Rara e interessante medaglia rettangolare in bronzo e smalti realizzata in occasione dello sciopero nazionale dei lavoratori metallurgici dell'Agosto/Settembre 1920 per conto della F.I.O.M.
 
La medaglia misura 20x27 mm.
Condizioni molto buone come da fotografia, bella patina. 
 
Sul fronte in alto la scritta OCCUPAZIONE DELLE FABBRICHE, sopra ad un tondo con fondo di smalto rosso e al centro la falce e martello.
Sotto la scritta 
AGITAZIONE NAZIONALE METALLURGICI
Avanti!
AGOSTO - SETTEMBRE 1920

Sul retro della medaglia è raffigurato un operaio avvolto nella bandiera sovietica, sul fondo immagini di gru e fabbriche. In basso a sinistra la sigla dell'incisore CLM. In fondo la scritta F.I.O.M.

Tra la fine della prima guerra mondiale e il primissimo dopoguerra si creò in Italia un clima da vigilia di rivoluzione: le proteste del movimento antimilitarista, la disoccupazione imperante, le oggettive difficoltà del vivere quotidiano e le speranze suscitate dagli avvenimenti rivoluzionari che stavano investendo la Russia, esplosero in un succedersi di scioperi e tumulti vari. Le elezioni del giugno 1920 (Ministero Giolitti) e il proseguimento della grave crisi, portarono come conseguenza l’incremento del numero degli scioperi.

Il 30 agosto 1920 la direzione dell’Alfa Romeo di Milano, proclamò la chiusura della fabbrica. Per quest'ultima presa di posizione, gli industriali si giustificarono, affermando che erano stati provocati seri danni alla produzione, e che quindi preferivano chiudere le fabbriche. Spontaneamente gli operai impedirono questa mossa occupando lo stabilimento ed estendendo, con la partecipazione di mezzo milione di lavoratori, la protesta e le occupazioni ad altri 280 stabilimenti milanesi e poi al resto d'Italia. Le occupazioni si concentrarono in particolare nel cosi detto triangolo industriale: Milano, Genova e Torino. Nelle fabbriche occupate si formarono i "Consigli di fabbrica" ( il primo consiglio di fabbrica si era costituito a Torino nel settembre del 1919 ), strutturati orizzontalmente senza capi e subordinati: ogni reparto sceglieva un commissario nella persona di un operaio, che aveva il compito di esaminare il ciclo di produzione, comunicando poi il tutto ai compagni di reparto, in modo da eliminare ogni gerarchia di funzioni direttive all'interno della fabbrica. I commissari di reparto avevano anche il compito di nominare il consiglio di fabbrica e inoltre la loro carica, come tutte le altre cariche, era, da parte della base, revocabile immediatamente.

Il Primo ministro italiano (Giolitti), non sgomberò le fabbriche, come molti gli chiedevano di fare, ma lasciò che la protesta perdesse gradatamente la sua carica aggressiva. Il 16 settembre Giolitti convocò, prima a Torino poi a Roma, i rappresentanti degli industriali e quelli degli operai metallurgici e il 20 settembre viene stipulato un accordo relativo alle rivendicazioni salariali e al controllo degli operai sulle fabbriche. Il referendum delle maestranze metallurgiche ratificò l'accordo di Roma con 127.904 voti a favore e 44.531 contro il 26 settembre e di conseguenza venne ordinato lo sgombero delle fabbriche.




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