Il Tempo Che Fu



Rara stampa estratta da pubblicazione del 1930...

...stampa che ha quindi oltre 88 anni!

 


Il naufragio della Spedizione di Umberto Nobile al Polo Nord nel 1928

 

 

Partenza del Dirigibile Italia da Ciampino

Apparecchio di Behounek per la conducibilità e ionizzazione dell'atmosfera

 

 

 

VED-054

 

Dimensioni 

Fronte/retro

Cm 13,00 x 9,00

+

 Cm 13,00 x 9,00

 




 

Umberto Nobile (Lauro, 21 gennaio 1885 – Roma, 30 luglio 1978) è stato un generale, esploratore, ingegnere e accademico italiano.
Fu docente di Costruzioni aeronautiche dell'Università degli Studi di Napoli Federico II per oltre trent'anni, nonché direttore dello Stabilimento militare di costruzioni aeronautiche a Roma dal 1919 al 1928 e generale del Corpo del Genio aeronautico ruolo ingegneri dell'Aeronautica Militare. Nobile è stato uno dei pionieri e delle personalità più elevate della storia dell'aeronautica italiana; divenne famoso al grande pubblico per le sue due trasvolate in dirigibile del Polo Nord, compiute nel 1926 a bordo del dirigibile Norge e nel 1928 a bordo del dirigibile Italia, quest'ultima conclusasi in tragedia.
Figlio degli ebolitani Vincenzo e Maria La Torraca; il padre era nato Vincenzo Nicolò Francesco Nobile delle Piane, discendente di un ramo cadetto della nobile famiglia Delle Piane stabilitosi nell'Italia meridionale (con ramificazioni anche in Calabria e in Puglia, nel barese) che, fedele ai Borbone, rifiutarono i Savoia, e furono quindi privati del titolo nobiliare. Il cognome Nobile venne modificato per ricordare la storica appartenenza all'aristocrazia; suo nonno Roberto Carlo Ferdinando Nobile delle Piane dei marchesi di Valceronia era stato ciambellano alla corte di re Francesco II delle Due Sicilie.
Conseguita la maturità classica nel 1902 presso il liceo Giambattista Vico, si laurea all'Università di Napoli nel 1908 in ingegneria industriale meccanica, con il massimo dei voti. Lo stesso anno consegue un diploma in elettrotecnica. Nel 1911 vince un concorso ed è ammesso a frequentare, a Roma, un corso di costruzioni aeronautiche, presso il battaglione del genio militare, dal quale nascerà in seguito l'Aeronautica militare italiana.
Alle ore 9.30 del 10 aprile 1926 il Dirigibile Norge, comandato da Umberto Nobile, iniziò il suo volo da Ciampino, facendo tappa a Pulham (Inghilterra), Oslo, Leningrado e Vadsø (Norvegia), e giungendo il 7 maggio alle Isole Svalbard. Da qui, saliti a bordo anche l'esploratore norvegese Roald Amundsen e lo sponsor statunitense Lincoln Ellsworth, il Norge riprese il volo il giorno 11 maggio e giunse sopra il Polo Nord il 12 maggio, alle 1.30, ora di Greenwich. Proseguirono come programmato verso l'Alaska e atterrarono due giorni dopo a Teller, invece che a Nome, per le avverse condizioni atmosferiche, compiendo una traversata di oltre 5300 km di volo ininterrotto.
Successivamente, questo viaggio sfociò in una controversia tra Nobile e Amundsen, su a chi andasse il merito e il credito per la spedizione.
Il crescente favore del partito fascista in Italia riteneva l'impresa di Nobile una buona pubblicità al movimento anche oltreoceano mentre i norvegesi reclamavano il merito maggiore visto che l'idea era loro, così come l'acquisto del dirigibile: Amundsen era il grande personaggio della Norvegia, il suo eroe, ma per tutta la durata del viaggio non ebbe altro ruolo che quello di un malcontento passeggero. Una volta tornato in Italia Nobile fu promosso da Mussolini a maggior generale del Genio Aeronautico.
Nobile ritornò al Polo Nord come comandante del dirigibile Italia. Questa nuova spedizione, dal carattere marcatamente scientifico, ebbe inizio il 15 aprile 1928, da Milano. Alla spedizione partecipò anche, con funzioni di supporto, un gruppo di alpini al comando del capitano Gennaro Sora, che avrebbe poi preso parte alle operazioni di soccorso conseguenti il disastro del dirigibile Italia.
