CAMERA E COLAZIONE A CASAMIA! SILVIA MOSCATI ALCIONE EDITORE 2004

***CONDIZIONI GENERALI OTTIME***

(come da foto - normali segni del tempo)

CAMERA E COLAZIONE A CASAMIA!

SILVIA MOSCATI

ALCIONE EDITORE

2004

Delitto e… nessun castigo. Silvia Moscati è l’autrice di un thriller a tinte tenui ma con colpo di scena finale che non sveliamo per non rovinare al lettore la sorpresa. In copertina sullo sfondo c’è il luogo dell’ambientazione, Venezia e i fuochi d’artificio sparati da una pistola. Il tutto, infatti, si svolge dopo la festa del Redentore, a tre anni di distanza dagli accadimenti raccontati da una gestrice di bed&breakfast ad un giornalista chiamato appositamente per la confessione. Perché la donna ha aspettato tanto tempo prima di confessare? Perché sperava che gli omicidi commessi potessero dare una svolta alla propria esistenza; invece nel frattempo non è successo niente. L’omicida o presunta tale aveva commesso i cinque delitti per cambiare il corso della sua vita, anche rischiando la galera, vista piuttosto come luogo del meritato riposo. Qui il libro sottintende la polemica nei confronti dei numerosi omicidi compiuti tra le mura domestiche in cui gli assassini la fanno franca. Il racconto al giornalista non è però garanzia che qualcosa succederà e poi la donna potrebbe essersi inventata tutto ed essersi procurata appositamente una pistola che nasconde tra i cuscini del divano per minacciare il suo interlocutore o, più semplicemente, per attirare maggiormente l’attenzione del giornalista nei confronti del suo problema.

   L’introduzione al libro è scritta sulla traccia di due aspetti legati al tema delle stragi familiari: la casualità dell’atto dovuto ad un accumulo di delusioni che coincidono in un unico momento di tensione in cui un individuo, che non ne può più, ammazza chi gli sta vicino e poi, accorgendosi del misfatto, si spara per la vergogna.

   L’altro aspetto è determinato dal fatto di possedere in casa un’arma facile. Il coltello non è un’arma facile, casuale perché per uccidere bisogna avventarsi più e più volte contro la vittima e quindi farlo con premeditazione. Per la pistola è valido l’attimo, in un momento anche di lucidità. Il dialogo del testo si giustifica per voler favorire la messa in scena: alla confessione sono invitati anche i lettori che non hanno potere nella storia, che la possono solo leggere.

   Alla fine del racconto della donna, ecco l’ennesima delusione: il giornalista, pezzo dopo pezzo, smonta la narrazione arrivando a credere che sia tutta una bugia. Poi, toccato dalla disperazione della donna di cui ha dubitato, si offre per aiutarla ma…

   Commenta l’autrice: “Nella nostra società siamo solidali con gli extracomunitari, con i malati, gli anziani ma non con le persone normali che, però, hanno qualche disagio. Queste sono le persone che non riescono a farsi ascoltare e si trovano da sole con i loro piccoli problemi che si trasformano in grandi problemi per la società quando questi individui reagiscono, come nel caso del protagonista del mio lavoro”. Il libro verrà trasformato in monologo per una rappresentazione estiva.

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