Titolo: Opere chirurgiche ossia Esposizione della dottrina e della pratica di P.G. Desault ... opera di Sav. Bichat ... prima traduzione italiana fatta da un professore fiorentino sulla nuova edizione del 1801. Volume 1.[-6.

Autore: Pierre Joseph Desault; Xavier Bichat

Editore: [presso] Guglielmo Piatti

Anno: 1802

Luogo di pubblicazione: Firenze

Lingua: Italiano

Edizione: Prima (su II ed. francese del 1801)

Formato: 6 vol. in-8° - 17.5*11.5cm [Mezza pergamena]

Pagine:

XXIII, 146, [2] p., [1] c. di tav. ripieg.

V, [1], 184 p., [1] c. di tav. ripieg.

214, [2] p., [2] c. di tav. ripieg.

V, [1], 176 p., [2] c. di tav. ripieg.

VI, 176 p., [1] c. di tav. ripieg.

VI, 177-343 p., [1] c. di tav. ripieg.


Note

· 9 tav. calc. ripieg. [9/9]

· Assente III vol.

· Assenti Ritrat. Calc. al I vol., front. ed indice nel IV vol. [3 c. - π¹²³]

· Volume VI diviso in due parti con proprio front.

· Caratteri: Cors. ; rom.



Comprende (Indice dell'opera):


VOLUME 1 (Malattie delle parti dure)




SEZIONE I. Fratture


§. I.

§. II.

§. III.

ARTICOLO I. Frattura del corpo dell'osso, Considerazioni generali

§. I. Delle cause, e delle varietà

§. II. Dei segni

§. III. Degli accidenti

§. IV. Dello slogamento

§. V. Della riduzione

§. VI. Dei messi di mantenere le riduzione

§. VII. Della cura in tempo della formazione del porosarcoide

§. VIII. Delle complicanze

ARTICOLO II. Frattura dell'estremità scapulare

§. I. Fenomeni di questa frattura

§. II. Della cura

§.  I. Della varietà, dei segni, ecc.

§. II. Della riduzione

§. III. Dei mezzi di mantenere la riduzione

§. I. Dei segni, e dello slogamento

§. II. Della riduzione

§. III. Dei mezzi di mantenere la riduzione

§. I. Considerazioni generali

§. II. Delle varietà e delle cause

§. III. Dei segni, e dello slogamento

§. IV. Del prognostico

§. V. Della riduzione

§. VI. Dei mezzi di mantenere la riduzione

§. VII. Della cura consecutiva

§. VIII. Osservazioni sulle fratture complicate

§. I. Delle varietà e dei segni

§. II. Del prognostico

§. III. Della riduzione, e dei mezzi di mantenerla

§. I Considerazioni generali

§. II. Delle varietà, e delle cause

§. III. Dei segni

§. IV. Dello slogamento

§. V. Della riduzione

§. VI. Dei mezzi di mantenere la riduzione, Diversi apparecchi degli Autori

§. VII. Apparecchio impiegato da Desault

§. VIII. Cura consecutiva

§. I. Delle cause, e dello slogamento

§. II. Dei segni

§. III. Della riduzione, e dei mezzi di mantenerla

ARTICOLO I. Fratture del corpo dell'osso

§. I. Delle cause, e dei segni

§. II. Della riduzione, e dei mezzi di mantenerla

ARTICOLO II. Frattura dell'olecrano

§. I. Osservazioni sull'olecrano

§. II. Delle varietà, e delle cause

§. III. Dei segni

§. IV. Del prognostico

§. V. Dei mezzi di contatto trai frammenti

§. VI. Apparecchio impiegato da Desault




VOLUME 2 (Malattie delle parti dure)


§. I.

§. II. Della varietà, e delle cause

§. III. Dei segni, e dello slogamento

§. IV. Del prognostico

§. V. Della riduzione

§. VI. Dei mezzi di mantenere la riduzione

§. VII. Della maniera d'agire dei differenti pezzi dell'apparato

§. VIII. Dell'estensione continua

§. IX. Dei mezzi di produrre l'estensione continua

§. X. Apparato di Dessault

§. XI. Dell'estensione continua delle fratture antiche

ARTICOLO I. Frattura del gran trocantere

§. I. Delle varietà, e dei segni

§. II. Della riduzione, e dei mezzi di mantenimento

ARTICOLO II. Frattura del collo del Femore

§. I. Delle cause

§. II. Delle varietà

§. III. Dei segni

§. IV. Del prognostico

§. V. Della riduzione, e dei diversi mezzi di mantenerla (situazione, fasciature contenitive, apparati ad estensione continua)

§. VI. Della cura consecutiva

§. I. Delle varietà, e delle cause

§. II. Dei segni

§. III. Del prognostico

§. IV. Dei mezzi di contatto trai frammenti

§. V. Della cura consecutiva

§. I.

§. II. Delle varietà, e delle cause

§. III. Dei segni, e dello slogamento

§. IV. Del prognostico

§ V. Della riduzione, tenerla, dei mezzi di mantenimento

§. VI. Apparato di Dessault

§. I. Apparato ordinario

§. II. Apparato per l'estensione continua

§. I. Delle cause

§. II. Dei segni

§. III. Del prognostico

§. IV. Della cura

§. I. . II. Delle varietà

§. III. Delle cause

§. IV. Dei segni

§. V. Della cura

§. VI. Della cura consecutiva

§. I. Delle cause, e delle varietà

§. II. Dei segni

§. III. Del prognostico

§. IV. Delle indicazioni curative

§. V. Dei diversi metodi curativi




VOLUME 4 (Malattie delle parti molli)


ARTICOLO I. Ferite degl'integumenti della testa

§. I. Della resipola agl'integumenti del cranio, nelle ferite, che gl'interessano

§. II. Della cura

ARTICOLO II. Fratture del cranio nelle ferite della testa

§. II. Delle cause

§. III. Dei segni

§. IV. Degli accidenti

§. V. Della compressione del cervello per la diffusione

§. VI. Della compressione del cervello per l'infossamento (ossia depressione, che altri dicono concamerazione) delle ossa del cranio

§. VII. Della cura della fratture del cranio

§. VIII. Della cura delle fratture, quando non si manifesta veruno accidente

§. IX. Della cura delle fratture, che accompagnano gli accidenti indicati dagli autori, come segni dell'effusione

§. X. Della cura delle fratture con infossamento, ed accidenti della compressione

§. XI. Dei casi, nei quali si manifestano gli accidenti senza frattura apparente

§. XII. Conclusione

ARTICOLO III. Della commozione del cervello nelle ferite della testa

§. I. Della commozione

§. II. Delle varietà, e dei segni

§. III. Degli Accidenti, che sono effetti della commozione

§. IV. Della cura

ARTICOLO IV. Dell'infiammazione del cervello, e delle sue membrane nelle ferite della testa

§. I. Delle differenze, e dei segni

§. II. Delle cause

§. III. Della cura

ARTICOLO V. Della suppurazione del cervello, e delle sue membrane nelle ferite della testa

§. I. Delle varietà, e dei sogni

§. II. Della cura

ARTICOLO VI. Conclusione generale

§. II.

