LA DOMENICA DEL CORRIERE

Rivista Originale del 24 Luglio 1927
Anno 29 nr. 30

pagine: 16
dimensioni: 38 x 28 cm



IN PRIMA PAGINA:

Presso il villaggio di Amora (Chicago) un gruppo di elefanti veniva investito da un treno. Alcuni viaggiatori riportarono contusioni mentre un elefante e un domatore rimanevano uccisi. (Achille Beltrame)

NELL'ULTIMA PAGINA:

 L'avventura del cacciatorpediniere americano "Lampson". La nave procedeva a forte velocità quando una grossa balena le si lanciò contro. Allo scossone, parecchi marinai caddero mentre il cetaceo si inabissava (Achille Beltrame)

ALL'INTERNO:

Le evasioni celebri prima di Léon Daudet
Torino: alla ricerca del piede di Cenerentola
Isaac Newton, legislatore dell'universo.
 Gli ospiti dello Yemen all'arena di Milano.
De Pinedo cittadino onorario di Milano.
Ernesto Panza campione del mondo di tiro con arma da guerra
Motociclismo: il circuito di Crema per la categoria 500.
Berggieshuebel in Sassonia trasmormata nella valle della morte.
A caccia di belve con la macchina fotografica




 

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CONDIZIONI DELLA RIVISTA:    BUONE, NORMALI SEGNI DEL TEMPO, SOVRACOPERTINE MANCANTI
NOTE PARTICOLARI:  COPERTINE PARZIALMENTE STACCATE


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La Domenica del Corriere è stato un popolare settimanale italiano fondato a Milano nel 1899 e chiuso nel 1989. 
Fortemente voluto da Luigi Albertini, allora direttore amministrativo del Corriere della Sera,apparve per la prima volta nelle edicole l'8 gennaio 1899 come supplemento illustrato del Corriere della Sera. Non fu concepito come periodico di informazione, per non risultare un doppione del quotidiano. Venne pensato come «settimanale degli italiani». Doveva scandire, come un calendario, le loro giornate liete, le loro tragedie, i loro fatti piccoli e grandi.
La prima e ultima di copertina erano sempre disegnate. Il Corriere si avvaleva di un giovane disegnatore, Achille Beltrame, allora sconosciuto, a cui veniva affidato in ogni numero il compito di rendere con la sua tavola il fatto più interessante della settimana.
Dopo la sua morte nel 1945, fu sostituito da Walter Molino che, come il suo predecessore, firmò memorabili copertine. A differenza dei settimanali dell'epoca, la Domenica del Corriere diede ampio spazio alle fotografie e ai disegni, e questo fu uno dei motivi del suo successo.
Nel corso degli anni venti e trenta, il periodico divenne uno dei principali strumenti di informazione non solo della borghesia colta ma di buona parte della popolazione italiana alfabetizzata. In questo periodo divenne il settimanale più venduto in Italia: le vendite raggiunsero le 600.000 copie. Sulle pagine della Domenica del Corriere trovarono una vetrina popolare anche le grandi firme del Corriere, da Luigi Barzini a Indro Montanelli.
Indro Montanelli fu il primo direttore dopo la fine della guerra; lasciò la direzione alla fine del 1946 per tornare al Corriere della Sera. Dopo Montanelli cominciò la lunghissima direzione (18 anni) di Eligio Possenti, critico teatrale, che guidò la Domenica fino al 1964, coadiuvato dal direttore "ombra", lo scrittore Dino Buzzati.
Per tutti gli anni cinquanta La Domenica fu in testa tra i settimanali con 950.000 copie di tiratura (con un picco di 1.300.000 nel 1952-53).
A partire dagli anni settanta, la concorrenza dei settimanali d'informazione - come L'Europeo, Panorama e L'Espresso - portò a una graduale ma inarrestabile crisi di copie. A nulla servì cambiare la prima pagina (Guglielmo Zucconi direttore), rinunciando per sempre alle copertine disegnate, per adottare la fotografia, come gli altri settimanali popolari.
Dopo vari tentativi di rilancio tra anni settanta e ottanta - uno dei quali affidato alla direzione di Maurizio Costanzo - la Domenica del Corriere nel 1989 chiuse definitivamente i battenti per decisione del gruppo editoriale Rizzoli-Corriere della Sera, per trasformarsi in un nuovo settimanale di cronaca nera e rosa chiamato Visto, che poco o nulla aveva a che fare con la storia e la tradizione della Domenica del Corriere.
Gli ultimi cinque direttori della Domenica del Corriere furono Maurizio Costanzo, Paolo Mosca, Antonio Terzi, Pierluigi Magnaschi e infine Marcello Minerbi, che fu poi il primo direttore di Visto.