Tino Stefanoni - Wikipedia


TINO STEFANONI 

“ I PENNELLI ”  

 n° 17995000

  • Fotolitografia, 4 colori
  • Anno di Edizione: 1974
  • Misure 23x30 cm
  • Firmato a matita ‘Tino Stefanoni’ in basso a destra. Numerato sul retro 1799
  • Garanzia di autenticità dell’opera e della firma a mezzo punzone a secco di BolaffiArte

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Tino Stefanoni (Lecco6 luglio 1937 – Lecco2 dicembre 2017) è stato un pittore e scultore italiano

Dopo aver frequentato il liceo artistico della Scuola Beato Angelico , segue i corsi del Politecnico di Milano.
Nel 1967 consegue il suo primo riconoscimento, aggiudicandosi il Premio San Fedele, riservato a giovani pittori . Nel 1968 tiene la prima esposizione personale alla Galleria Apollinaire di Milano, con un saggio di Pierre Restany. Nel 1970 viene invitato al Padiglione Sperimentale della XXXV Biennale Internazionale d'Arte di Venezia[3]. Da allora, le sue opere sono state esposte in numerose gallerie, musei e spazi pubblici.

Le prime opere sono superfici bianche a rilievo, espressioni del minimalismo concettuale, ispirate dall'atmosfera artistica milanese dell'epoca. L'artista le definisce "bolle di sapone", rimarcandone una componente originale che mescola realtà e fantasia. Disegna oggetti semplici: camice, matite, tenaglie, tubetti di colore, penne; isolandoli nello spazio e riducendoli a icone l'artista li rende immobili, osservandoli con stupore filosofico.
Partecipa al clima artistico degli anni '80, al citazionismo, pur non praticandolo in modo asettico, trasferendo nella pittura evocazioni e ricordi; dialogando con l'antico, con ironia e commozione. I suoi paesaggi semplificati, ricerche metafisiche, reali e virtuali assieme , si inseriscono lungo la strada tracciata da Carlo Carrà, ma facendo scomparire ogni traccia di realismo .

L'ultimo filone della sua produzione è fatto di sinopie, dove il colore viene quasi annullato su tavolozze bianche. La sua impronta artistica è di matrice concettuale, nella quale la pittura è un oggetto per la mente

Stefanoni propone un percorso nella sua produzione pittorica, dalle tele degli anni sessanta e settanta – in cui si dimostra incline a una ripetizione maniacale degli oggetti, rappresentati nella loro disarmante ovvietà – a quelle degli anni più recenti, che, pur rimandando a una sorta di svolta lirica, non rinunciano a sottolineare la prorompente fisicità degli elementi rappresentati, avvolti da una sottile ironia e magia. Il lavoro di Stefanoni, volto alla ricerca della qualità intima delle cose – a proposito della quale si è giustamente parlato di “metafisica” – conserva così un anelito di mistero che lo rende affascinante ed enigmatico