Il 30 agosto 1920 la direzione dell’Alfa Romeo di Milano, proclamò la chiusura della fabbrica. Per quest'ultima presa di posizione, gli industriali si giustificarono, affermando che erano stati provocati seri danni alla produzione, e che quindi preferivano chiudere le fabbriche. Spontaneamente gli operai impedirono questa mossa occupando lo stabilimento ed estendendo, con la partecipazione di mezzo milione di lavoratori, la protesta e le occupazioni ad altri 280 stabilimenti milanesi e poi al resto d'Italia. Le occupazioni si concentrarono in particolare nel cosi detto triangolo industriale: Milano, Genova e Torino. Nelle fabbriche occupate si formarono i "Consigli di fabbrica" ( il primo consiglio di fabbrica si era costituito a Torino nel settembre del 1919 ), strutturati orizzontalmente senza capi e subordinati: ogni reparto sceglieva un commissario nella persona di un operaio, che aveva il compito di esaminare il ciclo di produzione, comunicando poi il tutto ai compagni di reparto, in modo da eliminare ogni gerarchia di funzioni direttive all'interno della fabbrica. I commissari di reparto avevano anche il compito di nominare il consiglio di fabbrica e inoltre la loro carica, come tutte le altre cariche, era, da parte della base, revocabile immediatamente.