§. III.

§. IV.

ARTICOLO I.

§. I. Considerazioni generali

§. II. Riflessioni sui due metodi generali di operare la fistola lacrimale

ARTICOLO II.

§. I. Delle operazioni, delle quali deriva quella di Desault

§. II. Parallelo di queste due operazioni

§. III. Delle differenti operazioni, che hanno per base quelle di Petit, e di Mjan

ARTICOLO III. Operazione di Desault

§. I. Descrizione dell'operazione

§. II. Della cura consecutiva

§. III. Dell' operazione di Desault paragonata coll'altre

§. IV. Osservazione sull' operazione di Desault

ARTICOLO IV.

§. I. Riflessioni sull'operazione di Hanter

§. I.

§. II. Dell'ozena

§. III. De' funghi





VOLUME 5 (Malattie delle parti molli)


§. I. Riflessioni generali

§. II. Della recisione dei bordi della divisione

§. III. Dei mezzi di contatto trai due bordi rinfrescati della divisione

§. IV. Metodo operativo nel caso di semplice divisione al labbro

§. V. Della cura consecutiva

§. VI. Particolarit del modo operativo nel labbro leporino complicato

§. I. Malattie della mascella inferiore

§. II. Malattie delle vie salivari

§. III. Della recisione, e della legatura delle tonsille e dell'ugola


SEZIONE II. Malattie del collo


ARTICOLO I. Dei casi che esigono la Broncotomia, e di quelli, nei quali vi si può supplire coll' introduzione delle siringhe elastiche

§. I. Prima classe dei casi della Broncotomia, Sommersione, Angine, Tumefazione della lingua, Corpi stranieri nell'esofago, Tumori nelle vicinanze della trachea, Ferite del collo

§. II. Seconda classe dei casi della Broncotomia, Corpi stranieri fermatisi nelle vie aeree, Corpi estranei venuti dal di fuori

§. III. Ricapitolazione generale

ARTICOLO II. Dell'introduzione, e del soggiorno delle siringhe elastiche nella laringe e nella trachea

ARTICOLO III. Dell'operazione della Broncotomia,

§. I. Doppia maniera d'operare

§. II. Metodo operativo, Caso in cui bisogna dare uscita all'aria, Caso in cui bisogna estrarre un corpo estraneo

§. I. Dei casi nei quali impedita la deglutizione

§. II. Dei mezzi di supplire alla deglutizione impedita da una delle cause precedenti

§. III. Dell'applicazione del metodo precedente alla pratica

§. IV. Dei casi nei quali non può introdursi la siringa per le narici

§. I. Avvertimenti sopra l'osservazione precedente


SEZIONE III. Malattie del petto. Osservazione su l'idropisia del Pericardio (Avvertimenti)





VOLUME 6¹ (Malattie delle parti molli)


Sezione IV. Malattie del basso ventre


§. I. Riflessioni generali

§. II. Delle cause, e differenze dell'ernie umbilicali dei fanciulli

§. III. Dei differenti metodi di cura (Paralleo della legatura, e della compressione)

§. IV. Delle diverse maniere di fare la legatura

ARTICOLO I. Dei mezzi da impiegarsi avanti l'operazione

§. I. Del taxis, o dei suoi inconvenienti nell'incarceramento per infiammazione

§. II. Dei mezzi propri a supplire al taxis nell'incarceramento per infiammazione

§. III. Del taxis nell'incarcerazione per ingorgo

ARTICOLO II. Dell'operazione dell'ernia

§. I. Maniera praticata d'operare

§. II. Riflessioni sul metodo operativo

ARTICOLO I. Dei fenomeni dell'ano contro natura

§. I. Dello stato delle parti nell'ano contro natura

§. II. Degli effetti dell'ano contro natura

ARTICOLO II. Della cura degli ani contro natura

§. I. Cura palliativa

§. II. Della cura radicale

ARTICOLO I. Riflessioni generali (Parallelo tra la legatura, e l'incisione)

ARTICOLO II. Operazione per mezzo della legatura,

§. I. Del modo operativo nel caso, in cui non necessario il perforamento dell'intestino, dei casi, nei quali la fistola profonda, riflessioni sul modo d'operare

§. II. Del metodo operativo nel caso, in cui necessario il perforamento dell'intestino, Dei casi nei quali avvi solamente il denudamento dell'intestino senza apertura, Dei casi nei quali il denudamento molto al disopra della portata del dito

ARTICOLO III. Operazione per mezzo dell'incisione

§. I. Metodo operativo nei casi nei quali vi l'apertura al di fuori dell'intestino, Dei casi, nei quali l'apertura dell'intestino al disopra della portata del dito

§. II. Metodo operativo nei casi, nei quali non vi apertura al difuori

§. III. Del metodo operativo nelle fistole antiche, e complicate con callosità

§. IV. Della cura consecutiva all'operazione per incisione

ARTICOLO I.

§. I. Delle cause

§. II. Fenomeni della malattia

ARTICOLO II.

§. I. Diversi metodi di cura, indicati

§. II. Cura impiegata all' Hotel-Dieu

§. III. Dei casi, nei quali le fistole si accoppiano colle scirrosità, Conseguenza di questa cura

ARTICOLO I. Riflessioni sulla cura radicale dell'idrocele congenito

§. I.

§. II. Metodo operativo di Desault

ARTICOLO II. Riflessioni sulla cura radicale dell'idrocele, complicato coll'ingorgamento del testicolo

§. I.

§. II.




VOLUME 6² (Malattie delle parti molli)


ARTICOLO I.

§. I. Considerazioni generali

§. II. Dello strumento primitivo di Haukins, e della maniera di servirsene

ARTICOLO II.

§. I. Considerazioni generali

§. II. Dello strumento primitivo, di Haukins, e della maniera di servirsene

ARTICOLO III.

§. I. Dello strumento di Haukins corretto da Desault, e della maniera di tagliare con esso

ARTICOLO I.

§. I.

§. II. Metodo dell'injezione

§. III. Metodo della lacerazione

§. IV. Metodo dell'incisione

§. V. Metodo operativo di Desault

§. I. Considerazioni generali

§. II. Diversi metodi curativi, oltre la legatura

§. III. Della legatura

§. IV. Della legatura dei polipi dell'utero, e della vagina, Dei diversi metodi di legatura, Metodo operativo di Desault, Avvertenze, Altra maniera d'operare

§. V. Della legatura dei polipi dell'intestino retto

§. VI. Della legatura dei polipi delle narici

§. VII. Della legatura dei polipi dell'orecchio


SEZIONE V. Malattie dell'estremità


§. I. Considerazioni generali

§. II. Trattamento delle piaghe varicose

§. I. Considerazioni generali, Trattamento di Desault.

§. I. Considerazioni generali

§. II. Amputazione circolare dell'avambraccio

§. III. Amputazione della coscia a falda, o lambeaux

§. IV. Riflessioni generali sull'amputazione, Medicatura, Metodo operativo

§. I. Operazione dell'Aneurisma nell'arteria ascellare

§. II. Dettagli operativi, che precedono l'operazione

§. III. Aneurisma spurio all'arteria brachiale

§. IV. Operazione dell'aneurisma vero, nel caso, in cui non si può legare l'arteria al disopra del tumore

§. V.

