COGNOME, Nome - LEOPARDI, Monaldo

Luogo e data di nascita e di morte - (Recanati, 16 agosto 1776 – Recanati, 30 aprile 1847)

Descrizione sintetica

Lettera di 14 righe e firma autografa

Descrizione estesa

Lettera autografa firmata, una pagina 4°

Regesto/Trascrizione

Stimo e Sig.vo Dott. (...)

Recanati, 11 luglio 1845

Sono persuaso che Ella abbia dovuto cedere alla assoluta necessità, ma certamente mi 
ha messo in una angustia e strettura in cui non mi sono trovato mai. Ieri
sera ricevei il suo piego alle due ore di notte. Pensare alla Stampa della scrit=
tura in Loreto era cosa del tutto vana. Qui poi abbiamo una Stamperia
proporzionata appena ai biglietti di visita, e averne qualche foglio in un giorno
è certamente un miracolo. Nulla di meno pare miracolo in qualche foglio in un giorno
fatto e le rimetto quindici esemplari stampati della Scrittura. Quanto al
sommario non è stato possibile, e abbisognato supplire alla meglio. Perciò
le ne accludo cinque esemplari bene copiati. Più di questo non era affatto
nelle nostre forze.
Scrivo prima che le stampe siano finite, e non so se potrò rispedirle i suoi
originali. Riuscendomi li troverà nel Pacco. Della Scrittura sono stato
molto contento trovandola energica e concludente. Altro non aggiungo
mentre mi confermo con la solita sincerissima stima
Suo
                                                                                Dmo Obb. Suo
                                                                                Monaldo Leopardi

P.S.
Alla Donna da Lei spedita detti baj. 30, oltre l'al-
loggio e la cena

Note tecniche  

Nacque a Recanati il 16 agosto 1776. Rimasto orfano in giovane età, dovette ben presto farsi carico dell’amministrazione del patrimonio di famiglia. Fu sempre impegnato e coinvolto nella vita politica e amministrativa di Recanati, investito nel corso del tempo di cariche importanti e talora gravose per le burrascose vicende del tempo e per il continuo alternarsi di vittorie e sconfitte fra i belligeranti del momento, Austriaci, Francesi e Pontifici. Nel 1799 ad esempio la popolazione recanatese, contro il suo stesso volere, lo elesse Governatore, ma i Francesi dopo una temporanea ritirata ripresero il terreno perduto e Monaldo, condannato a morte, dovette rifugiarsi per qualche tempo in campagna assieme alla moglie in attesa del secondo figlio. Ottimo amministratore della cosa pubblica, non fu altrettanto abile nella gestione del suo privato patrimonio. Sommerso infatti dai debiti dovuti alla sua inesperienza nell’età giovanile ed al fallimento di alcuni suoi progetti non privi di genialità ma difficilmente attuabili in quel tempo, si vide poi costretto a venire a patti coi suoi creditori mediante un concordato che nominava la moglie amministratrice del patrimonio familiare e dilazionava a lungo termine il pagamento delle passività. Da quel momento si dedicò principalmente ai suoi studi preferiti, all’educazione dei figli ed alla formazione dell’amata biblioteca che aprì per la consultazione anche ad amici e concittadini. In essa il giovane Giacomo trovò gli strumenti necessari per lo sviluppo della sua cultura e del suo genio. Personaggio di spicco nella sua epoca, fu principalmente conosciuto anche oltre i confini della patria per i suoi numerosi scritti, e per la pubblicazione di una rivista storico-politica-letteraria chiamata “La Voce della Ragione”. In contraddizione con la sua professione di inimicizia per la modernità, introdusse migliorie nella gestione dell’agricoltura, innovazioni nel campo medico, e mise in pratica metodi educativi liberali basati più sulla persuasione che sull’autorità. La sua morte avvenne nel 1847 dieci anni dopo quella del figlio Giacomo.

Note biografiche tratte dal Dizionario Biografico degli Italiani

Di famiglia nobile, ebbe idee conservatrici; pur ricoprendo saltuariamente ruoli nell'amministrazione locale, condusse una vita principalmente dedita agli studi, costituendo nel tempo una cospicua biblioteca di famiglia. Ha lasciato numerosi scritti di carattere storico, letterario, religioso e filosofico.

Fu educato, secondo il costume del tempo delle famiglie patrizie, all'austero rispetto dei valori tradizionali. Ebbe come precettore un gesuita, ma ben presto decise di formarsi culturalmente da sè. Appassionato lettore, modesto ma operoso erede della tradizione erudita settecentesca, radunò una splendida biblioteca che fu poi strumento essenziale nella formazione del figlio Giacomo. Lontanissimo da lui nelle idee, non poteva comprenderne appieno la grandezza: gli fu tuttavia vicino con orgoglioso affetto, e anche con piccoli aiuti finanziari nella misura/">misura permessagli dallo stato di minorità in cui si trovava, avendo dovuto nel 1802 cedere l'amministrazione del cospicuo patrimonio, da lui dissestato, alla moglie AdelaideAntici, sposata nel 1797. Sostenitore dell'origine trascendente della società e del potere politico, fu difensore accanito del trono e dell'altare, andando tenacemente contro i suoi tempi, e compiacendosene, nemico com'era di ogni riforma e persino del progresso scientifico. 

Nel campo degli studi tuttavia fu insieme acuto e spregiudicato cultore di critica storica. Fra gli scritti di storia recanatese e marchigiana vanno menzionati i voluminosi Annali recanatesi, lasciati manoscritti; scrisse anche un'Autobiografia. Famosi soprattutto i Dialoghetti sulle materie correnti dell'anno 1831, che ebbero in pochi mesi sei edizioni italiane e furono tradotti in più lingue, studio vivace, in senso reazionario, dell'instabilità politica di quegli anni: opera di cui Giacomo dovette rifiutare pubblicamente la paternità per errore attribuitagli. Del 1832 sono lePrediche al popolo liberale recitate da don Musoduro; dal 1832 al 1835 redasse un giornale, La voce della ragione, che finì per il suo estremismo con l'essere soppresso dalla Curia, che pure esso intendeva difendere.


 

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