RARO SUPPLEMENTO AL N°181 DEL GIORNALE

L'OPINIONE

TITOLO

DISCORSO DEL

CAVALIERE MARCO MINGHETTI

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO MINISTRO DELLE FINANZE

PRONUNCIATO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI IL 28 E 29 GIUGNO 1864

IN OCCASIONE DELL'INTERPELLANZA DEL DEPUTATO SARACCO SULLA SITUAZIONE DEL TESORO

Marco Minghetti

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Marco Minghetti
Riccio G. - ritratto di Marco Minghetti.jpg

Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia
Durata mandato 24 marzo 1863 –
28 settembre 1864
Capo di Stato Vittorio Emanuele II
Predecessore Luigi Carlo Farini
Successore Alfonso La Marmora

Durata mandato 10 luglio 1873 –
25 marzo 1876
Predecessore Giovanni Lanza
Successore Agostino Depretis

Dati generali
Partito politico Destra storica

Marco Minghetti (Bologna, 8 novembre 1818Roma, 10 dicembre 1886) è stato un politico italiano, appartenente alla destra storica. Sotto il suo secondo governo si raggiunse (nel 1876), per la prima volta in Italia, il pareggio di bilancio[1].

Biografia

Nacque da una famiglia di proprietari terrieri e ricevette una preparazione culturale molto profonda. Gli interessi culturali del Minghetti spaziavano tra letteratura, scienza ed economia. Egli compì anche lunghi viaggi all'estero. Frequentò a Bologna la scuola di latino dei barnabiti, dove fu allievo di due liberali: Ugo Bassi e Alessandro Gavazzi. Nel 1832 si recò all'estero. Visitò dapprima Parigi, ospite dello zio Pio Sarti in esilio dopo i moti bolognesi del 1831. A Parigi incontrò La Fayette, Talleyrand, Terenzio Mamiani, Piero Maroncelli, ecc. Con lo zio si recò infine a Londra, dove soggiornò un paio di mesi prima di ritornare a Bologna.

Aderì al movimento riformista che si era diffuso anche negli Stati Pontifici. Con l'elezione di papa Pio IX credette possibile un'alleanza fra i liberali e il Papa. Tra il 1842 ed il 1847, partecipò attivamente ai lavori della «Società agraria bolognese», collaborando anche al giornale Il Felsineo e divenendone direttore. Nel novembre del 1847 divenne membro della Consulta di Stato (istituzione che rappresentava legalmente le province). Nel marzo 1848 fu chiamato a Roma da Pio IX, che gli offrì la carica di ministro nel primo governo costituzionale dello Stato Pontificio. Il 29 aprile 1848, dopo l'allocuzione con cui Pio IX annunciò il ritiro dell'esercito pontificio dal fronte della prima guerra d'indipendenza, Minghetti si dimise, con altri sei membri del governo. Nel 1849 fu per breve tempo ministro dei Lavori Pubblici della Repubblica romana.

Minghetti trascorse nella natia Bologna gli anni della seconda Restaurazione. Membro del comitato bolognese della Società nazionale italiana, nel 1856 scrisse alcune relazioni sullo stato delle province pontificie da presentare al congresso di Parigi. Nel 1857 fu tra i fondatori della "Banca delle quattro legazioni". Nel 1859, dopo i moti popolari e la seconda guerra d'indipendenza, divenne presidente dell'Assemblea delle Romagne. Successivamente fu ministro degli Interni con Cavour e Ricasoli, poi delle Finanze con Luigi Carlo Farini. Tra il 24 marzo 1863 e il 28 settembre 1864 succedette a Farini nella carica di presidente del Consiglio del Regno d'Italia.

Facendosi forte della decisa azione italiana contro la spedizione di Garibaldi all'Aspromonte (agosto 1862), Minghetti fu in grado di negoziare un favorevole accordo con la potenza protettrice del Papa, la Francia. All'interno della Convenzione con la Francia, il governo Minghetti incluse la clausola dello spostamento della capitale da Torino a Firenze, suscitando sdegno e costernazione nella popolazione torinese. A seguito della brutale repressione delle pacifiche manifestazioni popolari di protesta, che provocò oltre 50 morti e centinaia di feriti tra Piazza Castello e Piazza San Carlo, il Re costrinse Minghetti a dimettersi dal governo.

Tra le sue più interessanti proposte ci fu quella di una riforma in senso autonomistico dello stato (progetto appoggiato anche da federalisti come Giuseppe Montanelli). Nel 1870, subito dopo la breccia di Porta Pia, con l'appoggio di Quintino Sella e di Ruggiero Bonghi riformò l'Accademia dei Lincei sul modello dell' Institut de France.

Fu nuovamente presidente del Consiglio tra il 10 luglio 1873 ed il 25 marzo 1876. Durante questa legislatura si trovò in disaccordo con la Destra, alla quale nonostante tutto apparteneva. Motivo del contendere era la rigorosa politica fiscale che perseguì e che portò al pareggio di bilancio, annunciato il 16 marzo 1876.[1][2]
Minghetti fu propugnatore dell'invio di una legazione commerciale in Cina e in Giappone e la creazione di contatti diplomatici con i due Paesi asiatici.

Matrimonio

Il 4 settembre 1864 Marco Minghetti sposò la nobile napoletana Laura Acton, già vedova di Domenico Beccadelli di Bologna dei Principi di Camporeale. Dalla coppia nacque un figlio, Filippo, premorto ai genitori e sepolto nella tomba di Marco Minghetti e della Acton alla Certosa di Bologna.[senza fonte]




IN FOLIO, 4 PAGINE. NON SO SE IL SUPPLEMENTO SIA COMPLETO. SONO PRESENTI GLI INTERVENTI DELLA GIORNATA DEL 28 GIUGNO E QUELLI DEL 29 GIUGNO PER UN TOTALE DI 4 PAGINE

PRESENTI DIFETTI ALLE PIEGATURE DEL GIORNALE ED AI BORDI, CON STRAPPETTI. LA LEGGIBILITA'D DELLE PAGINE RIMANE DISCRETA.




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