Scheda del Libro

AutoriPhilippe Labro, Michele Manceaux e il gruppo di «Édition Spéciale» [Michel Abrami, Marie-Claire Hounau, Robert Jammes, Jean Letit, Danielle Mennesson, Françoise Monier, Laure Segalen, Jacques Serain, Guillemette de Véricourt, con la collaborazione di Evelyne Sullerot]

TitoloBilancio di Maggio. Il dossier più completo sui moti studenteschi e operai che hanno scosso la Francia

Collana: Le Scie

EditoreArnoldo Mondadori

Anno: 1968 (I Edizione, non molto comune)

TraduzioneGiovanni Raboni

CopertinaMorbida con sovracoperta

Pagine336

Stato di conservazione: Buono

Contenuto: Di tutte le agitazioni studentesche è indubbio che i moti del maggio 1968 in Francia sono quelli di maggiore rilievo politico. Non solo per la loro dimensione e perché hanno profondamente inciso sulla situazione generale del paese, ma anche perché si è realizzata, sia pure parzialmente e per breve tempo, quella saldatura tra mondo operaio e movimento studentesco che sembrava destinata a rimanere confinata negli astratti programmi dei teorici della contestazione.

«È soltanto un inizio» fu detto allora; ma l’inizio di che cosa? Che cosa volevano gli studenti della Sorbona e di Nanterre, gli operai della Renault e di Flins? Questo libro risponde nel modo più esauriente e corretto: non solo raccogliendo le voci dei protagonisti, registrando opinioni, slogans, teorie, raccogliendo testi di discorsi, manifesti, appelli, dichiarazioni, ecc., formulando un inventario delle forze in gioco, ma anche, e soprattutto, chiarendo il perché e il come degli avvenimenti.

Il dossier, infatti, include una sezione di riflessioni e di analisi, per esempio, sul ruolo dell'informazione radiofonica e televisiva, sull'atteggiamento dei sindacati, sulla situazione dell'università. Ed è il primo dei volumi finora pubblicati sull'argomento che ravvisa nell'articolarsi contraddittorio e talvolta drammatico dei rapporti fra movimento studentesco e classe operaia, nell'ambito di una comune opposizione al sistema, la chiave del futuro. Il linguaggio è vario: marxista, pseudomarxista, postmarxista, bakuniano, marcusiano; ma vi si mescolano anche reminiscenze del surrealismo e del dadaismo, sberleffi goliardici.

E nasce così il senso dell'assurdo che si oppone all'assurdità della vita, la derisione opposta al non-senso della realtà. Si parte dall'università, da professori che insegnano materie morte con metodi vecchi, da rettori mandarini, da regolamenti feudali. Poi s'incontrano i poliziotti, le autorità costituite, molti sono feriti, qualcuno è ucciso. Difficile, dicono gli studenti, non scoprire a questo punto che l'università è l'officina dove si accumula il sapere necessario per far funzionare e conservare la società com'è; difficile non scoprire la vocazione del movimento studentesco a diventare un movimento rivoluzionario generale. Ma ancora più a fondo del contingente conflitto politico, è il disagio vitale, totale, che esplode nel maggio; e Cohn-Bendit chiede: «Per quanto tempo un uomo può far finta di non sapere che passa la vita a nutrirsi e basta?». La protesta studentesca diventa contestazione globale. Philippe Labro, Michele Manceaux e il gruppo di «Édition spéciale» hanno raccolto e ordinato materiale di prim'ordine e di prima mano, hanno saputo calarsi nei fatti senza pregiudizi e con appassionata obiettività, lasciando parlare gli avvenimenti.

Bilancio di maggio, come tutti i libri che hanno una vera ragione d'essere, oltre a rispondere a molte domande, ne pone a sua volta altre, e una soprattutto: «Quando finirà il maggio del 1968?».