Giulio Pomponio, LETO.
Romanae historiae compendium ab interitu Gordiani
Iunioris usque ad Iustinum.III. per Pomponium Laetum.
[Impressum Venetiis : per Bernardinus Venetus, 1499
die XXIII Aprilis].
In-4° (19,6 cm x 15,7 cm). Carte (56 su 60).
Segnatura: a-o4 (manca la segnatura p). Solida legatura cinquecentesca in piena
pergamena rigida, autore e titolo manoscritti sul dorso. Annotazioni di mano di
antico studioso al contropiatto anteriore. Carattere romano (R111) su 28 linee.
Grandi capolettera xilografici. Affascinanti glosse di mano cinquecentesca ai
margini esterni di diverse carte. Fresco esemplare in stato di conservazione
molto buono.
Prima edizione, una delle prime stampe di Bernardinus Venetus (detto
poi Vitalibus) e le cui prime pubblicazioni in collaborazione con Christophorus
Cremonensis non possono essere provate prima del 1494, di questo dotto trattato
di storia romana e dei suoi imperatori dalla morte di Gordiano III a Giustino
III, cioè dalla metà del III secolo alla metà del VII secolo d.C.
Allievo di Lorenzo Valla e fondatore dell’ Accademia
Romana o Pomponiana, l’ antiquario e collezionista Pomponio Leto divenne
ossessionato dal far rivivere la cultura dell’ antica Roma nella vita
quotidiana del Rinascimento fondando la sua colta società sul modello dell’
Accademia platonica di Ficino a Firenze. Definendosi “pontifex maximus” insegnava
grammatica, retorica e dialettica. Celebrando le festività romane con altri
membri tra cui Bartolomeo Platina, alla fine attirò l’ attenzione negativa di
Papa Paolo II. Lui e altri membri furono imprigionati e torturati con l'accusa
di cospirazione; tuttavia, le accuse alla fine furono ritirate e gli incontri
ripresero sotto il papa umanista Sisto IV. Quest’ opera è stata pubblicata
postuma dal suo allievo e curatore della Biblioteca Marciana, Marcus Antonius
Sabellicus.
L’ Autore nacque probabilmente a Diano (oggi Teggiano)
in Lucania nel 1428, anche se alcune fonti collocano la sua nascita in una
località della Calabria (Lovito, 2002, pp. 11-13; Accame, 2008, pp. 23 s.;
Dixon, 2010a; Didier, 2011), figlio illegittimo di Giovanni Sanseverino conte
di Marsico e fratello minore del notissimo Roberto, principe di Salerno. Si è
discusso molto intorno al suo vero nome, ma non si può affermare nulla di certo
in base alla documentazione esistente (Dykmans, 1988, p. 78; Zabughin, 1909, pp.
1-5; Accame, 2008, pp. 27-31). Il nome maggiormente attestato dagli allievi è Pomponius
Laetus, a cui viene spesso aggiunto Iulius (così Marco Antonio
Sabellico, Michele Ferno, Pietro Marso).
La sua fama è legata soprattutto all’insegnamento
nello Studio romano e alla fondazione e direzione della prima e della seconda
Accademia, i cui soci erano intenti al recupero e alla celebrazione del mondo
antico in tutti i suoi aspetti. Pietro Marso e Michele Ferno, che scrissero
un’orazione in occasione della morte del maestro, ricordano il magistero di
Pomponio «communis et doctor et magister» e i suoi meriti nell’aver ricondotto
all’originaria dignità e purezza la lingua latina inquinata dai barbarismi (Marso,
in Dykmans, 1988, p. 80 n. 70; Ferno, in Fabricius, 1859, p. 629). Entrò per
volere di Paolo II in albo doctorum e nel 1464-65 successe come
professore di eloquenza a Pietro Odo, che era improvvisamente venuto meno
(Marso, in Dykmans, 1988, pp. 81 s. n. 73). Il suo primo insegnamento durò
probabilmente fino al 1466 o al 1467.
Bibliografia: BMC, V, 549; Brunet, III, 741; Goff, L-24; HC, 9830; IBE, 3427; IGI, 7987;
ISTC, il00024000; Oates 2151; Sajó-Soltész, 2025; Walsh, 2618; Zehnacker, 1397.