BLAND TOMTAR OCH TROLL
EN SAMLING SAGOR OCH BERATTELSER UTGIVNA AV JULSTAMNINGS REDAKTION
Hardcover!!!
12 books

TRA FOLLETTI E GNOMI
UNA COLLEZIONE DI STORIE PUBBLICATE DA EDITORI DI NATALE
Copertina Rigida!!!
12 Libri

Editore: Ahlén & Akerlunds Forlag Goteborg
Illustrazioni: John Bauer 
Libri: 12
Anno: 1097 / 1909 / 1910 / 1913 / 1914 / 1919 / 1927 / 1929 / 1934 / 1937 / 1938 / 1939
Pagine: 100 pagine circa per ogni volume
Lingua: Svedese
Misure:  19,5 x 16 cm / 20 x 18 cm
Formato: Copertina Rigida

Bland tomtar och troll non è un libro, ma una vera e propria collana di libri di fiabe ideata nel 1907 dall’editore Erik Åkerlund, pubblicata in Svezia una volta all’anno (per lo più intorno a Natale), e che contiene una serie di racconti attinti dal ricco repertorio delle fiabe e delle tradizioni popolari scandinave.
Tra gli autori sono stati pubblicati racconti e fiabe di autori quali Astrid Lindgren, Ulf Stark, Anna Wahlenberg, Ellen Lundberg- Nyblom, Helge Kjellins ed Einar Norelius che oltre che illustratore fu anche autore di alcune fiabe.
Questi volumetti  vengono pubblicati dalla stessa casa editrice che pur avendo cambiato proprietari e denominazione (nei primi due anni si chiamavano Julstämning – atmosfera natalizia, poi dal 1909 Ahlén & Akerlunds, e dal 1973 si chiama Semic ) è sostanzialmente rimasta sempre la stessa garantendo una certa continuità sia di contenuti che grafica.
Negli anni è cambiato lo stile dei disegni essendosi avvicendati nel corso degli anni sei diversi illustratori:
- John Bauer dal 1907 al 1910 e dal 1912 al 1915.
- Nel 1911, per una divergenza di Bauer con l’editore su chi dovesse essere titolare dei diritti delle illustrazioni, l’incarico fu affidato ad un illustratore norvegese, Louis Moe: Le sue illustrazioni non ebbero successo con conseguente calo delle vendite tanto che l’anno seguente l’editore affidò nuovamente a John Bauer l’incarico.
- Aina Masolle nel 1917
- Gustav Tenggren dal 1918 al 1926
- Einar Norelius dal 1927 al 1980 (53 anni!)
E’ sufficiente osservare le date per rendersi conto del fatto che i protagonisti della serie, gnomi, troll, principesse ad animali, sono passati attraverso tutte le avanguardie e tutti i rivolgimenti delle arti figurative del novecento, rispecchiandone mode e stilemi.
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Bland tomtar och troll is not a book, but a real series of storybooks created in 1907 by the publisher Erik Åkerlund, published in Sweden once a year (mostly around Christmas), and which contains a series of tales drawn from the rich repertoire of Scandinavian folk tales and traditions.
Among the authors have been published short stories and fairy tales by authors such as Astrid Lindgren, Ulf Stark, Anna Wahlenberg, Ellen Lundberg-Nyblom, Helge Kjellins and Einar Norelius who, in addition to being an illustrator, was also the author of some fairy tales.
These little volumes are published by the same publishing house which, despite having changed owners and denomination (in the first two years they were called Julstämning – Christmas atmosphere, then from 1909 Ahlén & Akerlunds, and from 1973 it was called Semic ) has essentially always remained the same, guaranteeing a certain continuity of both content and graphics.
Over the years the style of the drawings has changed as six different illustrators have alternated over the years:
- John Bauer from 1907 to 1910 and from 1912 to 1915.
- In 1911, due to a disagreement between Bauer and the publisher as to who should own the rights to the illustrations, the assignment was entrusted to a Norwegian illustrator, Louis Moe: His illustrations were not successful with a consequent drop in sales so much that the The following year the publisher again entrusted John Bauer with the task.
- Aina Masolle in 1917
- Gustav Tenggren from 1918 to 1926
- Einar Norelius from 1927 to 1980 (53 years old!)
It is enough to look at the dates to realize that the protagonists of the series, gnomes, trolls, princesses and animals, have gone through all the avant-gardes and all the upheavals of the figurative arts of the twentieth century, reflecting their fashions and styles.
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Bauer, nacque nel 1882 e morì prematuramente con la moglie in un incidente navale sul lago di Vättern nel 1918. Egli è ancor oggi, in Svezia, uno degli illustratori più amati e più frequentemente ristampati: probabilmente perché la sua bravura di acquarellista conferisce alle sue tavole un fascino elegante e gentile, che le rende gradevoli e facilmente comprensibili ad un pubblico vasto, diversificato e non necessariamente sofisticato.

