q u a l c o s a d i f a m i l i a r e ?
Stefania Balestri
Date: 22 Ottobre – 30
Novembre 2005
Dryphoto arte contemporanea, via Pugliesi 23, Prato
Catalogo a cura di Matteo Chini
Formato cm.21 x 15. Pagine
16 con copertina,stame a colori. Rilegato con 2 punti metallici sul dorso.
Annotati a mano: il numero di cellulare dell’artista e l’indirizzo e telefono della Galleria Dryphoto
”Una luce corrosiva,
spietata, totale. Una luce che non lascia scampo a niente e divora lo spazio
fino a ritrovarne il bianco dello scheletro. Sotto questa luminosità pervasiva
– accecante ma terribilmente gelida “ le forme si alterano e si spezzano in un
prisma di sequenze, si spargono in scaglie verosimili ma anche stranamente
incerta Da alcuni anni la ricerca di Stefania Balestra sembra esplorare i
confini del passato nel tentativo di riportare alla luce qualcosa di perduto.
Sotto questa luminosità pervasiva – accecante ma terribilmente gelida le forme
si alterano e si spezzano in un prisma di sequenze, si spargono in scaglie
verosimili ma anche stranamente incerte. Da alcuni anni la ricerca di Stefania
Balestra sembra esplorare i confini del passato nel tentativo di riportare alla
luce qualcosa di perduto. Per rievocarne la realtà quasi domestica e infantile,
l’artista ha lavorato su lunghe serie di blow-up composti da innumerevoli
dettagli di case di bambola. Ne ha gonfiato i particolari fino a fargli
assumere un aspetto confuso e misterioso ma sempre evitando di raffigurare le
bambole che avrebbero dovuto abitare quelle stesse stanze. Un’assenza non solo
penosa ma in qualche modo anche sinistra. Da ”heimlich” le cose divengono
”unheimlich”. Spazi e luoghi che ricordano atmosfere infantili come la cucina o
la camera da letto – sono adesso tanto indefinibili da apparire estranei. Il
loro aspetto inconsueto incute una paura finora sconosciuta. ”ciò che doveva
rimanere nascosto era¨ venuto alla luce” diceva Schelling per spiegare questo
fenomeno psichico. Da ”familiare” qualcosa appare diverso da come dovrebbe
essere e diventa ”perturbanti”. Freud battezza così con il passaggio da un
evento abituale al suo ripresentarsi in modo angoscioso. ”Il perturbante non è
in realtà niente di nuovo e di estraneo, bensì un qualcosa di familiare alla
vita psichica fin dai tempi antichissimi”. Qualcosa insomma che è diventato
irriconoscibile per nascondere all’Io un evento pauroso.” Stefania Balestri
vive e lavora a Firenze.