L’attività artistica di Giuseppe Ciccia
prende le mosse nel 1963 partecipando ai grandi Movimenti dell’Arte
Contemporanea, dalla Pop-Art all’Arte Povera e alle svariate sue performances
che coinvolgono il pubblico in quanto diviene oltre che spettatore, parte
integrante dell’opera.
Giuseppe Ciccia sperimenta le diverse tecniche tradizionali dal disegno alla
pittura, all’incisione, alla scultura, all’immagine filmica.
Nel 1975 fonda il Movimento Artistico denominato “Assurgentismo” con il chiaro
intento di riportare l’arte al centro della vita, alla sua condizione naturale,
intesa come evoluzione dello spirito.
Partecipa alla X Quadriennale di Roma “La Nuova Generazione”.
Interviene dal 1983 al 1987 alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia
con delle Immagini/Azioni (postcards), scelte appositamente per evidenziare un
messaggio attraverso un segno pubblicitario estrapolato dall’architettura della
Laguna, evento che l’artista ripete nel 1975 per il Centenario della Biennale.
L’incontro con Vinicio Berti ed Emilio Vedova contribuisce ad esercitare il suo
impegno in una pittura che rifiuta la forma e l’interpretazione dei dati
oggettivi della realtà, per operare attraverso una sintesi formale, ristretta
sulla polarità di pochi colori, dal rosso al nero, dal blu al giallo.
Presente in numerose personali e collettive nazionali ed internazionali.
Le sue opere sono collocate in spazi pubblici, Musei civici e Istituti
Religiosi.
Giuseppe Ciccia nasce nel 1946 a Messina. Vive ed opera a Firenze.
Note critiche
“…Le
astrazione di Giuseppe Ciccia, apparentemente distanti dalla realtà, tracciano
un linguaggio estetico che proprio da alcuni dati oggettivi prendono spunto.
Lontano dal voler illustrare il naturale, l’artista siciliano, attraverso
l’esplosione materica e l’irruenza del segno, è proteso a rendere visibile
quella dimensione parallela, ma anche sinergica, alla vita reale e che si
iscrive nella psiche e nell’istintualità umana.
Per Ciccia l’atto creativo si esplica con un impegno fisico che riproduce quel
moto sentimentale e quelle sensazioni che scaturiscono dall’osservazione del
reale. Tutto è di fronte a noi, basta avere gli occhi per osservare e la mente
per tradurre queste sollecitazioni. L’empatia che si istaura tra il pittore e
il mondo circostante prende consistenza nella non-forma: moti disordinati,
rapide linee tracciate impulsivamente, colori primari che si intersecano con il
neutro del bianco e del nero, traducono visivamente ciò che viene rielaborato
dai sensi e dall’intelletto. Un turbinio di tracce, linee e segni ancestrali
che spiazza la ragione e ammicca direttamente all’emisfero destro del nostro
cervello.
Le finestre sul passato di Ciccia non corrispondo a una riflessione nostalgica
e pessimistica sul presente, non intendono rallentare la crescita artistica
degli artisti sperimentatori della nostra contemporaneità, bensì vogliono
dimostrare quanto il passato possa dialogare con il presente, quanto la storia
dell’arte antica possa incontrare quella contemporanea per mezzo di una danza
sfrenata e magica in un tempo senza tempo. Magia dell’arte, forza
dell’allusione e potere di un artista che non ha mai smesso di sognare…”
(Il Museologo e
critico d’Arte Maurizio Vanni)
"... un
segno, un grumo di colore che si consuma rapido lungo una traiettoria inventata
estemporaneamente perché attraversi la pagina e si perda come metafora
stemperandosi in una scia di luce. Talvolta il segno si fa corposo, anzi
marcato, per accennare soluzioni formali ambiziose: è in questi momenti che la
semiastrazione di Ciccia tende a recuperare fatti figurativi passati..." (Tommaso Paloscia)
"... La tecnica artistica di Ciccia, si colloca in modo
atipico nel panorama nel dell'arte italiana e internazionale. Egli, senza
condizionamento, né limitazioni, cerca un libero rapporto con l'arte e la vita.
In proposito, è pronto a dichiarare: «Nel processo creativo, cerco il vuoto di
partenza, il senso dell'ineffabile, il suono della realtà invisibile da
condurre a una rivelazione o ribellione dello spirito in un mio ordine non
prestabilito, ma che nasce sempre come cammino interiore che si compie nel profondo
infinito del mio io o in uno spazio che è soltanto relativo, ma senza mai
giungere a una meta conclusiva. In questo cammino mi piace affidarmi
all'immediatezza del gesto che evoca la mia tensione spirituale di piacere e di
dolore, per lasciare poi agire il caso e la spontaneità in piena libertà. Cosi
mi piace operare». E' qui che consiste il grande fascino e l'originalità della
sua opera, che sta nell'immediatezza del gesto, che coinvolge mente e corpo.
Ciccia è un artista di grande spessore culturale e umano..." (Savino Marseglia)
GIUSEPPE CICCIA - Finestra sul passato |