§. I. Considerazioni generali

§. II. Del trattamento, Mezzi interni, Mezzi esterni, Resipola biliosa da causa interna, Resipola in seguito di piaga




Sei esemplari legati in mezza pergamena ospitanti la prestigiosa opera medico-chirurgica del celebre prof.re e chirurgo Pierre Joseph Desault, completata e redatta post-mortem dall'altrettanto celebre anatomista e patologo, pionere e padre della moderna istologia, nonché suo più stimato allievo, Xavier Bichat, nella sua prima edizione italiana, stampata presso Guglielmo Piatti a Firenze nel 1802.

Intitolata “Opere chirurgiche ossia Esposizione della dottrina e della pratica di P.G. Desault ad opera di Sav. Bichat (...)”, l'edizione si rifà alla seconda edizione ampliata e corretta francese, pubblicata a Parigi nel 1801, dopo una prima pubblicazione del 1798, intitolata “Oeuvres chirurgicales de P.J. Desault, chirurgien en chef du grand hospice d'Humanité, ci-devant Hôtel-Dieu de Paris (...)”, di soli 2 volumi.


Qui presenti sei dei sette tomi che la compongono (con l'ultimo volume, il sesto, divisio in due tomi), ovvero assente il terzo volume. Tuttavia l'opera rimane provvista di tutte le nove tavole chirurgiche che la corredano, distribuite secondo l'ordine originale. Altresì, si segnala la mancanza delle prime due carte preliminari nel IV volume, ovvero del frontespizio e dell'indice.


La fama di Desault raggiunse il suo apice a partire dal 1784, anno in cui si trasferì all'Hôtel-Dieu di Parigi, e da qui intraprendere importanti esperimenti di educazione chirurgica dell'ancien regime. A seguito di un vasto e rapido contributo nel campo dell'innovazione tecnica e teorica, nel giro di pochi anni fu riconosciuto come uno dei principali chirurghi del paese e d'Europa: la scuola clinica di chirurgia da lui istituita all'Hôtel-Dieu attirò un gran numero di studenti non solo da ogni parte della Francia (Pierre Bouchet di Lione, o il medico-botanico François André Michaux di Versailles), ma un pubblico di centinaia di persone che ghermiva regolarmente le sue aule e operazioni pubbliche provenienti da tutta Europa. L'Istituzione di clinica pratica fu elogiata anche dal suo più illustre allievo, Xavier Bichat, dove anche lui eserciterà la professione, e ne terminerà l'opera omnia di Desault, descrivendola nella prefazione “come la migliore scuola chirurgica d'Europa” dell'epoca.

L'importanza e l'impatto di Desault nella disciplina chirurgica risulta notevole, dal momento che introdusse una serie di miglioramenti nella teoria e nella pratica della chirurgia, così come nella costruzione di innovativi strumenti chirurgici e medicamenti post-operatori, non solo in ambito civile, ma anche in quello militare, ingegnando pinze, bisturi e medicamenti che verranno poi impiegati anche nei campi di battaglia durante i conflitti europei e successivamente Napoleonici, soprattutto a seguito dell'intensivo utilizzo del piombo, delle baionette e delle armi da fuoco a partire dall'ultimo quarto del '700 (inizialmente esercitò nell'ospedale militare di Belfort). Ad esempio, fu tra i primi ad aver fatto uso della gomma elastica nelle operazioni chirurgiche, o ad aver sperimentato un nuovo tipo di operazione per la cura degli aneurismi delle arterie principali.

Ad oggi, ricorrente è richiamare con il suo nome una particolare medicazione e relativa tecnica post-operatoria e/o post-traumatica al braccio e/o alla spalla, il Tutore Desault: un dispositivo medico utilizzato quando la spalla necessita di essere stabilizzata, riprendendo proprio la tecnica del bendaggio “desault”, utilizzato sempre per l’immobilizzazione della spalla, e che lo trasforma in un pratico dispositivo capace di offrire una tenuta solida e un fissaggio di spalla e braccio. La prima delle nove tavole chirurgiche è proprio dedicata al bendaggio idealizzato da Desault.


Nel 1791, sulla scia illuministica delle Quæstio medicæ universitarie, fondò il “Journal de chirurgerie”, la prima rivista scientifica di chirurgia, editata dai suoi stessi allievi, che raccoglieva i casi più interessanti accaduti nella sua scuola clinica, con le osservazioni che aveva fatto su di essi nel corso delle sue lezioni. Medico personale della corte reale e di Luigi XVII, proprio durante una chiamata per una visita al sovrano afflitto da una grave malattia, morì poco prima di poterlo visitare; ciò comunque non tolse che alla vedova fu accordata dalla Repubblica una pensione perpetua e una celebrazione funebre di tutto rispetto, nonostante alcuni problemi giudiziari avuti nel frattempo con i Giacobini e con la casta medica della capitale.



Quanto all'opera, possiamo citare l'articolo della “Gazzetta universale: o sino Notizie istoriche, politiche, di scienze, arti, agricoltura”, una rivista divulgativa e informativa del 1802, che così la si segnala e la si descrive:


«Sone usciti i primi tre Volumi [dell'opera] e si trovano in Firenze presso Guglielmo Piatti. Mentre il nome di Desault risuonava con lode somma per tutta l'Europa, mentre il Giornale di Chirurgia, ed il Trattato sulle malattie delle vie urinarie lo avevano reso immortale, mancava agli studiosi dell'arte salutare un corso completo di Chirurgia, dal quale si i potessero apprendere in tutta estensione i principi della di lui pratica. Desault non aveva pubblicato il suo corso, e questo era un gran vuoto per chi non aveva la fortuna di poter profittare delle sue istruzioni. Sav. Bichart, allievo particolarmente benaffetto a questo grand'Uomo, ed illustre Medico aggiunto nel predeso Spedale, per riconoscenza insieme al suo stimabile maestro, per bene dell'umanità, circa 4 anni sono tentò di riempirlo. Espose egli perciò la Dottrina di Desault, raccogliendo ordinatamente in due volumi quinto di lui proprio trovavasi sparso nel suo Giornale, nelli scritti, e nelli appunti dei suoi scolari. Quest'opera stessa, rivista dal suo compilatore, fu nuovamente impressa nell'anno scorso e questa edizione appunto è stata fatta una stimabile traduzione da un Professore di questa Città, conosciuto abbastanza pe' suoi talenti e pe suoi scritti.

Tutta opera adunque sarà pubblicata in 6. volumi corredata delle più interessanti notizie sulla vita di Desault, del di lui Ritratto, a di dodici tavole in rame [poi ridotte a 9] esponenti i di lui metodi più interessanti, e più novi. Il prezzo di ogni volume, legato in Brochure, sarà di due paoli a mezzo pei Sigg. Associati, che favoriranno di darsi in nota dopo la pubblicazione dei primi tre volumi, riguardanti le Malattie delle parti dure, che oggi vedon la luce, e che saranno rapidamente seguiti dalla più sollecita pubblicazione degli altri tre contenenti le Malattie delle parti molli.

