POMILIO BLUMM

Scultura in Resina con base in legno
Autore: Amerigo Costantini
Anno: 1993
Altezza: 16 cm
Peso: 518 gr.

Pomilio Blumm è la principale agenzia di comunicazione pubblica ed istituzionale in Europa e sesta nel settore marketing e advertising, fondata negli anni sessanta con il nome di "Pomilio Idee".
Il Financial Times nella classifica sulle Fastest Growing Companies in Europa ha inserito Pomilio Blumm come prima società italiana per fatturato nel settore advertising.
Negli anni sessanta, Oscar e Gabriele Pomilio (nipoti di Ottorino Pomilio) fondano la Pomilio Idee, tra le prime agenzie pubblicitarie con sede in Abruzzo. I due fondatori appartengono a una famiglia dalla lunga tradizione imprenditoriale.
Tra i primi clienti della Pomilio Idee figura l'Aurum, il liquore abruzzese realizzato nell'omonima distilleria fondata negli anni venti dalla stessa famiglia. Il nome "Aurum" fu coniato dallo scrittore Gabriele D'Annunzio e i primi manifesti che sponsorizzavano questo liquore sono stati realizzati da Marcello Dudovich.
Negli anni settanta la Pomilio Idee viene ribattezzata Pomilio Blumm, dal nome della rivista gratuita "Blumm" nata nel 1976 per opera di Gabriele Pomilio e distribuita agli abbonati del telefono della regione Abruzzo. Nel 1980 ottiene la Targa d'Oro della pubblicità. Sono di questi anni anche la creazione di "Ameen Blumm", società di comunicazione italo-araba in Arabia Saudita, e il progetto "The Bridge" a Dubai, per supportare le aziende nell'espansione verso mercati emergenti.
Il processo di modernizzazione della Pubblica amministrazione iniziato negli anni novanta porterà Pomilio Blumm, sotto la guida di Franco e Massimo Pomilio, figli di Oscar, a lavorare in modo sempre più dedicato all'ambito della comunicazione pubblica.
In ambito nazionale ha curato e contributo alla realizzazione di progetti di comunicazione ed organizzazione di eventi per la Presidenza del Consiglio dei ministri, ISTAT, Autorità per l'energia elettrica e il gas, Marina Militare, Expo 2015. Tra i clienti a livello internazionale vi sono la Commissione europea, Frontex e la Banca Centrale Europea. Pomilio Blumm collabora con le principali istituzioni nazionali per la gestione di specifici eventi istituzionali, quali la Presidenza della Repubblica e la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con la quale nel 2021 l'agenzia ha curato la gestione del G20 svoltosi in Italia, e le diverse ministeriali collegate.
Nel 2022 la Pomilio Blumm è stata premiata da Forbes con il Social Awards, premio che la rivista internazionale ha riconosciuto per la campagna Italy is simply straordinary: beIT, per la promozione del Made in Italy e a sostegno delle esportazioni italiane e dell’internazionalizzazione del sistema economico nazionale.
Per studiare, aggiornarsi e contribuire a gestire in modo consapevole l'incidenza sociale e culturale della comunicazione – settore in cui l'azienda opera – Pomilio Blumm ha dato vita a iniziative culturali legate proprio ai temi della comunicazione: dalla formazione in comunicazione con Blumm Academy ai forum di discussione International Communication Summit e Oscar Pomilio Forum, dalla rivista ICS Magazine ai premi artistici Art Award e Blumm Prize. Nel 2016, è andato in onda sul canale televisivo tematico Sky Arte HD il contest sull'arte contemporanea Pomilio Blumm Prize.
Il logo dell'agenzia è stato rinnovato nel 2019 a cura di Milton Glaser, mantenendo come elemento fondamentale il rinoceronte. Da questa esperienza e dall'incontro con Milton Glaser è nato il video-documentario A Social Design Story, prodotto da Pomilio Blumm e disponibile su Amazon Prime Video USA e UK.
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Gabriele Pomilio è uno dei tre figli di Amedeo, il fondatore delle Distillerie dell'Aurum nella Pineta di Pescara e l'ideatore di tante campagne pubblicitarie affidate ad artisti famosi come Marcello Dudovich. Gabriele ha ereditato dal papà il genio pubblicitario e dato l'avvio, nella saga della famiglia Pomilio, al legame con lo sport. D'estate giocavo a pallanuoto e d'inverno a pallacanestro con la Roma polisportiva. Di fianco alla sede della polisportiva, abitava l'amante di Glovanni Gronchi e quando il presidente arrivava ci affacciavamo tutti dalla finestra». Anni in cui Pomilio - papà del campione Amedeo, di Franca sposata con Roberto Calcaterra e di Paola - lavora in banca a Roma. «Facevo il difensore degli oppressi in una banca che aveva per clienti attori tra cui anche Alberto Sordi. E che casini combinava per risparmiare 10 lire. Ricordo che una sera avevo una festa di carnevale ai Castelli Romani e si diceva addirittura che dovesse arrivare Anita Ekberg. Per andare alla festa mi ero imbottito le tasche di petardi. Ma il tempo passava, erano le undici di sera, ed ero ancora in ufficio perché dovevo terminare un lavoro. Entrò il capoufficio e così, giusto per fare festa, gli