Silvia Maria Chiodi
In collaborazione con Luisa Bongrani Fanfoni e
Alessandro Roccati
LA RELIGIONE DELL'ANTICO EGITTO
Ed. Rusconi 1994
Coll: Orizzonti della storia 
1a Edizione
pagg. 205+(3)
 Formato 14X22 cm. circa
cop. rileg. in tela con sovraccoperta illustrata
Stato: ottimo

Dai risvolti della sovraccoperta:
« Sebbene non l'avesse mai veduto con i propri occhi (l'Egitto) gli appariva nella luce di principi e di sentimenti ostili e orrendi: culto del passato, turpe vagheggiamento della morte, insensibilità per il peccato. » Quest'immagine dell'antico Egitto è attribuita da Thomas Mann a Giuseppe, il patriarca biblico che si accingeva a entrare nel misterioso paese delle piramidi.
Molti scrittori antichi hanno riecheggiato questa visione tenebrosa del paese del Nilo, altri, al contrario, lo hanno presentato con giudizi di segno nettamente opposto; tra questi ultimi spicca lo scrittore greco Ero-doto, il quale considera l'Egitto come la più alta espressione di civiltà che non solo antecede il mondo greco, ma in qualche modo lo permea.
L'Egitto indubbiamente si identifica con i grandiosi templi, con le piramidi e con la sfinge: tutte espressioni di una profonda riflessione religiosa e filosofica che non può non affascinare ancora l'uomo moderno.
In un colloquio serrato tre studiosi di estrazione diversa confrontano le loro posizioni e discutono animatamente gli aspetti portanti della religione egiziana, una religione durata per circa tremila anni, che ha informato la stessa visione del potere politico con l'ideologia del faraone re-dio e che, con la sua profonda riflessione sulla sorte dell'uomo in terra e dopo la morte, ha influito in qualche maniera anche sulle concezioni religiose seguenti.
Il lettore non troverà quindi in questo libro una presentazione tradizionale della religione egiziana, quanto piuttosto il lungo travaglio intellettuale che ha portato gli Egiziani ad affinare, ogni giorno di più, la loro visione del mondo divino e a trovare nel corSo dei secoli e dei millenni risposte storicamente adeguate alle insopprimibili domande dell'uomo antico, che sono poi le stesse dell'uomo moderno.