L'Elogio dell'opera viene abbastanza formato dal nome del benemerito compilatore, che l'ha distesa, ma molto più dal nome di di Desault, che gli ha somministrati i materiali. Matematico illustre come egli era, profittò di quei lumi, dei quali forse nessun altro Chirurgo a si è potuto precisare, applicandoli specialmente alla cura delle malattie delle parti dure, che sono il suo capo d'opera; tutto calcolando, tutto analizzando a confronto dei metodi conosciuti, con una semplicità, ed una aggiustatezza, che sorprende, e persuade. L'oggetto del Compilatore è stato adunque quello di aggiungere a quanto vi era innanzi di scritto, cio che non lo era stato fin qui. Nulla avvi perciò da rigettare, poco da trovare negli altri libri di simile; ed ecco ciò, che ne forma l'interesse primario, ed un pregio inestimabile, e che fa sperare l'aggradimento dei dotti».



Quanto a Marie Franois Xavier Bichat, co-autore e curatore dell'opera, fama ed importanza nel campo medico sono date innanzitutto dal concepimento dell'importante nozione che gli organi sono composti di tessuti semplici e che l'alterazione morbosa subita da uno specifico tessuto è la stessa in qualsiasi organo si manifesti. Bichat riconobbe il suo debito verso Pinel nel “Traité des membranes en génral et de diverses membranes en particulier” (1800), esprimendo l'opinione che la patologia doveva essere fondata non sulle situazioni topografiche degli organi, ma sulla struttura delle membrane (ossia i tessuti che costituiscono gli organi), indipendentemente dalla ubicazione di esse nell'organismo, e affermando nella sua “Anatomie générale, applique la physiologie et la médecine” (1801) che “più si osserveranno le malattie e più si apriranno cadaveri, più ci si convincerà della necessità di considerare le malattie locali non dal punto di vista degli organi composti, che raramente sono colpiti nella loro totalità, ma dal punto di vista dei loro differenti tessuti, che sono quasi sempre colpiti isolatamente” (cfr. I, p. LXXXVIII).

Tale dottrina dei tessuti trovò precisa formulazione soltanto per opera di Bichat, la quale troverà posto anche nell'esposizione delle parti molle nell'Opera Chirurgica di Desault. Per queste ragioni possiamo considerarlo il Padre dell'Istologia e della moderna anatomia patologica. Ancora oggi prendono il suo nome il corpo adiposo o bolla di Bichat: la masserella di tessuto grasso, particolarmente sviluppata nei bambini, situata nello spessore muscolare della guancia; la fenditura o fessura cerebrale di Bichat, il profondo solco impari alla base del cervello, attraverso cui la pia madre penetra nella massa emisferica.

A Bichat è stata dedicata anche una statua, posta nel cortile d'onore dell'Università René Descartes, in Rue de l'École de Médecine, 12, a Parigi, ad opera del celebre scultore David D'Angers nel 1857, grazie all'impegno dei membri del "Congrès Médical de France" che si era svolto a Parigi nel 1845.


Nato a Thoirette-en-Bresse nell'anno in cui moriva Morgagni, Bichat studiò dapprima a Lione presso il chirurgo Marc Antoine Petit, poi a Parigi, dove si legò a Desault, completandone e pubblicandone l'opera omnia dopo la morte. La formazione chirurgica di Bichat si riflette costantemente nei suoi lavori anatomici, nelle tecniche sperimentali istituite nell'animale e in numerose deduzioni pratiche. Egli si dedicò poi allo studio e all'insegnamento della medicina, dell'anatomia, della fisiologia e della patologia, concentrando tutte le sue energie nello studio del meccanismo della vita umana, nonostante una morte prematura avvenuta a trent'anni.

Empirismo, genio, metodologia e sperimentazione clinica sono alla base non sono del suo lavoro ma, per sua stessa ammissione, sono posti alla base della medicina e chirurgia in sé: una triplice e sinergica eredità di stampo illuministico ed enciclopedico dello stesso Desault. Fondamenti che vengono ben descritti nella stessa nota introduttiva di Bichat nelle Opere Chirurgiche e che si riporta in toto:


«Dopo la morte di Desault io ho riunito con un certo metodo gli elementi della sua dottrina, sparsi sino allora nei suoi giornali, negli scritti, o nella memoria dei suoi allievi; e ne feci alla fine un'opera, che fu pubblicata due anni e mezzo addietro. Quasi fin dal principio dei miei studj riguardanti l'arte salutare, io debbo a quest'uomo celebre tutta la mia educazione chirurgica, essendo stato sempre presso di lui. Quest'opera fu in conseguenza un tributo della mia riconoscenza. Il pubblico l'accolse con quell' interesse, che esigevano le scoperte, che vi erano esposte; ed applaudì al motivo, che mi aveva impegnato a compilarla. Essendo ormai esaurita questa prima edizione, eccone una nuova, in cui si troveranno diverse aggiunte; alcune delle quale appartengono ai lavori di Desault, altre sono mie proprie. Queste sarebbero state più numerose, se io avessi continuata la carriera, in cui mi era da principio impegnato. Ma datomi da qualche tempo allo studio della medicina, dipoi alla pratica delli spedali, non ho dovuto considerare la chirurgia in appresso, che come una base essenziale di tutte le mediche cognizioni, che come un mezzo importante d'analogia in una folla di casi difficili, e come una guida, senza la quale il medico camminerebbe sovente all'azzardo. Ella ha in sostanza cessato di essere l'oggetto speciale delle mie ricerche. Tali sono i ristretti limiti dello spirito umano, che può l'uomo vedere nel tempo medesimo tutti insieme diversi oggetti; ma non potrà in effetto arrivare a toccarli tutti simultaneamente: e la medicina pel Chirurgo, come la chirurgia pel Medico, non saranno giammai che la prima delle scienze accessorie. Questa fu l'opinione costante di Desault, che sarebbe stato senza di questa meno grande chirurgho; e per cui egli avrebbe poco più brillato nelle scienze vicine alla sua. Ma che sono certi efimeri raggi di luce, che un medesimo nome getta nel tempo stesso da tre o quattro lati? La loro somma non vale quanto lo splendor di colui, le ricerche del quale sono state sempre fissate sopra un medesimo oggetto. L'educazione medica di oggigiorno è appoggiata all'esperienza acquistata del passato, ed al resultato ancor poco conosciuto del presente. Il passato ci offre una lista immensa di uomini, che divennero esclusivamente celebri in una parte, ed uno o due si distinsero in molte: aspettiamo ciò, che sarà per mostrarci l'avvenire. Cosa abbiamo noi finalmente da opporre all'esperienza passata? Delle idee filosofiche. Due cose son necessarie per fare un gran chirurgo: il genio, e l'esperienza. Una gli segna il cammino, l'altra lo rettifica; e tutte due si prestano ben amchievoli ajuti per formarlo. Senza l'esperienza, il genio sarebbe inutilmente fecondo; senza il genio, l'esperienza non gli offrirebbe che una sterile superiorità. Pochi chirurghi riunirono questa doppia risorsa nell'ingrandimento dell'arte loro. L'impiego di Boudou mancava a Petit; il talento di Petit mancava a Boudeau. Tutto ciò toccò in sorte a Desault: egli trovò in se stesso i mezzi, ed attorno a se le occasioni. La natura lo fece; le circostanze lo formarono. Egli ebbe dei grandi teatri per spiegare dei grandi talenti, dei campi fertili per seminare le sue scoperte; ed ogni anno l'entusiasmo di 400 scolari per pubblicarle.

