Scheda del Libro

AutoreCesare Violini

TitoloLorenzo il magnifico: la vita, la politica, l'arte, gli amori

CollanaCollana storica

EditoreLa Prora

Anno1945 (I Edizione)

IllustrazioniFotografie in B/N f.t.

CopertinaMorbida con sovracoperta

Pagine: 364

Stato di conservazione: Accettabile

Descrizione

«C

ortese lettore, mantengo la promessa, fatta nella prefazione del mio precedente lavoro "Maria di Màgdala", di dare alle stampe questa mia nuova fatica, alla quale mi sono indotto per gli incitamenti di autorevoli letterati e di amici. Non so fino a qual punto io sia riuscito ad accontentare pubblico e consiglieri col presente lavoro, nel quale ho dovuto tarpare le ali alla fantasia, far tacere gli entusiasmi, e frenare l'estro, ogni volta in cui gli elementi, drammatici o passionali, di un fatto mi avrebbero volentieri allontanato dalla rigida forma del freddo storico. Spero tuttavia di non deludere i miei lettori e di non aver fatto opera inutile.

Lo scopo di questo volume è quello di colmare una lacuna, realmente sentita e mortificante, nel campo della nostra storia e della nostra letteratura: lacuna sentita, dati i molti documenti venuti alla luce, in questi ultimi tempi, intorno al Magnifico, che permettono la revisione di non pochi giudizi, ritenuti definitivi; mortificante, perché quello che noi possediamo di relativamente completo al riguardo, è dovuto alla penna di due stranieri. Dal 1784 infatti, anno in cui Mons. Angelo Fabroni dava alle stampe, in lingua latina, il suo "Laurenti Medicis Magnifici Vita" (il cui maggior pregio consiste nella pubblicazione delle lettere di Lorenzo), nessun italiano si è sobbarcato alla fatica di offrirci un'opera completa e aggiornata, sulla figura più caratteristica del nostro Rinascimento.

Le due Vite, che di Lorenzo il Magnifico hanno visto posteriormente la luce, sono dovute alla diligenza di un inglese, William Roscoe, e di un tedesco, Alfred Reumont; opere che, pur essendo pregevoli, appaiono oggi insufficienti, incomplete e non prive di errori, per non aver potuto gli autori di esse prender visione dei documenti da poco scoperti, e resi noti al pubblico degli studiosi.

D'altro canto, anche queste opere non sono di data recente, risalendo quella del Roscoe al 1795, e quella del Reumont al 1860 circa: e risentono notevolmente della mentalità protestante e del temperamento nordico dei due autori, per cui, sia nella esposizione dei fatti, sia nella loro valutazione, sono evidenti non poche parzialità di giudizio, o difetti di comprensione. La mia fatica quindi intende essere nuovissima opera di raccolta, di coordinamento, e di integrazione di tutto quanto è apparso, prima e dopo le opere succitate, intorno al Magnifico, con le nuove conclusioni a cui io sono arrivato.

Dichiaro altresì di non essermi prefisso una tesi di riabilitazione del personaggio o di aggravarne le accuse già esistenti. Ho detto la verità, senza pietose lacune, memore delle parole di Isidoro del Lungo, il quale, appunto, un giorno, ebbe a scrivere "che se attenuare o scusare il male può essere riverenza all'ingegno, tacerlo o dissimularlo è debolezza della storia e della critica". Dopo di che non mi rimane che confidare nella indulgenza del mio cortese lettore».

[dalla Prefazione]