Dopo aver attraversato le Alpi, l'Austria, la Cecoslovacchia, la Germania e la Svezia l'Italia raggiunse Kingsbay, base norvegese nelle isole Svalbard. Dopo aver effettuato un primo viaggio di esplorazione a oriente delle Svalbard l'Italia partì per il Polo Nord il 23 maggio 1928. L'ambito limite geografico fu raggiunto alle 00:24 del 24 maggio 1928; dalla verticale del punto furono lanciate una croce benedetta da Pio XI e una bandiera dell'Italia. Il dirigibile non poté effettuare un atterraggio come previsto a causa delle avverse condizioni climatiche e dopo due ore sopra il polo iniziò il viaggio di ritorno.
A tragitto quasi del tutto completato, proprio mentre spiccavano all'orizzonte le montagne delle isole Svalbard, il dirigibile Italia si schiantò sui ghiacci a causa di una violenta tempesta. La cabina di comando rimase sul ghiaccio con dieci uomini (Nobile, Zappi, Mariano, Viglieri, Biagi, Behounek, Malmgren, Cecioni, Trojani, Pomella morto nell'impatto) e Titina, la cagnetta del Generale, i quali vennero sbalzati dall'urto sul ghiaccio, mentre il resto del dirigibile (l'involucro con l'idrogeno e la grande trave chiglia sottostante contenente gran parte del carico), reso più leggero riprendeva quota portando con sé altri membri dell'equipaggio destinati a scomparire per sempre (Pontremoli, Arduino, Ciocca, Lago, Alessandrini e Caratti). Nobile riportò gravi ferite a un braccio e a una gamba, al punto da dover essere sistemato in un sacco a pelo, dove rimase fino all'arrivo dei soccorsi.
I superstiti, fortunatamente, si trovarono circondati di materiali caduti con l'impatto o gettati eroicamente da Arduino dall'aeronave tra i quali cibo, una radio e la famosa Tenda Rossa (in realtà di color argento, colorata di rosso con dell'anilina, sostanza usata per le rilevazioni altimetriche[1]) entro la quale si adattarono a vivere per sette settimane.
Dall'incidente scaturì la prima spedizione internazionale di soccorso polare e un mese dopo Nobile venne portato in salvo con un piccolo aereo svedese comandato dal tenente svedese Lundborg. Nobile non voleva essere salvato per primo poiché Cecioni aveva una gamba fratturata, ma il pilota svedese aveva precise consegne e fu irremovibile nell'ordinare al generale di essere salvato per primo. Quando il pilota ritornò a prendere gli altri, precipitò egli stesso rimanendo a sua volta imprigionato tra i ghiacci. In totale perirono otto persone dell'equipaggio dell'Italia; lo stesso Amundsen morì, scomparendo per sempre, mentre volava su quelle gelide isole per prendere parte alle ricerche dei dispersi.
Mentre tutte le forze internazionali di soccorso si erano mobilitate per salvare i superstiti, la sola nazione che rimase inerte fu proprio l'Italia. La nave appoggio Città di Milano comandata dal capitano Romagna rimase alla fonda nella Baia del Re su precisi ordini di Roma. Una volta che Nobile vi salì a bordo vi rimase da prigioniero, impossibilitato a fornire utili indicazioni per il salvataggio mentre la stampa su pressione del movimento fascista lo tacciava di vigliaccheria (Nobile non aveva mai espresso il proprio entusiasmo politico verso il regime). Solo il 12 luglio 1928 il rompighiaccio sovietico Krassin raggiunse i superstiti e li trasse in salvo. A capo della squadra di soccorso era Rudol'f Lazarevi? Samojlovi?.
Nobile fu accusato di imperizia e di aver abbandonato i suoi uomini e fu costretto a dimettersi da tutte le cariche.
Invano, come lo stesso esploratore raccontò anni dopo in un'intervista televisiva nell'ambito della trasmissione realizzata dal giornalista Gianni Bisiach, si rivolse direttamente a Benito Mussolini perché la verità storica fosse ristabilita. Nobile aveva in Italo Balbo, ministro della Regia Aeronautica e ardente fascista, un grande nemico che, si suppone, tramò al fine di imporre la propria visione di un'aeronautica priva degli obsoleti e costosi dirigibili. Di fatto, il governo fascista dell'epoca lo abbandonò al suo destino e solo dopo la fine della seconda guerra mondiale il giudizio della commissione d'inchiesta fu sovvertito e Nobile venne riabilitato e promosso al grado di generale.