sparai un petardo che scoppiò su tutte le cambiali. Alla festa, poi, andaí, ma ovviamente la Ekberg non c'era». Nel 1963, il papà di Pomilio muore, Gabriele apre l'agenzia di comunicazioni lasciando via Veneto e le scorribande con Bud Spencer: «Giocava a pallanuoto con me e la sera uscivamo con una Cadillac, arrivavamo in via Veneto, sgommavamo e scendevamo dalla macchina. Ma non pensavo all'agenzia, volevo fare il pittore. Mica facile fare il pittore, altro che vita bohemienne: ti dovevi fare un culo tanto. Primo amore per Caravaggio, poi per Van Gogh infine l'astrattismo. Che dipingevo? Tutto, un casino». Ma l'agenzia nasce contrassegnata dal simbolo del rinoceronte: prima col nome di Pomilio Idee, poi di Pomilio Blumm e adesso nelle mani di Franco e Massimo, i figli di Oscar, il fratello di Gabriele scomparso nel 2006. «Un mio amico firmò il contratto per l'agenzia a mia insaputa. Era un contratto falso e mi disse che se volevo potevo denunciarlo oppure avrei potuto prendere l'agenzia: è così è iniziata quest'avventura che ha accompagnato fino agli anni Ottanta lo sviluppo di 326 aziende abruzzesi e italiane come la Ferrarelle, la Sangemini. Anni bellissimi», scherza, con mio fratello Oscar che lavorava e io a sfasciare le macchine». Tra le tante campagne pubblicitarie, Pomilio ha firmato anche il pallone di Maradona poi usato ai Mondiali di Francia nel 1998. «E con questo pallone ho chiuso il cerchio», dice Pomilio, perché in realtà io volevo fare il calciatore e invece sono finito in acqua. Accade che a un certo punto, quando avevo deciso di lasciare l'agenzia, di dedicarmi al dolce far nulla e a stare con gli occhi sognanti a guardare per aria, arriva la pallanuoto». E' stato Pomilio ad accompagnare gli anni gloriosi della pallanuoto a Pescara, dei successi della Sisley di Manuel Estiarte, Marco D'Altrui, Amedeo Pomilio, i fratelli Calcaterra, Francesco Attolico e della nazionale arrivando a vincere le Olimpiadi di Barcellona nel 1992. «lvo Trumbic», ricorda, «non lo conosceva nessuno, arrivò leggendo il libretto della pallanuoto in traghetto». A cosa si dedica oggi Pomilio? «Continuo a divertirmi insegnando ai bambini e giocando a scopa». Da un paio d'anni, organizza un festival per i più piccoli a Lignano Sabbiadoro che si chiama Haba Waba Festival e promuove le discipline acquatiche. Ma quando è in casa continua a coccolare il rinoceronte di cui ha una collezione di 400 esemplari. «Ma quel mio amico aveva ragione sul rinoceronte: è vero, non vede e carica alla rinfusa. Ma a me questa bestia continua a far impazzire, perché è un animale preistorico, è l'inizio di tutto. E' un animale che mi piaceva, era l'idea della pubblicità che avanza, che travolge e arriva a destinazione.»
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«La figura del rinoceronte ha sempre affascinato l’artista, non solo in pittura. Penso a Ionesco, che gli ha intitolato una pièce teatrale, ma anche al celebre disegno di Dürer, dove il rinoceronte pare una sorta di macchina metallica, la corazzata di un guerriero». Così Mimmo Paladino racconta l’opera che ha dedicato all’agenzia Pomilio Blumm, promotrice di Blumm Prize, e al suo simbolo: “materia allo stato puro”.
Perché dipingere un rinoceronte? Cosa la affascina di questo soggetto?
" La storia dell’arte è piena di riferimenti alla forma del rinoceronte. Volendo cercarli, si potrebbe andare lontano. Nel mio caso, però, l’idea era di rendere sulla tela la qualità epidermica dell’animale, la sua essenza materica. Di qui la scelta di usare molto materiale terroso. Il rinoceronte, infatti, è materia allo stato puro, figura scultorea per eccellenza."
Il rinoceronte è anche un simbolo potente, in grado di evocare concetti e immagini assai diverse.
"Personalmente non amo troppo i simboli. Non c’è dubbio, però, che il rinoceronte rappresenta una forma vivente arcaica, lontana, primitiva, alla quale forse non siamo neppure più abituati a pensare. Qualcosa quindi di contemporaneo, ma al tempo stesso legato a un passato remotissimo."
Blumm Prize nasce dalla convinzione che l’artista, più di ogni altro, sia in grado di “indicare la strada” e capire prima e meglio dove stanno andando le sensibilità etiche ed estetiche di una comunità.
"Che sia per metodo o per capacità innata, l’artista ha sempre avuto come delle “antenne” per intuire le mutazioni sociali e culturali del momento. Per quanto mi riguarda, credo che in questo periodo storico quello che occorre è una forma di riflessione e di lentezza. Mi è sempre piaciuta la frase finale de “La voce della Luna” di Federico Fellini: “Se tutti facessero un po’ più di silenzio...”. Mi pare profetica: sarebbe bene se oggi tutti facessero un po’ più di silenzio. Proprio come il rinoceronte, che in fondo è un animale silenzioso: impetuoso quando cavalca, ma anche capace di restare immobile, in attesa, quasi in riflessione."

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