Potremo stupirci dopo di ciò, che la sua dottrina abbia così rapidamente percorso il mondo chirurgico, e che, passeggiando nel nascere su tutti gli antichi metodi, sia essa venuta si presto a fermarsi sulle loro ruine, quasi obliate di già. Paragonate in effetto la chirurgia, che si legge nei libri, con quella che s'impara al presente nei corsi dei suoi scolari, e vedrete qual sia la differenza. Gli scritti i più moderni sono invecchiati già da 10 anni. I trattati pubblicati alla fine di questo secolo ci fanno ritornare indietro alla sua metà riguardo ai progressi della scienza. Io gli paragono a delle piramidi metodicamente costrutte con dei materiali confusamente sparsi in tutti gli autori, ma delle quali la punta troncata resta a terminarsi. I lavori di Desault avrebbero dovuto rappresentare questa punta. E perchè non la forman'eglino? Questo è un vuoto da riempire; ed a noi bisognava ancora un libro di chirurgia.

Tale è lo stato attuale di quest'arte, che l'erudizione vi si rende oramai superflua. Tutto è finito per questa parte. Cento penne ricopiano ogni giorno ciocchè cinquanta avevano già scritto avanti di loro, copiando elleno stesse da 20 altre. Cercate voi nei nostri moderni un punto di pratica? Non sperate di trovarlo senza avere scorso con pena 10 pagine, nelle quali sia scritto ciò, che più non si fa, per giungere a trovar 10 versi di ciò, che si deve fare. Dovunque le forme moltiplicano, ed il fondo rimane il medesimo. Non ve ne maravigliate; le une appartengono all'uomo volgare, l'altro è l'attributo dell'uomo di genio.

Sotto questo rapporto un corso completo d'operazioni, e di malattie delle ossa, era divenuto inutile. Bastava aggiungere a ciò, che era scritto, ciò che non lo era ancora; questo è quello, che io ho fatto in quest'opera.

Ciaschedun soggetto non è veramente trattato in tutta la sua estensione. Perchè aggiungere a un libro, ciocchè in molti è di già troppo abbondante! Voi troverete seminati dovunque i principj generali: ma non cercate qui che quanto appartiene a Desault. Questa è la punta della piramide, di cui io ho detto, che i nostri ultimi trattati di operazioni rappresentavano la base. Unite l'una alle altre, ed avrete l'insieme delle scoperte fatte fino a questo giorno.

L'ordine delle materie divide quest'opera in due parti; la prima consacrata alle malattie delle ossa, l'altra a quelle delle parti molli. La prima offre l'insieme dei lavori di Desault su questa branca dell'arte, quella che egli ha sopra tutto arricchito. E la seconda egualmente completa; ed io spero, che i numerosi scolari di quest'uomo, sempre celebre in chirurgia, non vi troveranno omessa cosa alcuna di quello, che avranno sentito nelle di lui lezioni».



(Si rimanda alle Note e alle Condizioni per maggiori informazioni sugli esemplari qui venduti. A Cenni Storici per l'opera e gli autori in sé)




CENNI STORICI E BIBLIOGRAFICI a cura di Luca Lippoli, con i contributi del Prof.re Giuseppe Ongaro


La prima edizione delle “Ricerche Chirurgiche” venne pubblicata ancora nel secolo XVIII, nel 1798, ed uscì suddivisa in 2 volumi. La suddivisione si presentava allo stesso modo, due macro aeree:



Inalterato il numero di tavole, nove, i volumi costituivano una trattazione di 950 pagine circa. Ma come affermato da Bichat, l'opera venne presto esaurita, nonostante un'incessante richiesta. Questo portò alla necessità di stampare una seconda edizione, ma nel frattempo l'autore nell'arco dei tre anni diede alle stampe altre 3 opere che segnarono un punto di svolta nella medicina patologica e nell'Istologia embrionale, nonché nella mole e trattazione delle “Ricerche Chirurgiche”. Se rimane invariata la suddivisione dei due campi, ben diversa risulta essere la mole, con un aumento di oltre il 30% delle pagine nella seconda edizione, e soprattutto l'inglobamento delle nuove posizioni e trattazioni di Bichat sul campo istologico e patologico. Questo portò ad una duplicazione dei volumi, che nell'edizione francese passarono da due a quattro.


Se il metodo analitico condillachiano era già stato applicato alle scienze naturali (per esempio dal ginevrino Jean Senebier) tuttavia fu Pinel, di cui Bichat fu allievo, il primo ad applicare l'analisi allo studio delle malattie. Egli riteneva che il metodo analitico consentisse di riconoscere le malattie “primitive” che con le loro diverse combinazioni ne formavano molte altre, e di distribuirle secondo “affinità” tratte dal carattere particolare dei loro sintomi o dalla struttura organica delle parti colpite. Queste “malattie primitive” (o malattie semplici) isolabili tramite l'analisi costituivano gli elementi dell'esperienza clinica e anatomo-patologica corrispondenti alle “idee semplici” di Condillac. Pinel ne isolò cinque e ne fece le “classi” cardinali del suo sistema nosotassico: la febbre, l'infiammazione, l'emorragia, la neurosi e la malattia linfatica. Ogni classe era divisa in “ordini”, ognuno dei quali si divideva in “generi” e in “specie morbose”. Oltre la specie, primo gradino dell'astrazione nosografica, non esistevano altro che casi individuali.

L'impulso esercitato dall'uso fatto da Pinel del concetto di analisi risultò molto fecondo e produttivo per Bichat: la dottrina dei tessuti sviluppata dal suo allievo, compiutamente nella sua “Anatomie generale” uscita nel 1801,  tratta separatamente ognuno dei “sistemi semplici' (ossia i tessuti) che con le loro diverse combinazioni formano gli organi. Bichat distinse ventuno tessuti semplici, o elementari, sette generali o diffusi (cellulare o connettivo, nervoso della vita animale, nervoso della vita organica, arterioso, venoso, esalante, assorbente o linfatico) e quattordici particolari o localizzati (osseo, midollare, cartilagineo, fibroso, fibrocartilagineo, muscolare della vita animale, muscolare della vita organica, mucoso, sieroso, sinoviale, ghiandolare, dermoide, epidermoide e pilifero).

