BELLA LETTERA DI 2 PAGINE DA TORINO 7 LUGLIO 1862.
Antonio Zanolini (Bologna, 31 gennaio 1791  Bologna, 24 novembre 1877) è stato un politico italiano.

Compì la formazione culturale nel rinnovato clima culturale napoleonico. Studiò legge nell’ateneo felsineo e subito dopo la laurea fu nominato assessore camerale o di finanza. Ventenne, sposò nel 1811 Caterina Aldini, nipote di Antonio Aldini, segretario di Stato del Regno d’Italia napoleonico. Dal matrimonio nacquero quattro figli. Nel 1815, praticante presso la Procura felsinea, fu fra i bolognesi che guardarono con favore al breve e per molti versi contraddittorio tentativo militare di Gioacchino Murat. Con l’inizio della Restaurazione, accanto alla pratica forense e all’incarico camerale, Zanolini coltivò con assiduità gli studi letterari, animando circoli e accademie culturali.

In un Discorso sulla commedia italiana letto nella Società del Casino il 15 aprile 1827, cercò di spronare i suoi connazionali a dedicarsi con maggiore assiduità al genere teatrale e in primis alla commedia di carattere, quel genere letterario ritenuto come il più adatto a svelare i vizi di un popolo con l’intento di correggerli. Frutto di questo impegno è la commedia Il dissoluto geloso, messo in scena con scarso successo nel 1828.

Fu tra i promotori e fra i più attivi protagonisti della rivolta scoppiata a Bologna, sulla scia degli eventi modenesi, il 4 febbraio 1831. Chiamato a far parte della Commissione provvisoria di governo che di lì a breve avrebbe decretato la fine del potere temporale dei papi sul territorio della provincia bolognese, Zanolini compì insieme a Francesco Orioli una delicata missione in Romagna, Marche e Umbria allo scopo di promuovere l’unione delle città via via insorte. Radunata a marzo l’Assemblea delle Province Unite, Zanolini ne fu anche eletto presidente. Soffocata la rivolta dalle truppe austriache, fu catturato e imprigionato per quattro mesi nelle carceri veneziane e sottoposto a interrogatori. Rimesso in libertà, fu costretto dal governo pontificio a esulare e si stabilì a Parigi, dove ben presto lo raggiunse la famiglia.

Qui visse per ben sedici anni, contribuendo alla causa nazionale italiana con l’attività culturale. Nei primi anni Trenta pubblicò alcuni articoli nei giornali parigini L’Esule e L’Europe litteraire, dedicati allo stato della letteratura italiana nell’età moderna e alla pittura italiana. A Parigi frequentò assiduamente Gioachino Rossini con il quale nacque una duratura amicizia, dalla quale prese forma una prima biografia del Maestro pubblicata nel 1836, in due parti, su L’ape italiana rediviva, una rivista edita a Parigi (lo scritto sarebbe stato ripreso e notevolmente ampliato nel 1874, ma edito nel 1875).

Ultimo frutto di questi interessi culturali del periodo dell’esilio fu il romanzo storico Il diavolo del Sant’Ufficio, pubblicato nel 1847, nel quale volle rappresentare la società bolognese alla fine del Settecento.

Nonostante l’elezione di Pio IX, Zanolini fu fra gli esclusi dall’amnistia concessa nel luglio del 1846 e dovette attendere la fine del 1847 per poter rientrare in patria, grazie all’intercessione del governo francese. Riallacciò i contatti con gli amici liberali moderati e, dopo la concessione dello Statuto nello Stato pontificio, fu eletto nel maggio 1848 al Consiglio dei deputati, ottenendo la maggioranza dei voti in quattro collegi elettorali. Di fatto prese poco parte alla vita del Parlamento romano poiché ricoprì, fino alla metà dell’anno successivo, incarichi amministrativi: fu prima nominato prolegato di Bologna, poi per un breve momento delegato di Ancona e infine alla guida della Municipalità bolognese. Nel periodo della Repubblica Romana, proprio grazie alla carica di senatore (2 aprile-luglio 1849) fu alla guida dei moderati che stavano tentando di rialzare la testa nel corso delle elezioni municipali, svoltesi nell’aprile 1849. L’arrivo delle truppe austriache pose fine all’illusione dei moderati di poter ristabilire un governo costituzionale, e toccò proprio a lui firmare l’atto di capitolazione della città. Fu comunque arrestato e condannato a pagare un’ingente multa.

Negli anni Cinquanta tornò a dedicarsi non solo all’attività forense e ai suoi privilegiati studi letterari, ma affrontò pure i problemi economici e finanziari del suo territorio, analizzando in particolare due questioni: innanzitutto cercò di dimostrare che uno sviluppo delle industrie anziché nuocere avrebbe favorito il progresso dell’agricoltura; successivamente si dedicò alla questione delle miniere, allo scopo di delimitare i rispettivi diritti e i rapporti fra il proprietario e lo Stato, ammettendo «una ragionevole ingerenza del Governo a tutela dell’interesse pubblico» (Marconi, 1878, p. 8).

Scoppiata la guerra del 1859, Zanolini fu nominato il 25 luglio consigliere di Stato del governo delle Romagne e poco dopo, il 28 agosto 1859, venne eletto deputato all’Assemblea nazionale delle Romagne, un’assemblea che ebbe vita breve poiché raggiunse subito lo scopo per cui era nata e cioè traghettare il territorio all’interno della costituenda cornice unitaria. Con l’annessione al Regno di Sardegna, Zanolini fu eletto deputato il 25 marzo 1860 presso il collegio di San Giorgio di Piano per la VII legislatura e rieletto il 27 gennaio 1861 presso il collegio di Castelmaggiore per l’VIII legislatura. Presiedette pure, nell’aprile del 1860, alcune sedute della Camera dei deputati in qualità di presidente anziano. In Parlamento fece parte della Destra minghettiana. Venne nominato senatore il 17 settembre 1864 e fu membro della commissione di Finanze dal 27 aprile 1865 al 14 agosto 1869. Gli impegni e le cariche politiche non lo distolsero comunque dai suoi legami con il territorio di provenienza, poiché fu consigliere comunale di Bologna nel 1860 e nel 1861 e, soprattutto, fu consigliere provinciale di Bologna dal 12 febbraio 1860 fino al giorno della morte.

Negli ultimi anni si dedicò a lavori storici, pubblicando due (dei previsti quattro) volumi sulla vita e i tempi di Antonio Aldini e un volumetto di ricordi della sua partecipazione alla rivolta del 1831.

Morì a Bologna il 24 novembre 1877.