Mario Schifano, "S.T. (Erotica)", fine anni '70, tecnica mista (smalto, grafite) e collage su carta 100x70 cm, in cornice originale e coeva in legno argentato (117x86x3,5 cm compresa cornice), firma al centro, al retro del cartone protettivo timbro della Galleria d'Arte Piero Della Francesca, Arezzo. Opera esposta e pubblicata (dettagli su richiesta). Documentazione: Certificato di autenticità dalla Galleria d'Arte Piero Della Francesca (Arezzo). Condizioni: ottime, alcune pieghe sulla carta e piccoli segni, nessun danno, nessun restauro, la cornice presenta vari segni e graffietti, è vissuta ma coeva e bellissima proprio per questo.

Le grandi carte di Mario Schifano, specie quelle con soggetti erotici (o porno, come in questo caso) sono rare. Lavoro splendido, di grande qualità, molto elaborata e con varie tecniche, un'opera per veri intenditori. Schifano, finalmente arrivato al successo che merita, è  il più grande artista Italiano del secondo Dopoguerra, per talento e poliedricità.

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Biografia di Mario Schifano:

Mario Schifano nasce a Homs nel 1934 ed arriva a Roma al seguito della famiglia nel dopoguerra. Lavora insieme al padre al Museo Etrusco di Valle Giulia, attività che soppianta però con l'incalzare della sua propensione al dipingere che si manifesta al pubblico per la prima volta con l'esposizione della personale alla Galleria Appia Antica a Roma nel 1959, con lavori circoscrivibili nella cultura informale caratterizzati da sgocciolature, gestualità, spessore materico. Con la mostra collettiva del 1960 alla Galleria La Salita (Cinque pittori romani: Angeli, Festa, Lo Savio, Schifano, Uncini), l'artista inaugura una fervida stagione che durerà più di un decennio in cui sarà alla ribalta della critica, con riconoscimenti quali il Premio Lissone 1961 e il Premio Fiorino, La nuova Figurazione (Firenze, 1963). La sua pittura si dirige al monocromo espresso su carte incollate su tela e ricoperte appunto di un solo colore molto tattile. L'opera viene trattata come schermo sul quale compariranno lettere, segni, nuove immagini prodotte artificialmente dalla civiltà industriale. Seguono mostre personali e partecipazioni a collettive in spazi privati e pubblici e in manifestazioni in Italia (Roma, La Tartaruga, 1961; Galleria Nazionale d'Arte Moderna, 1966 e L'attico, 1967; Milano, L'Ariete, 1963 e Studio Marconi, 1965; Venezia, XXXII Biennale, 1964; San Marino, V Biennale, Oltre l'Informale, 1963 e VI Biennale, 1965; ) e all'estero (New York, Sidney Janis Gallery, The New Realists, 1962; Parigi, Sonnabend, 1963; Pittsburgh, Carnegie Institute, 1964; Biennale, San Paolo del Brasile, 1965; Tokyo, National Museum of Modern Art, 1967). Lavorando per fasi tematiche, questi sono gli anni dei “Paesaggi anemici”, del “Futurismo rivisitato”, cicli di grandissimo successo. In Schifano l'attenzione alla tecnologia e alla riproduzione di immagini, la dimensione contemplativa verso la città, la musica, la pubblicità, la fotografia, si unisce al cinema con le sue sperimentazioni dietro la macchina da presa, con un forte "senso di contemporaneità" (che anche si evince per la scelta di materiali di produzione industriale, i colori a smalto, le vernici alla nitro). I primi anni Settanta si aprono con la serie di tele emulsionate dove immagini televisive vengono estrapolate e ivi riportate e sottoposte a interventi di colore alla nitro da assurgere ad altro valore, non più effimero e posto sotto teche di perspex colorato. Altrettanto importanti, in questo decennio, sono le grandi carte (generalmente di formato 100x70) a cui Schifano lavora incollando ritagli di riviste, intervenendo poi manualmente con smalti, gelatine a altri medium. Tra gli anni ’70 e ’80 introduce il soggetto dell’arte e degli artisti, utilizzando fotografie di “icone” storiche come quelle di de Chirico, Henri Matisse, Leonardo da Vinci, Paul Cézanne e il gruppo dei futuristi. Sebbene questi due decenni siano tormentati a causa della dipendenza da sostanze stupefacenti, l’attività espositiva rimane costante: Schifano espone in importanti gallerie, in spazi pubblici come la GAM di Bologna ed è presente alla Biennale di Venezia del 1978. Ma la vera rinascita di Schifano avviene però negli anni ’80 quando torna alla pittura pura, con i grandi dipinti, colorati e materici, dei cicli naturalistici e dedicati al mondo preistorico ed espone in spazi pubblici, gallerie e rassegne importantissime: Roma, Palazzo delle Esposizioni, Arte e Critica, 1980; Parigi, Centre Pompidou, Identité italienne, 1981; Venezia, XL Biennale, 1982 e XLI, 1984; Venezia (Palazzo delle Prigioni Vecchie, Naturale sconosciuto, 1984), San Francisco, Museo Italo Americano, 1985; Francoforte, Kunstverein, 1987; Aosta (Tour Fromage, 1988), Parigi (Galerie Maeght, 1988); Londra, Royal Academy, 1989; Bruxelles, Palais des Beaux Arts, 1989.                                               

Negli anni ’90 tornano ad essere protagoniste le immagini della sua Musa ausiliaria (la televisione) su tela preparata al computer e le fotografie: in entrambi i supporti Schifano interviene con la pittura. Le opere saranno successivamente protagoniste di una mostra itinerante in Sudamerica che riscuote grande successo di pubblico e critica. Altre esposizioni di rilievo sono quelle a Saint Priest, Centre d'Art Contemporain, 1992; New York, Solomon Guggenheim, 1994; Milano, Palazzo della Triennale, 1995; Beijing, International Exhibition Center, 1997. Nel 1997 viene insignito del Premio San Giorgio di Donatello per le vetrate policrome della cripta di Santa Croce a Firenze, per il settimo centenario della costruzione. Due anni dopo Venezia alla Biennale rende Omaggio a Schifano, morto il 26 gennaio 1998, stroncato da una vita fatta di eccessi e sregolatezza, in un ospedale romano.