E' un fenomeno analogo a quello che all'inizio del secolo decretò il successo, in Inghilterra, di Rackham o del primo Dulac, due artisti ai quali molto probabilmente Bauer si ispirò, approdando attraverso di loro ad una sua sorta di "versione per bambini" dei codici dell'art nouveau. Come, per altri versi, si ispirò alla pittura rinascimentale italiana, soprattutto nelle sue trasognate principesse dai lunghi capelli biondi, non immemori di certe figure femminili di Donatello e di Sandro Botticelli.

E tuttavia, sarebbe ingiusto ridurre la sua figura a quella di un epigone, per quanto bravo: poiché, assimilando certe tendenze figurative della coeva editoria per l'infanzia anglosassone, egli seppe felicemente inserirle in una sua personalissima visione del proprio mondo geografico e culturale.

La sua principale fonte di ispirazione, intanto, è la natura (e particolarmente la natura dello Småland, una regione meridionale della Svezia): una natura che non è mai una semplice scenografia ma acquista il ruolo di co-protagonista, e alla quale Bauer è legato da quel rapporto di struggente amore misto a malinconia che è tipico degli artisti nordici (basti pensare all'importanza che essa assume in molti film scandinavi, come Un'estate d'amore e Monica e il desiderio di Bergman, o Ha ballato una sola estate di Mattson), e che si colloca esattamente agli antipodi della nostra mediterranea solarità. Ad esempio, come dicevamo all'inizio, egli ama particolarmente le foreste e le grotte: e la suggestione che ne emana è molto più sottile, contraddittoria e intrigante che non quella, forse più esplicitamente minacciosa ma anche più caricaturale e proprio per questo innocua, dei boschi antropomorfi di Arthur Rackham.

Ma ritorniamo a Bauer, e al suo rapporto con i troll. Che cosa sono, esattamente, i troll? L'editoria degli anni settanta ci ha spiegato, in una serie di libri-strenna riccamente illustrati, che cosa fossero i gnomi, le fate, i giganti ed altre creature del mondo immaginario. Ma, salvo possibili falle della memoria, non mi pare che sui troll sia stato pubblicato alcunché.

Dunque: tecnicamente, i troll sono i geni maligni delle foreste e delle rocce: sono grandi come giganti e bruttissimi, con le orecchie a sventola, un grosso nasone e ciuffi di capelli incolti. Sono, allo stesso tempo, goffi e crudeli, stupidi e cattivi: giustamente, è stato rilevato che Shakespeare si deve in qualche modo essere ricordato di loro, quando ha pensato al Calibano de La tempesta. I loro parenti più prossimi, comunque, restano l'idra della mitologia greca (può benissimo succedere, infatti, che abbiano più di una testa) e l'orco delle favole. A differenza però degli orchi, delle fate, degli gnomi e degli elfi, che abitano un po' dappertutto nella vecchia Europa (anche se manifestano sempre, per le ragioni già dette, una netta preferenza per l'Europa del Nord) essi vivono esclusivamente nelle regioni scandinave, ed è ben difficile che se ne trovi traccia nelle culture di altri Paesi. Naturalmente ci sono delle eccezioni, come i troll trasformati in pietra ne Il signore degli anelli, per aver cercato di mangiarsi degli hobbit; ma anche se Tolkien è inglese, il suo libro si colloca in una specie di "zona franca", poiché rappresenta una vera e propria summa di tutti i possibili motivi della mitologia e del folklore dell'Europa del Nord.

Tuttavia, ci sono troll e troll. A cinquant'anni dalle terrificanti immagini dell'orco di Pollicino disegnate da Gustave Doré (1862), dev'essersi fatta strada, negli editori dei libri per l'infanzia, l'idea che forse con la fantasia dei bambini fosse meglio andarci più cauti.

