Edizione | Amilcare Pizzi per Fondazione Ca.Ri.Mo, Milano/Modena, 2001 | Illustrazioni | Fotografie e disegni in B/N e a colori |
Curatela | Elena Corradini, Elio Garzillo e Graziella Polidori | Fotografie | Vincenzo Negro e Diego Tabanelli |
N. Volumi | 1 | N. Pagine | 319 |
Dimensioni | 25,3 x 31,7 x 2,9 cm. | Peso | 2,32 kg. |
Descrizione |
U n complesso intervento di restauro, reso possibile grazie al contributo finanziario e alla collaborazione fornita dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, ha restituito la chiesa di San Vincenzo, voluta nel Seicento dai Chierici Regolari Teatini, non solo a Modena e ai modenesi ma a tutti coloro che vorranno ripercorrere un suggestivo itinerario tra raffinatezza ed eleganti sinuosità delle espressioni artistiche seicentesche e austere raffigurazioni ottocentesche che introducono il visitatore alla singolare e suggestiva cappella mortuaria estense annessa alla chiesa. Qui il visitatore è circondato dalla memoria dei duchi d’Este, delle loro consorti e dei loro figli che con i loro nomi e le loro presenze ricordano, come sottolineano Luciano Rivi e Alberto Menziani, due secoli e mezzo di storia cittadina, da quando Modena, con Francesco I, era capitale del ducato estense fino alla Restaurazione con l’arciduca Francesco IV d’Austria-Este. Tuttavia anche il frequentatore meno attento e avvolto dalla suggestione di un luogo singolare, sacro e funerario, evocatore di memorie lontane e non può fare a meno di ripercorrere con lo sguardo nomi e date che si riferiscono a tempi ormai lontani. La chiesa dei Teatini fin dal momento della sua costruzione fu individuata come luogo privilegiato della devozione della Casa d’Este: alla sua realizzazione e decorazione parteciparono architetti, artisti, scultori, pittori, decoratori attivamente impegnati nelle due eleganti residenze estensi seicentesche quali il Palazzo Ducale di Modena e la residenza di Sassuolo. Gli Estensi contribuirono alla sua costruzione e ai suoi apparati decorativi (primo fra tutti il tabernacolo, la cui realizzazione fu affidata da Francesco I a Bartolomeo Avanzini e Tommaso Loraghi alla metà del Seicento) insieme con quei privati cittadini grazie alla cui generosità poterono essere erette e abbellite le cappelle, come testimonia un contemporaneo, il presbitero teatino Giuseppe Silos, nella sua Historiarum clericorum Regularum a congregatione condita. Pars altera, stampata a Roma per i tipi degli eredi Corbelletti nel 1666 […] Oggi la chiesa riappare in tutta la sua visibilità in un percorso di visita dettagliato, attraverso il ricco corredo di immagini fotografiche appositamente realizzate da Vincenzo Negro, cui fanno da supporto quelle documentarie di Diego Tabanelli; dalla facciata prosegue all’interno della chiesa procedendo dall’aula centrale, visitando le cappelle ed esaminando con attenzione l’elegantissimo ciborio dell’altare maggiore, senza trascurare i monumenti funerari estensi, per concludersi nella cappella mortuaria estense, non senza avere gettato, grazie allo studio di Lorenzo Lorenzini, uno sguardo incuriosito su alcuni raffinati oggetti devozionali, testimonianze di riti e di culti che hanno animato la vita della chiesa, ricordati da Marzio Ardovini. Accanto alle immagini della sconcertante nudità della cupola e delle pareti dell’abside non poteva mancare l’affascinante ricordo delle immagini della chiesa prima del bombardamento del 13 maggio 1944, con la sua elegante cupola affrescata da Sigismondo Caula a partire dal 1650 e con l’abside in cui erano dipinte le storie del martirio di San Vincenzo, seguite dalle immagini struggenti di orribili squarci, lacerazioni, mutilazioni e macerie causati dal bombardamento che evocano terribili distruzioni e perdite di monumenti e di vite umane che i quotidiani del tempo non potevano fare a meno di documentare: seguono però anche le immagini della ricostruzione che si concluse non senza difficoltà, come si legge nei documenti d’archivio, dieci anni dopo, nel 1954 con la solenne riapertura della chiesa.
Indice:
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Note bibliografiche |
Pubblicazione di strenna bancaria realizzata da Amilcare Pizzi per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena nel 2001, a copertina rigida in tela griga con titoli in bianco al piatto e al dorso; rilegata a filo; stampata su carta semi-lucida di buona qualità, con layout del testo a due colonne e buone marginature ai paragrafi; corredata da numerose fotografie e disegni in B/N e a colori, anche a tutta pagina. |
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Stato di conservazione |
Come Nuovo [utilizzato pochissimo, strutturalmente il tomo non presenta danni, scritte, segni, strappi o usure particolari che vadano evidenziate; legatura a filo snodata e resistente; copertine rigide e sovracoperta pressoché intatte, con minimi segni del tempo; coste ancora pulite e senza impolverature degni di nota; ingiallimento delle pagine praticamente assente]. |
Spedizioni |
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