dei vari istituti giuridici a cavallo tra il diritto comune (in quegli anni bistrattato) e il droit contumier (consuetudine).

 

 

 

 

 

 


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