Se il termine “istologia” venne coniato nel 1844 da Richard Owen (1804-1892) e comprendeva l'esame microscopico, quella di Bichat è fondata squisitamente in forma macroscopica, dacché egli non utilizzò il microscopio composto, negandone ancora l'attendibilità scientifica a causa delle immagini illusorie che rendevano tanto ambiguo tale strumento. Ed in effetti, soltanto verso la metà del XIX sec. questo strumento subì perfezionamenti tali da renderlo utile nella ricerca, con l'introduzione degli obiettivi acromatici e del sistema a immersione prima, e poi del condensatore. Perciò Bichat procedeva mediante una minuta dissezione degli organi, o sistemi composti, fino a ottenere frammenti di aspetto omogeneo, che quindi sottoponeva a vari trattamenti (essiccazione, putrefazione, macerazione, bollitura, cottura), all'azione di acidi e di alcali, ecc., allo scopo di definire con precisione le caratteristiche di ogni tessuto organizzato. Se il comportamento di questi frammenti era analogo nelle varie prove, Bichat concludeva che essi erano costituiti dallo stesso tessuto, nonostante provenissero da parti anatomicamente distinte. Un tessuto quindi era definito dalla omogeneità e dalla costanza del suo aspetto esteriore, in qualsiasi condizione di osservazione, indipendentemente dagli organi da cui proveniva e dai trattamenti cui era stato sottoposto.

Secondo Bichat, i tessuti sono caratterizzati dalla forma in cui si presentano, dall'organizzazione o costituzione interna (colore, spessore, durezza, densità, resistenza, ecc.), dallo sviluppo embriologico (peraltro da lui non approfondito) e dalle loro proprietà, le quali possono essere “proprietà del tessuto” e “proprietà vitali”. Le “proprietà del tessuto” estensibili alla trazione e contratti spontanea dipendono dall'organizzazione materiale e sono conservate dopo la morte; le “proprietà vitali” contrattilità e sensibilità organica, contrattilità e sensibilità animale non sono sottoposte alle leggi fisiche e sono espressione della differenza che la “forza vitale” dell'individuo adotta in ogni tessuto. In conclusione, il tessuto è considerato l'unità morfologica e funzionale dell'organismo vivente. Dal punto di vista morfologico, gli organi sono combinazioni di un certo numero di tessuti elementari diversi, mentre sotto il profilo fisiologico la funzione propria di ogni organo il risultato della combinazione delle proprietà vitali dei tessuti che lo compongono.


Empirismo, classificazione, analisi, metodologia e strutturalismo funzionale, caratteristiche che si riscontrano nella concezione illuministica della seconda metà del '700, e che si riflettono nell'organizzazione e nella struttura stessa delle “Ricerche Chirurgiche”. Dopo una prima macro-divisione delle due aree, l'opera è divisa in 5 sezioni e tematiche:



Come osservabile dall'indice sopra inserito, ogni tema viene successivamente trattato secondo una fissa ripartizione schematica e metodologica della medicina in quanto scienza, fissando innanzitutto in paragrafi delle “§. I. Considerazioni generali” sull'argomento, per poi tratteggiare “§. II. Delle varietà e delle cause”, poi

§. III. Dei segni”, ovvero le manifestazioni più tipiche, per poi delineare “§. IV. Del prognostico”, ovvero la prognosi, e concludere a seconda dei casi con “§. V. “Della Cura”, ovvero il trattamento chirurgico, la metodologia ed eventualmente l'attrezzatura chirurgica da impiegare.

Allo stesso tempo, l'opera presenta 4 classificazioni nell'esposizione degli argomenti:



Tali classificazioni ci permettono di intuire innanzitutto la natura e l'origine del materiale impiegato per la trattazione, ovvero se si tratta di appunti e testimonianze su Desault (La memoria), quali ad esempio il racconto di alcuni interventi e casi celebri; oppure l'impiego di una fonte scritta o formulata da uno dei due autori, o esterna e di normale uso per la nomenclatura, definizione e descrizione delle malattie più comuni (L'articolo); oppure considerazioni provenienti dallo stesso Bichat e Desault su alcuni risultati ottenuti nell'esperienza passata (L'osservazione e L'avvertimento).

Ne consegue che nonostante gli intenti iniziali di redigere un'opera dedicata prettamente all'operato chirurgico di Desault, questa finisce per essere un'opera nella quale viene riportato anche la conoscenza di Bichat e la sua nuova prospettiva, che defluiscono con equilibrio nel pragmatismo pratico di Desault, tra interventi e nuove attrezzature chirurgiche.


Come abbiamo anticipato, secondo Bichat i tessuti differiscono fra loro per le proprietà vitali, con ogni tessuto diverso anche dal punto di vista patologico, perché le malattie non sono altro che alterazioni delle sue proprietà vitali. La diversità dei tessuti è alla base della diversità dei sintomi e della durata delle malattie. Pertanto, l'anatomia generale avrebbe dovuto portare a una nuova anatomia patologica, capace di sostituire l'ordine descrittivo generale, adottato dopo Morgagni, con la descrizione delle alterazioni comuni a ogni sistema elementare, e ciò a ogni tessuto:


«La medicina avrà diritto a far parte delle scienze esatte, quando la diagnosi delle malattie, quando dovunque alla rigorosa osservazione del malato si sar unito l'esame delle alterazioni a carico degli organi. Che cosa l'osservazione clinica se si ignora dove ha sede il male? Aprite qualche cadavere, vedrete subito scomparire l'oscurità che non sarebbe mai stata dissipata dalla sola osservazione» (cfr. Bichat, Anatomie generale, I, p. XCIX).


Soltanto in questo modo, secondo Bichat, sarebbe stato possibile stabilire una relazione certa e sicura tra l'osservazione clinica e le lesioni scoperte con l'autopsia. I sintomi clinici e il loro ordinamento in entità morbose dovevano dunque essere subordinati alla conoscenza della lesione anatomica che li determinava; con il risultato di una nuova scuola anatomo-clinica francese mosse dalla prospettiva di Bichat e dell'operato di Desault. Tuttavia, il vitalismo sperimentale di Bichat che si compendia nella famosa sentenza "La vita è l'insieme delle funzioni che resistono alla morte", con cui iniziano le sue “Recherches physiologiques sur la vie et la mort” (1800), viene qui mitigato dall'esigenza che qualsiasi intervento chirurgico è volto alla cura presente del paziente, e non prettamente ad un'indagine sperimentale sul cadavere per una cura futura. Non è la chirurgia ad essere piegata alle finalità sperimentali e teoriche, ma è la chirurgia che si arma di una scrupolosa conoscenza per permettere all'insieme delle funzioni, l'essere umano, di resistere alla morte; ed è probabilmente questo il maggior contributo tacito ma onnipresente lasciatoci da Desault e custodito nelle sue “Ricerche Chirurgiche”.



Pierre Joseph Desault nacque in un piccolo borgo francese, ultimo di cinque figli di una modesta famiglia di agricoltori. Dopo aver completato gli studi presso una scuola gesuitica, divenne apprendista prima presso un barbiere-chirurgo, in seguito esercitò la professione di chirurgo per tre anni all'ospedale militare vicino Belfort. Intorno alla metà degli anni '60 del '700, si trasferì a Parigi, dove frequentò i corsi del Collegio di Chirurgia e al tempo stesso tenne alcune lezioni private di dissezione anatomica. Tali lezioni ottennero un discreto successo, tanto da fargli ottenere la protezione di alcuni chirurghi vicini agli ambienti della corona francese e gli furono assegnati diversi incarichi all'École Pratique e all'Ospizio, due nuove istituzioni connesse al Collegio di Chirurgia, insegnandovi per oltre sei anni al fianco di Franois Chopart.