La cosa non deve sorprendere: anche quando illustrava Perrault, Doré disegnava soprattutto per un pubblico di adulti; e bisogna arrivare all'inizio del novecento perché il pubblico infantile cominci ad essere osservato in un'ottica industriale, con quella che oggi definiremmo una "strategia di marketing", e cioè un'attenzione non superficiale al modo più giusto per raggiungerlo e conquistarlo.

Così, nelle illustrazioni dei libri per l'infanzia, dall'inizio del novecento in poi si può notare una certa tendenza a ridurre l'impatto negativo del personaggio del troll, depurandolo dei suoi connotati più orripilanti e risvoltandolo in una direzione più bonaria ed innocua.

Esemplari, in questo senso, sono proprio le tavole di Bauer. Nei volumetti di Bland tomtar och troll illustrati da lui ci troviamo di fronte a personaggi che di mostruoso hanno più poco: sono diventati piuttosto dei grossi peluches con il volto rubizzo ed il corpo ricoperto di peli, che anticipano la morbidezza dei pupazzi della Steiff e che paiono evocare più il calore protettivo della nursery che non la viscida freddezza delle grotte silvane.

Bauer indulge, come sempre, al gioco dei contrasti, contrapponendo a questi enormi orsacchiotti i suoi bimbi filiformi, le sue gracili principesse dai capelli d'oro, che ovviamente rappresentano il Bene minacciato dal Male. Ma lotta fra il Bene ed il Male è priva di violenza e di angoscia, e ne fanno fede gli atteggiamenti dei suoi giovinetti: i quali, di fronte ai troll, non sembrano per niente spaventati, e manifestano al massimo una benevola curiosità per quelle strane creature che si trovano di fronte. Del resto, queste creature sono viste sempre con simpatia, se non addirittura con qualche tocco di tenerezza e di humour: come succede ad esempio in una tavola in cui si vede una mamma troll con il suo mostriciattolo in braccio, in un atteggiamento dolcissimo che ricorda quello di tante "Madonne con Bambino" dei nostri pittori rinascimentali.

(Ci serve una controprova? Ce la fornisce il danese Kay Nielsen, in un racconto di quello che è probabilmente il suo libro più fascinoso, vale a dire East of the Sun and West of the Moon. In questo libro, che al pari di Bland tomtar och troll è un'antologia di fiabe e di racconti nordici, c'è un racconto intitolato Le tre principesse nella Montagna Azzurra, in cui alcuni troll multicefali fungono da carcerieri; ed anche nelle illustrazioni di Nielsen, come in quelle di Bauer, c'è una totale assenza di repulsione nei confronti del "mostro" carceriere).

Vogliamo vedere, in questo atteggiamento di affetto e di simpatia verso i troll da parte del primo e più noto dei disegnatori di Bland tomtar och troll, un desiderio di insegnare ai bambini a osservare i "diversi" senza i pregiudizi mentali e le ipocrite pavidità dell'adulto? Mah. Non mi sembra probabile che all'inizio del secolo potesse già esistere una sensibilità così moderna. E tuttavia... perché no? In fondo, il Frankenstein della Shelley era già stato scritto da tempo. E alcuni anni dopo, facendone un film, il regista James Whale ci avrebbe inserito una scena estremamente esplicita, in cui si vede una bambina che si mette serenamente a giocare con il "mostro"...

L'ipotesi è suggestiva e, come si suol dire, fa piacere farla. Se fosse fondata, si potrebbe assegnare ai libriccini della serie Bland tomtar och troll una funzione pedagogica e civile di tutto rispetto. Ma anche così, e a prescindere dall'attuale livello qualitativo della serie, mi sembra comunque straordinario che un Paese riserbi alla letteratura per l'infanzia un'attenzione tale da permettere il nascere e il perdurare di una iniziativa editoriale come quella di Bland tomtar och troll: che, al di là del valore dei singoli apporti, ha comunque l'incommensurabile pregio di difendere uno spazio culturale autoctono, servendosi di gnomi e di troll per contrastare, dal nostro cantuccio europeo del "villaggio globale", la minacciosa avanzata di un'armata di manga, di creature disneiane e di Simpson.


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