Antico torchietto a cassetta per fotografia 

Telaio antico in legno da fotografia primi 900, con chiusure in ottone sul retro, detto anche torchietto a cassetta, dispositivo per la stampa a contatto di lastre fotografiche su carta emulsionata. Misura cm. 16 x 13,5 x 2,5 circa. Completo di lastra fotografica raffigurante donne dell’epoca e misura cm. 11,5x 8,5 x 0,1. Il tutto in ottime condizioni.

La stampa fotografica

 La prima carta su cui viene stampata la fotografia è un foglio imbevuto di soluzione salina, detta “carta salata”. Questa, nel 1850, viene soppiantata dalla carta all’albumina (1850–1885ca.), inventata da Blanquart-Evrard (1802-1872) usando le chiare d’uovo. Questa carta ha una finitura lucida e compatta e, una volta preparata, può essere conservata per molto tempo prima dell’uso.  Sempre nel 1839 lo scozzese Mungo Ponton (1801-1880) scopre la fotosensibilità del bicromato di potassio e inventa, così, la prima tecnica fotografica non argentica:  il bicromato, esposto alla luce, diventa insolubile e, una volta lavato, le particelle non sensibilizzate vengono eliminate dal foglio; tale procedimento si rivelerà fondamentale per la fotoincisione.  Questa scoperta permette, nel 1856, a Alphonse-Louis Poitevin (1819-1882) di inventare sia le stampe al carbone, estremamente stabili e che possono essere create in diversi colori in base ai pigmenti usati; sia la tecnica fotomeccanica della collotipia per riprodurre fotografie con inchiostro tipografico. Nel 1851 L’inglese Frederick Scott Archer (1813-1857) inventa il procedimento al collodio umido,  un metodo per sensibilizzare lastre di vetro e farne negativi  mescolando i sali d’argento al collodio (fulmicotone). In questo modo si elimina sia l’unicità e la delicatezza del dagherrotipo sia la brunosità delle stampe ottenute da calotipi a causa della fibrosità della carta. Il collodio soppianta, così,  tutte le altre tecniche fino agli anni Ottanta dell’Ottocento. Dalla tecnica del collodio nascono quelli che vengono chiamati i “dagherrotipi dei poveri” : l’Ambrotipo (1850-1870 ca.), praticamente un positivo ottenuto mettendo uno sfondo nero alla lastra vetro, sviluppato e fissato e poi lavato con acido nitrico; il Ferrotipo (o tintype), inventato dall’americano Hamilton Smith (1819-1903) nel 1856 e che usa lo stesso procedimento al collodio ma cambia il supporto passando a delle semplici lastre in ferro che sono molto più resistenti e possono anche essere spedite.

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