Nel 1782 fu nominato primario di chirurgia all'Hospital de la Charité, il secondo ospedale più famoso di Parigi dopo l'Hôtel-Dieu, del quale divenne primario a partire dal 1786. Ma in quegli anni, il crescente spirito illuministico francese attaccò anche le istituzioni ospedaliere, compresa l'Hôtel-Dieu di Desault, oggetto di critica prima da parte di Denis Diderot, poi dell'Accademia delle Scienze. Ma le critiche più ingiuriose gli vennero mosse da Jacques Tenon, il quale nel suo “Memoires sur le hopitaux de Paris” (1788) descrisse gli orrori della chirurgia del tempo, in particolare la consuetudine di programmare ed effettuare le operazioni chirurgiche in mezzo agli altri infermi, i quali così facendo erano costretti ad assistere alla scena e a sentire le sofferenze degli operati in attesa del proprio turno.


Desault si dimostrò sensibile alla causa e spostò le operazioni più complicate dalla corsia d'ospedale ad un nuovo anfiteatro appena edificato. Sebbene gli importasse delle condizioni igieniche dei suoi pazienti, il suo scopo era principalmente educativo: all'interno dell'anfiteatro gli studenti potevano assistere alle operazioni da lui condotte, e ciò rappresentò una grande innovazione nel metodo dell'insegnamento chirurgico. Desault divenne una figura capace di dare inizio ad una moltitudine di nuovi metodi di istruzione all'interno dell'ospedale: un metodo che nell'arco di quattro anni formò più chirurghi veri di quanti ce ne fossero stati nella stessa Parigi in tutto il secolo precedente, i quali, con licenza, risultavano essere veri e freddi macellai. Inoltre, a differenza dei suoi predecessori, che erano soliti tenere una trentina di ore di lezione all'anno, Desault tenne quattro ore di lezione pratica al giorno per tutto l'anno. Il suo impegno era tale al punto da fargli trascorrere l'intera giornata all'ospedale, insegnando e operando pazienti indigenti sino a costringerlo a trascorrere le stesse notti nella clinica Parigina.

Desault morì che non pubblicò alcuna opera in vita, ma le sue lezioni vennero puntualmente trascritte dai suoi studenti e pubblicate nella rivista chirurgica da lui fondata, la prima di rivista specializzata nel settore, il Journal de chirurgie del 1791.


All'ulteriore evolversi della Rivoluzione francese, Desault entrò in conflitto con i radicali Giacobini. Nel 1792, a seguito del massacro del 10 agosto, fu accusato di non aver curato i feriti delle agitazioni, un pretesto dovuto al fatto che negli stessi anni ricoprì la carica di medico di corte e personale di Luigi XVII e il suo talento, unito alla sua fama, gli portò le gelosie di un buon numero di colleghi. A sua difesa, centinaia di studenti e suoi pazienti, che durante le rivolte vennero effettivamente curati, firmarono una petizione ed egli riuscì a salvarsi dalla forca con solo un ammonimento. Tuttavia, l'anno successivo, i gendarmi repubblicani accerchiarono l'ospedale nel mezzo di una lezione e lo arrestarono. Fu rilasciato poco più avanti, solo grazie alle sue influenti conoscenze reali.

Nel 1795, all'età di cinquantasette anni, morì per una febbre (infezione), sebbene circolasse la voce che fosse stato avvelenato, ma l'autopsia effettuata sul suo cadavere ad opera di Bichat non fornì alcun supporto a questa teoria.



Marie François Xavier Bichat nacque a Thoirette il 14 novembre 1771, figlio di Jean Baptiste Bichat, dottore della facoltà di Medicina e Chirurgia di Montpellier, e che esercitò la professione prevalentemente a Poncin sostituendo suo zio, e di Jeanne Rose Bichat, cugina del padre nonché figlia dello zio.

Xavier Bichat pure trascorse la sua infanzia a Poncin, ricevendo una buona istruzione, risultando già portato verso la dissezione animali, tanto da essere chiamato “le terreur des chats” (il terrore dei gatti).

Nel 1782 entrò al collegio dei Josephites a Nantua, di stampo gesuita; mentre nel 1790 al seminario di Sant’Ireneo di Lione, che offriva ai suoi studenti di filosofia anche una buona formazione nelle materie scientifiche (matematica, chimica, fisica e storia naturale). Qui poté inoltre dedicarsi allo studio di CartesioNewton e Condillac, oltre che tenersi aggiornato sull'attualità scientifica con i lavori di Lavoisier, di Nollet e di Buffon.

Nel 1791 iniziò a studiare medicina all'Hôtel-Dieu di Lione al servizio del professore Marc Antoine Petit, uno dei primi a sostenere l'importanza delle conoscenze sia mediche che chirurgiche per esercitare entrambe le professioni. Si affacciò dunque all'anatomia, all'assistere alle prime dissezioni di cadaveri umani ed entrare in contatto con un gran numero di malati, a quel tempo addirittura superiore alla capienza dell'ospedale, a causa della fame e delle sommosse che stavano devastando il Paese.

Sempre nel 1791, ricevette l'ordine di arruolarsi nella Guardia Nazionale e fu così costretto a conciliare gli impegni di polizia cittadina con quelli medici.

Terminato il servizio proseguì gli studi di chirurgia all'Hospice d'Humanité di Bourg-en-Bresse come allievo del primario Claude Buget. Bichat non trovò un ambiente adatto al proseguimento dei suoi studi medici, ma poté perfezionare la sua tecnica operatoria grazie alle numerose autopsie concessegli da Buget, e qui conobbe Anthelme Récamier. Fu licenziato il 19 febbraio 1794, probabilmente a causa dell'assunzione di altri quattro medici per aumentare l'intero personale ospedaliero.

Partì allora per Parigi, dove alloggiò prima da suo zio Louis Buisson ed in seguito, a partire dal 27 luglio 1794, presso la dimora Desault, il quale gli poté offrire nuove prospettive grazie ai suoi numerosi studi sulle strutture e sulle grandezze delle varie componenti anatomiche e, soprattutto, sulle relazioni che si instaurano tra gli organi stessi. Inoltre la loro convivenza diede a Bichat la possibilità di ricevere vari incarichi (come, ad esempio, quello di chirurgo di guardia presso un famoso mecenate parigino paziente di Desault), di lavorare nello stesso cabinet del professore, di iniziare ad operare all'Hôtel Dieu e di dare, già da giovanissimo, lezioni ad altrettanti giovani studenti di medicina.

Presso la famiglia Desault, Bichat conobbe alcuni tra i più importanti medici dell'epoca, tra i quali Corvisart, Lepreux, Chopart, Pinel e Cabanis. Tutto ciò durò fino al giugno 1795, ovvero alla morte di Desault.

Madame Desault continuò ad ospitarlo e l'aiutò a completare la pubblicazione di tutti gli studi e le osservazioni del professore nonché suo marito, con alcune bozze rimaste arretrate già dal 1792, nel "Journal de Chirurgie" da lui stesso fondato.

