Sicilia storia postale 1861 - Periodo Garibaldino (14 maggio 1860 / 1 dicembre1860)

Lettera "schiava" spedita il 24 ottobre 1860 da Giarre a Palermo.
Sul fronte, bollo borbonico ovale dell'officina postale di Giarre, bollo rotondo con datario in arrivo dell'officina postale di Palermo.

Inusuale (per il periodo) busta a lembi incollati integra, senza foglio di testo.

Il 4 giugno 1860, sei giorni dopo la conquista di Palermo, la Segreteria dei Lavori pubblici del Governo Dittatoriale di Garibaldi, diramò a tutte le officine postali siciliane occupate dalle truppe garibaldine una nota con la quale si ordinava di sospendere l'affrancatura coi francobolli borbonici di Sicilia e di ritornare all'antico sistema del pagamento del porto anticipato.
Dall’8 giugno i francobolli borbonici giacenti presso le officine postali, iniziarono ad essere accantonati e inventariati presso la Direzione generale delle Poste.
Il 14 giugno la Segreteria Lavori Pubblici di Palermo dettava al Marchese di S. Giacinto, amministratore generale delle Poste in Sicilia,
le seguenti disposizioni: “Conviene riattivare il servizio dei francobolli postali. Tutti i francobolli esistenti restano aboliti e non se ne potrà far più alcun uso”.
Nelle more della stampa dei nuovi francobolli, che in realtà non furono poi mai emessi, fu ripristinato il sistema postale antecedente l’introduzione dei francobolli, con facoltà per i privati di inoltrare la corrispondenza “franca” (cioè con tassa di 2 grana a carico del mittente all'atto della consegna all'ufficio postale), oppure “schiava” (con tassa pagata di 3 grana a carico del destinatario al momento della consegna).


In asta sono in vendita altre lettere di storia postale della Sicilia del periodo 1860/1861.


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