Poco più che venticinquenne, Anna Maria Ortese pubblicò questi due racconti in riviste di scarsa circolazione, dove sono rimasti sino 
a oggi sepolti. In quelle pagine si è serbata intatta la prima impronta acustica di una voce che avrebbe poi continuato a risuonare, incessante seppure fra intervalli di silenzi, sino alle pagine magistrali del Cardillo. È una voce accorata e dolente, in cui si avverte 
l’eco di nostalgie mai sopite, di dolcezze negate: ancora una volta, accompagnati dalla mano abile e insieme compassionevole dell’autrice, dalla sua scrittura lirica e visionaria, avremo la ventura di incontrare figure insondabili e arcane ma capaci di manifestare, 
a chi sappia intenderli, il loro lamento e la loro ribellione. Sono «povere creature inimmaginabili»: come l’ombroso spiritello del primo racconto, il Monaciello appunto, che vive «in un piccolo armadio dalla serratura guasta, dalle porte malferme, fra cataste di panni scuri 
e penne verdi di pappagallo», e l’enigmatico Fantasma, che altri non è che la Morte, del secondo: «abbagliante era lo sparato della 
sua camicia di seta, l’argento dei bottoni da polso, il tovagliolo, perfettamente inutile, posato Dio sa perché sul suo braccio sinistro; 
ma più d’ogni altra cosa era abbagliante il suo sorriso in fondo agli occhi di tenebra». E ancora una volta ritroveremo quel mondo, 
fra memoria e sogno, che è soltanto della Ortese, un mondo in cui «tutto ciò che si vede o accade è incantato o spaventoso», un 
mondo fatto di stanze e corridoi e terrazze e anditi di misteriosa bellezza, dove barbaglia, a tratti, il riflesso del mare di Napoli.

Monaciello, scugnizzo malinconico e dispettoso è il protagonista del primo racconto di questo volume, mentre il Fantasma servizievole 
e triste, che non è altro che la morte, ci accompagna nel secondo racconto. Sono "povere creature inimmaginabili": l'ombroso spiritello del primo racconto vive "in un piccolo armadio dalla serratura guasta, dalle porte malferme, fra cataste di panni scuri e penne verdi di pappagallo", mentre del secondo enigmatico fantasma "abbagliante era il suo sorriso in fondo agli occhi di tenebra". Attraverso la voce accorata e dolente della Ortese, si avverte l'eco di nostalgie mai sopite, di dolcezze negate e di figure angeliche e lunari, scontrose e carezzevoli.

Descrizione bibliografica
Titolo: Il Monaciello di Napoli; Il fantasma
Autore: Anna Maria Ortese
Con una nota di: Giuseppe Iannaccone
Editore: Milano: Adelphi, 2001
Lunghezza: 137 pagine; 23 cm
ISBN: 8845916243, 9788845916243
Collana: Volume 135 di Fabula
Soggetti: Letteratura italiana, Narrativa contemporanea, vita dei Napoletani, Racconti, Favole, Miti, Leggende, Classici, Realismo magico, Italian Literature, Contemporary Fiction, Neapolitan Life, Stories, Fables, Myths, Legends, Classics, Magical Realism

Parole e frasi comuni
affettuosa Ah ah allegro Anna Maria Ortese Ariele azzurra babbo balcone bambina bella bianco bocca Bruce Chatwin capelli cara 
casa Cathleen Schine celeste creatura credo cuore curvo dolce dolcezza dolore Elena Enrico fanciulli Fantasma felice figlio fiore Geltrude gioia giovane Giuseppe Ferrandino grido Guido Morselli incantato Ines Ingeborg Bachmann Annina lacrime Leonardo 
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