Dedalo. Rassegna d'arte diretta da Ugo Ojetti - Annata completa per il 1932. 12 fascicoli in-4° (291x220mm), pp. 980 complessive (paginazione continua) + svariate pp. nn. ad ogni numero di pubblicità editoriali. Brossure originali con vignetta raffigurante il mitologico Icaro. Ogni fascicolo è profusamente illustrato con fotografie in b.n. n.t. e f.t. Eccellente stato conservativo. L'annata presenta contributi di Bernard Berenson ("Quadri senza casa. Il Trecento fiorentino - Il Quattrocento fiorentino", contributi attribizionistici pubblicati in più puntate), Leo Planiscig, Pietro Toesca ("Francesco Pesellino miniatore"), Roberto Papini, Claude Roger-Marx, Pericle Ducati, Corrado Pavolini, Matteo Marangoni, Gino Fogolari, Cesare Brandi (su De Pisis), Giuseppe Fiocco ("Due nuovi Tiepolo", ecc.), Alfredo Petrucci, Emilio Cecchi ("Disegni indiani", con riferimento agli Indiani d'America), Antony De Witt, Riccardo Filangieri di Candida, Arduino Colasanti, Kurt Erdmann, Luigi Servolini (sull'incisore quattrocentesc Cherubino Alberti), Jean Cassou (su Severini), Armando O. Quintavalle, Giulio Brocherel, ecc. Il periodico, fra i maggiori dedicati all'arte del '900 italiano, ebbe vita dal 1921 al 1933 e spaziò non solo nelle arti figurative, ma anche nell'architettura e in ogni possibile ramo delle arti decorative e applicate, con contributi di studiosi fra i maggiori del panorama internazionale del tempo. I negativi che servirono per le illustrazioni furono donati da Ojetti nel 1943 alla soprintendenza di Roma, di cui costituiscono tuttora il prezioso "fondo Ojetti". "Durante gli anni Venti, con la comparsa della prima delle rassegne d’arte di cui fu direttore, Dedalo, insieme con la vasta attività di organizzazione di esposizioni d’arte, e alla composizione di manuali di storia dell’arte, Ojetti pose in essere una complessiva rilettura della tradizione artistica italiana, in una chiave di neo-tradizionalismo classicista che favorì la sua adesione al fascismo.. Il primo numero di Dedalo uscì nel febbraio 1921. Era una rivista di grande formato, ricca di fotografie e illustrazioni, che puntava ad allargare la fruizione del prodotto artistico presso il pubblico, accostando artisti importanti e arte minore e applicata, alternando antico e moderno, artisti italiani e stranieri, pittura e scultura, per favorire una rinascita dell’arte italiana contemporanea fondata su una continuità con la tradizione. In questa prospettiva, Ojetti avversava il vitalismo espressionista di Ardengo Soffici, come anche il pan-medievalismo di John Ruskin, accreditandosi come contraltare all’interpretazione formulata da Lionello Venturi ne Il gusto dei primitivi (1926), con cui polemizzò su Dedalo. Rimase sostanzialmente avverso alle applicazioni dell’idealismo crociano all’arte figurativa, non ospitando mai nelle sue riviste, oltre a Venturi, nemmeno Roberto Longhi. Argomentò la sua posizione in una lettera aperta a Croce, premessa al volume Scrittori che si confessano (Milano 1926)." (Laura Cerasi in D.B.I., LXXIX, 2013). ID 40817