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1905. DIARII DEI VIAGGI ARTISTICI

LEONARDO PATERNA-BALDIZZI, FRA UNO SCHIZZO E UNA NOTA. DAI DIARII DEI VIAGGI ARTISTICI. Con prefazione di RAFFAELLO GIOVAGNOLI.

Torino, Tip. Lit. Camilla e Bartolero, 1905.15x29, lingua italiana, pp. 167, brossura editoriale illustrata con litografia datata 1898, ritratto dell’Autore e dedica manoscritta, completamente illustrato con litografie in nero rappresentando vedute e monumenti di varie città disegnate dall’autore, frego Liberty fanno da sfondo ai piatti di copertina, buon esemplare.

PATERNA BALDIZZI, Leonardo. – Nacque a Palermo il 23 febbraio 1868 Nel 1884 conseguì la licenza tecnica all’Istituto Filippo Parlatore. Si iscrisse all’Università di Palermo e contemporaneamente seguì i corsi all’Accademia di belle arti. Il 31 agosto 1889 ottenne il diploma di abilitazione all’insegnamento del disegno e iniziò l’apprendistato nello studio del suo mentore e maestro Giuseppe Damiani Almeyda. Si fece notare per i rilievi della chiesa di S. Giorgio dei Genovesi all’Esposizione nazionale di Palermo del 1891-92 e all’Esposizione Colombiana italo-americana di Genova del 1892. La sua predisposizione al disegno lo portò a eseguire innumerevoli schizzi e rilievi di monumenti e architetture. Vincitore di concorso nel 1892 per la docenza nelle scuole tecniche, insegnò alla Scuola Domenico Scinà di Palermo, benché continuasse a lavorare come disegnatore architetto. Nel 1894 prestò servizio militare a Roma. Qui iniziò a scrivere i suoi diari, un’attività che lo accompagnò per tutta la vita. Si trasferì definitivamente a Roma nel gennaio 1897, dove ebbe modo di frequentare architetti e artisti come Ettore Ximenes, per il quale nel 1900 progettò in stile floreale un villino in piazza Galeno.. Durante gli anni del soggiorno romano disegnò diversi progetti (monumento ai caduti di Dogali, pergamo per la chiesa di S. Silvestro in Capite, monumento a Benedetto Brin).

Durante la Grande Guerra prestò servizio militare. In seguito, ritornò a lavorare a Napoli, dove riprese l’insegnamento universitario. Nel 1923 progettò per l’impresa dei suoi allievi Giovagnoni e Nicotera, il teatro sociale (oggi Savoia) e il grande albergo a Campobasso in forme tardoliberty, forse la sua ultima opera più interessante (si è conservato il solo teatro). Diresse per trentadue anni l’Istituto di architettura e ornato dell’ateneo napoletano. Effettuò innumerevoli viaggi in Italia e all’estero per visitare città e paesi, immortalati sempre nei suoi diari e carnet. Nel 1900 si fidanzò con la figlia dello scrittore e patriota Raffaello Giovagnoli, Enrica, sua musa ispiratrice per il resto della vita. Ritornò all’insegnamento prestando servizio presso la Scuola normale femminile Margherita di Savoia a Roma. Nel 1901 si sposò; testimoni furono il pittore Cesare Maccari, il maestro Giovanni Sgambati, lo scultore Ettore Ximenes e il senatore Emanuele Paternò di Sessa.

Scrisse i suoi tanti diari di viaggio, articoli polemici e saggi storici con la stessa passione con cui insegnò e disegnò architetture, paesaggi, arredi, decorazioni d’interni, ferri battuti e pergamene. Morì a Roma il 18 maggio 1942.