Il sospetto che Nobile non fosse stato salvato per primo per coordinare meglio i soccorsi dei compagni, ma che il suo immediato salvataggio dipendesse più da una questione di soldi e di assicurazioni è corroborato dal telegramma (conservato all'Airship Museum di Longyearbyen nelle Isole Svalbard) che lo stesso Nobile mandò il giorno dopo essere stato salvato. Con esso Nobile chiede che le sue due assicurazioni vengano estese anche alle operazioni di salvataggio dei compagni - che però lui non compirà mai - e presenta denuncia dei suoi infortuni, alla quale seguirà «rapporto medico». Solo nell'ultima riga annuncia che invierà «appena possibile» un rapporto sull'incidente. L'assicurazione sembra quasi essere un'ossessione per Nobile ed è ipotizzabile che l'ordine perentorio di metterlo rapidamente in salvo, prima che le sue condizioni peggiorassero, sia stato impartito dalla compagnia assicuratrice, che per lui aveva sottoscritto il premio più elevato. D'altronde, l'esigenza di coordinare meglio i soccorsi fu un'invenzione subito smentita dai fatti: le operazioni di recupero restarono sempre affidate al comandante della nave appoggio Città di Milano, Romagna Manoja, che comunque fece il minimo indispensabile e fu solo grazie agli svedesi, ai norvegesi e ai russi se i sopravvissuti del dirigibile Italia si salvarono. Il comandante Nobile, dal canto suo, passò il resto della sua lunga vita a giustificarsi. Racconta la figlia Maria Nobile, oggi novantenne: “Mussolini chiamò mio padre per farsi raccontare dell’impresa. Il duce l’accolse affettuosamente e lui gli mostrò dati e documenti che spiegavano le ragioni per cui aveva accettato di lasciare per primo la tenda rossa (se non l’avesse fatto, il Krasin non sarebbe mai intervenuto, ndr). Ma, arrabbiato com’era, si lasciò trascinare dal suo carattere impetuoso: alzò la voce e fece impallidire Mussolini. Al duce bastò un cenno di capo perché il suo cameriere personale prendesse mio padre e lo accompagnasse alla porta”.
Amareggiato dall'atteggiamento italiano nei suoi confronti e ormai in rotta con il regime, Nobile abbandonò l'Italia nel 1931 per trasferirsi in Unione Sovietica dove collaborò al progetto di dirigibile URSS W6 OSOAVIAKHIM. Successivamente si trasferì negli Stati Uniti dove le sue capacità di progettista vennero ampiamente utilizzate. Rientrò in Italia solo nel 1943. Dal 1946 al 1948 fu deputato all'Assemblea Costituente come indipendente nel gruppo del Partito Comunista Italiano[3][4], dove fu eletto con 33.373 preferenze, secondo solo al segretario generale Palmiro Togliatti[5].
Durante i lavori dell'assemblea costituente Nobile fu autore, assieme a Gustavo Colonnetti e a Giuseppe Firrao, dell'emendamento che porterà all'affermazione, nell'articolo 9 della Costituzione, che la Repubblica promuove la ricerca scientifica e tecnica[6]. Umberto Nobile si occupò, oltre che della progettazione di dirigibili, anche di numerose altre questioni aeronautiche. Benché al tempo interamente assorbito dai dirigibili, progettò nel 1918 tre diversi tipi di paracadute, tra cui uno di tipo collettivo, che consentiva il lancio dell'intero equipaggio di un pallone aerostatico[7], e nel 1922 promosse, con l'ingegnere Gianni Caproni, la costruzione del primo aeroplano metallico in Italia, il Ca 73.
Nel periodo in cui fu direttore dello Stabilimento militare di Costruzioni Aeronautiche di Roma sviluppò il progetto dello sfortunato dirigibile Roma destinato al servizio aereo dell'esercito degli Stati Uniti e andato distrutto in un incidente a pochi mesi dall'inizio dei voli. Fu autore di numerosissimi scritti tecnici oltre che di diverse memorie storiche riguardo alle due trasvolate polari.
La storia della tragica spedizione è raccontata in alcuni libri scritti dallo stesso Nobile. Al dramma della spedizione del dirigibile Italia si è ispirato nel 1969 il film La tenda rossa con Sean Connery nei panni di Amundsen e Peter Finch in quelli di Nobile.
Una nuova struttura scientifica italiana, la Amundsen-Nobile Climate Change Tower installata a Ny-Ålesund, porta il suo nome, affiancato a quello di Roald Amundsen.
Il portale web dell'Aeronautica Militare ha proposto una pagina, intitolata "I grandi aviatori", dove vengono citate le maggiori personalità storiche dell'aviazione italiana, ponendo Nobile tra di esse.

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