Tuttavia la sua morte costrinse Bichat a trovare anche un altro lavoro e, su consiglio di Corvisart, aprì nel 1794 un laboratorio di anatomia e fisiologia a Rue des Gres. Già dai primi tempi ebbe un gran numero di studenti ed egli improntò il suo metodo d'insegnamento su quello di Desault, aggiungendo che:


«Tre qualità sono indispensabili a chi vuole insegnare l’anatomia e qualsiasi altro ramo dell’arte medica o chirurgica: avere delle conoscenze scientifiche estese e salde, saper usare chiarezza per comunicarle e soprattutto guadagnarsi l’affetto e la stima dei propri allievi» (cfr. Bichat, la vie fulgurante d'un génie, 1989).


Durante le dissezioni al laboratorio Bichat ci teneva a sottolineare, oltre all'aspetto fisiologico e morfologico degli organi presi in esame, anche l'importanza dei rapporti e dei legami che vi sono fra i vari, aspetto che si ritroverà in seguito nei suoi scritti.

Benché il successo delle sue lezioni non smise di portare sempre nuovi allievi, egli non poté trarne grande profitto e, a causa della scarsa igiene del laboratorio e del gran numero di cadaveri utilizzati, al punto che le sue condizioni di salute cominciarono ad aggravarsi. Tuttavia la salute cagionevole non fu d'impedimento al nuovo progetto di Bichat: la Société Médicale de Paris, detta anche Societé d'emulation, descritta da lui stesso come:


«un’associazione poco numerosa dove le riunioni, dedicate solo a discussioni verbali, possano offrire il vantaggio di trovare nelle menti dei confratelli un metodo d’insegnamento, nei loro successi un motivo di emulazione, nella loro amicizia una gioia in mezzo alle numerose privazioni che la Medicina impone a coloro che la coltivano» (cfr. Bichat, la vie fulgurante d'un génie, 1989).


Tutta questa serie di impegni indebolirono ancora di più la salute di Bichat, arrivando a gravi episodi di emottisi e obbligandolo ad un periodo di convalescenza, dopo il quale cominciò a pubblicare i risultati dei suoi studi, tra i quali ricordiamo: Trattato delle membrane (1799), Ricerche fisiologiche sulla vita e sulla morte (1801) e Anatomia generale (1801).


A partire dal 1801, dopo il successo de le “Ricerche fisiologiche sulla vita e sulla morte”, ottenne il posto di medico-expectant al “Grand Hospice de l'Humanité”, al servizio primario di chirurgia Le Preux. Questo fu l'unico titolo che gli venne ufficialmente riconosciuto nel corso di tutta la sua professione: l'anno successivo le sue condizioni fisiche peggiorarono e nella notte del 22 luglio 1802, a Parigi,  morì. Fu inizialmente sepolto presso il Cimitero di Sainte-Catherine, poi, con la chiusura di esso, la salma venne trasferita al cimitero di Père-Lachaise.


Circa un mese dopo Corvisart scrisse a Napoleone:


«Bichat è morto a trent’anni; è caduto su un campo di battaglia che esige anch’esso coraggio e che conta numerose vittime. Egli ha ampliato la scienza medica; nessun altro alla sua età ha fatto così tante cose e così bene» (cfr. Bichat, la vie fulgurante d'un génie, 1989).




Fonti



CONDIZIONI

Le condizioni complessive risultano buone (nei limiti del contesto e del buonsenso)


Sei volumi legati in mezza pergamena con angoli, con pellame complessivamente integro, ma non esente da segni di tempo ed ubicazione passata.

Piatti cartonati rigidi, rivestiti in carta di decoro con temi floreali a tonalità beige e verde. Presenti alcuni segni di tempo ed ubicazione, come piccoli aloni di umidità, piccole lacerazioni/escoriazioni, occasionali graffi superficiali e lasciti di polvere sedimentata. Nel complesso, si preserva comunque l'integrità, solidità ed estetica dei volumi su ambo i lati (Cfr. Foto 2).


Coste piane ed integre. Tasselli in composito beige, con titolature leggermente spente, incise sempre in oro e recanti il titolo e il n° del tomo, sono presenti in tutti i volumi eccetto uno, che ne risulta per ¾ privo. Le condizioni di questi, complessivamente, sono discrete, non privi cioè di alcune mancanze  o compromissioni di leggera entità. Salvo alcune fisiologiche leggere rughe emerse a seguito della consultazione (apertura), su queste non si segnala alcun evidente segno di usura o compromissione, se non occasionale lavorio di tarlo alla testa di qualche tomo. Cerniere altresì robuste e prive di punti lisi. Cuffie e capitelli integri e funzionali (Cfr. Foto 1 e 2). Tagli spruzzati in rosso complessivamente in ottimo stato di preservazione, asciutti e ben tonali (Cfr. Foto 3).


Gli interni risultano essere in buono stato di preservazione. Contropiatti e Guardie complessivamente asciutti e bianchi, integri ma occasionalmente segnati da piccoli lasciti e da arrossature passate, oltre che da piccolo e occasionale lavorio d'insetto in alcuni volumi.

Carteggio nel complesso pulito ed integro, sporadicamente brunito, con occasionale e sporadica fornitura tenue o di media entità, di max 1-2 mm, e che non intacca in alcun modo comprensione e fruibilità.

Si riscontra qualche segno di piega passata a margine (soprattutto nelle prime ed ultime carte); carte nel complesso leggermente crocchianti, ma con corpus stampato sano e ben tonale.

Si segnala in una carta del Vol. I l'assenza di un angolo, senza compromissione alcuna per il testo, ed un rinforzo in carta del margine interno in corrispondenza della prima cucitura (cfr. Foto 6). Un altro rinforzo è mentre presente nel margine esterno di una sola carta del Vol. V, di 10 cm, verticalmente (cfr. 18). Altresì una sezione ossidata, dovuta ad eccessiva presenza di ferro a seguito della torchiatura, la si registra in modo consequenziale in una ventina di carte del II Vol. (cfr. Foto 11), e occasionalmente in qualche carta del VI vol. Un lavorio di tarlo è presente in modo netto ma puramente a margine interno, senza intaccare il testo, sempre nel VI vol., ad iniziare da metà volume per poi progressivamente scemare ed estinguersi in fine (cfr Foto 21). Occasionale lavorio puramente a margine è presente infine, sporadicamente, in qualche carte nei restanti volumi.

Tavole calcografiche ben preservate, asciutte, integre tonali e ben stirate. Iniziali, cornici e finalini xilog. del medesimo stato.

Per il resto, non si riscontrano altri segni di consultazione e tempo, quali note manoscritte, sottolineature, tagli, lacerazioni, fori, comprometteti tarlature, scritte e quant’altro di gravoso per l’intero carteggio. Altresì testo ampiamente leggibile e godibile, con carte ben ancorate al tronco, e con cuciture sane e robuste.


(Per tutte le condizioni interne e i difetti menzionati cfr. Foto 3-21).




Per un'autonoma verifica di quanto descritto, invito cordialmente a consultare il corredo fotografico.


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