ANDY WARHOL “IL LEONE”
Fotolitografia, 4 colori / Photolithography, 4 colors
Misure / Size: 21x28 cm
Anno di Edizione / Year of Edition: 1975
Eccellente qualità di conservazione / Excellent preservation quality
Andy Warhol, Joseph Beuys e il Leone
"Un leone col rossetto" firmato da uno dei più influenti dell'arte dell'ultimo secolo. Il Museo di Saludecio e del Beato Amato aderisce alla XIV edizione della Giornata del Contemporaneo (organizzata dall'AMACI Associazione dei Musei d'Arte Contemporanea Italiani) e in programma sabato 13 ottobre con l'esposizione temporanea di un'opera grafica di Andy Warhol: il "Lion". L'opera, edita nel 1975 da Bolaffi, sarà esposta fino al 13 gennaio 2019.
Il presentare il "Lion" di Andy Warhol tra le seicentesche tele del Museo, è apparentemente incoerente, tuttavia proprio quest'anno viene letto durante la liturgia cattolica, il Vangelo secondo Marco, spesso rappresentato da un leone. Porre attenzione al dialogo ecumenico anche attraverso un'opera contemporanea è un ulteriore tentativo di dialogo e di accoglienza da parte del Museo di Saludecio. Il titolo della mostra , forse provocatorio, richiama le macchie di colore che il padre della Pop Art ha impresso sulle linee che definiscono il muso della fiera quasi fossero un trucco di maquillage e che, ad un occhio attento, rimanda al volto di una musa, artista poliedrica ed amica di Andy Warhol " Grace Jones".
Andy Warhol è il più importante rappresentante della Pop Art Americana. Nessun artista è stato capace di incarnare le contraddizioni degli Stati Uniti come Andy Warhol.
Osservare l’evoluzione degli Stati Uniti nella filigrana della sua opera significa ripercorrere le grandi serie tematiche che hanno caratterizzato la sua produzione, dai primi anni della sua produzione newyorkese all’anno della morte, tentando di fare interagire le immagini del divismo da rotocalco, con la cronaca giornalistica e con gli oggetti comuni della società dei consumi.
Se, come in un celebre aforisma di Warhol,”la Pop art è amare le cose”, per comprendere l’estetica americana occorre tornare a osservare le “cose” della Pop Art. Le celebri tavole della Campbell’s Soup e i Brillo Boxes vengono restituiti allo spettatore nella loro realtà di trompe l’oeil o, ancora meglio, in quanto monumentalizzazioni del quotidiano considerato nella sua trivialità iterativa, seriale.
Dietro l’impersonalità della copia e della serigrafia si nasconde tuttavia anche quella concezione laboratoriale e “artigianale” della produzione artistica che Warhol non rinnegherà mai come ad esempio nella bellissima serie dei dipinti dei Flowers dalle tinte accese, che non appassiscono mai.
È qui, è nel colore pulsante e ossessivo dei petali che l’estetica del Pop inizia a manifestare qualcosa come un lato oscuro, una componente velenosa o cancerogena che la assale dall’interno e la disgrega e che assumerà altrove le sembianze della morte individuale e della tragedia collettiva.
Osservare l’America attraverso Warhol significa infatti guardare negli occhi gli eventi che sconvolgono la cronaca e la storia: dalla serie dedicata ai Most Wanted Men a Gun, da Knives alla serie di sedie elettriche, fino alle immagini dell’assassinio di John Kennedy.
«Il pop viene dall’esterno», avverte l’artista, che re-incornicia, filtra, scompone e rimonta le immagini mediatiche sotto gli occhi di tutti, vi pone sopra una patina estetizzante, che allo stesso tempo vela e rivela tratti non immediatamente percepibili. “Con la reiterazione Andy ha voluto mostrarci che in realtà non c’è ripetizione, che tutto ciò che guardiamo è degno della nostra attenzione. Ed è stata, mi sembra, un’importante indicazione per comprendere tutto il XX secolo”
John Cage