«Sembra che il Paese abbia finalmente ottenuto pace» disse Papenhofer, «sono passati due lunghi anni senza una vera rivoluzione. Stiamo vivendo tempi veramente tranquilli». A ridosso del 1926 i messicani e gli stranieri trapiantati in Messico, convinti che la tregua conseguente all’ultima rivoluzione potesse essere duratura, non credevano plausibile l’insorgere di una vera rivolta, motivando tale sicurezza con la scarsezza di uomini valorosi, pronti all’agire. Eppure, di lì a poco, ciò sarebbe accaduto, dando origine a una sanguinosa guerra. Quella che vi presentiamo con questo romanzo è la guerra civile messicana vista attraverso gli occhi di un avventuriero norvegese, Nils, che viene a trovarsi nel mezzo di questo conflitto appena adolescente. Nils trascorrerà quei giorni di rivolte cavalcando all’ombra del vulcano di Colima e Jalisco, inseguendo nient’altro che l’orizzonte, accompagnato da Rodrigo, un arriero d’animo affine al suo e con il quale farà esperienza di incontri ravvicinati con i ribelli. Nils Per Imerslund (9 maggio 1912 – 7 dicembre 1943) nacque a Christiania, l’odierna Oslo. A causa del lavoro del padre passò gran parte della sua giovinezza in Messico, dove fu spettatore della guerra cristera, che infuriò nel paese fra il 1926 e il 1929. Anche se adolescente questa esperienza ebbe grande effetto su di lui, tanto che nel 1936 apparve la sua autobiografia romanzata avente come scenario tali eventi. All’inizio degli anni Trenta rientrò in Europa, in Germania, e si avvicinò agli ambienti nazionalsocialisti entrando nella formazione della Sturmabteilung, con cui partecipò a diversi scontri armati nella capitale tedesca. Giovane avventuroso, andava dove il pericolo e l’azione divampavano come il fuoco. Nel 1936 non esitò a partire per la Spagna dove, al fianco della Falange, combatté per tre anni fino alla vittoria finale. L’Europa chiamava ancora i suoi giovani e Nils si arruolò nelle Waffen SS. Combatté in Ucraina e Finlandia contro l’armata rossa. Fu ferito gravemente durante uno di questi scontri e morì all’ospedale Aker di Oslo. Durante la sua seppur breve vita riscosse vasta fama. Fu impegnato non solo in ambito militare ma anche politicamente. Durante la guerra partecipò a numerose registrazioni per la radio governativa Norvegese e fu definito det ariske idol, l’idolo ariano, per via della sua altezza, i capelli biondi e gli occhi azzurri.