Questa opera fa
parte della collezione Frater Franciscus, una raccolta di dieci incisioni di
Robert Carroll in cui l’artista statunitense offre un’interpretazione
contemporanea dell’opera e del messaggio di San Francesco d’Assisi: tali lavori
hanno la forma esterna del racconto figurativo, ma celano una trama di
introspezione così delicata da suggerire un senso di instabilità e di sottile
inquietudine.
Nato a Painesville (Ohio) nel 1934,
Carroll si forma artisticamente presso il Cleveland Institute of Art e alla
Western Reserve University, dove si laurea in Belle Arti nel 1957. Durante il
servizio militare alterna agli studi in fisica nucleare la compagnia dei più
famosi nomi della Beat generation, da Allen Ginsberg a Jack Kerouac, mentre
diventa amico di Willem De Kooning, uno dei maggiori esponenti americani
dell'impressionismo astratto, che lo introduce nell'ambiente culturale e
artistico italiano, che il pittore conosceva bene per i molti scambi culturali
avuti in quegli anni. Quindi, appena venticinquenne, Carroll giunge a Roma e
ben presto inizia a frequentare l'ambiente culturale stabilendo importanti
relazioni con personalità del calibro di Elio Vittorini e Salvatore Quasimodo.
In Italia conosce e sposa la scrittrice Simona Mastrocinque, figlia del noto
regista cinematografico Camillo Mastrocinque. Nella sua carriera ha tenuto oltre
250 mostre in Italia e all’estero, molte delle quali presso importanti sedi
museali: si ricordano le personali al Museo Chiostro di Santa Chiara di Napoli
(2000), al Museo di Palazzo Farnese a Piacenza (2001) e al Museo Michetti di
Francavilla al Mare (2005). Ha insegnato pittura all’Accademia d’Arte di
Cleveland.
È noto per aver elaborato spettacolari multivisioni, commissionate da Enti pubblici e oggi presenti in strutture museali, oltre ad aver realizzato scenografie per il Teatro Stabile di Torino e per quello di Roma. Carroll non perde nel suo percorso artistico mai di vista la pittura, che rimane sempre la sua attività principale, alla quale affianca la realizzazione di importanti acqueforti, come testimoniano le dieci incisioni dedicate al Cantico delle Creature di S. Francesco e le altre due dedicate a S. Antonio da Padova.