LA PERDIZIONE
(GUSTAV MAHLER)

di Ken Russell - 1974

con Robert Powell, Georgina Hale

n°4 fotobuste originali 53x73 cm

pieghe, fori di puntine, strappi, lievi difetti, come da foto

Il titolo originale: "Gustav Mahler" presentava molto meglio il contenuto del film: la vicenda interiore del grande compositore e direttore d'orchestra cecoslovacco, come l'ha sentita e rivissuta, in un linguaggio filmico sorprendente, Ken Russell. Le suggestioni soggettive dell'uomo e soprattutto dell'artista Mahler, suscitate in K. Russell dalle composizioni del musicista, sono il vero contenuto, ora lirico ora drammatico, del film. La vicenda del film si svolge durante l'ultimo viaggio in treno del grande musicista, che, ammalato di setticemia, vuole morire a Vienna. Le crisi, il sonno sono le banali occasioni esterne, che danno modo al regista di far rivivere i momenti salienti della tormentata vita e arte di Mahler. In un paesaggio suggestivo, Mahler si rivede nella sua casa, in riva al lago, appassionato del silenzio per cogliere tutte le voci della natura e tradurle in musica; si rivede ragazzo e prende coscienza che non può essere un vero compositore se non si sente parte viva della natura, parte viva di Dio. Siamo al tempo dell'incompiuta decima sinfonia. L'incubo della morte è rappresentato da Russell nella drammatica scena dei funerali, del cimitero, della cremazione, del tradimento della moglie (Alma). Russell presenta immagini ora parodistiche ora grottesche, i miti teutonici delle opere di Wagner con la loro cruda sopraffazione. La religiosità pagana esplode nelle rappresentazioni parossistiche del razzismo, del pangermanesimo, dell'antisemitismo, senza escludere una certa acidità anticristiana. La conversione di Mahler al cattolicesimo appare come un atto di opportunismo, per diventare Direttore dell'opera di Vienna: solo se battezzati nella chiesa di Cristo, si entra nel tempio di Mammona. K. Russell prende lo spunto da episodi della vita di Mahler e poi li ricrea suggestivamente con sorprendente fantasia. Caratteristico è l'incontro con l'imperatore Francesco Giuseppe e il suo grottesco antisemitismo. Mahler è un musicista che si presta alle interpretazioni più varie e K. Russell ne ha approfittato con la sua consumata abilità. Il suo "canto di addio" (Il canto della Terra) ritorna nel film di Russell in variazioni ricchissime nel riprendere la natura di giorno, di notte, nell'uragano, nella pace idilliaca del lago, dei monti, dei boschi, con una fotografia calda e morbida. L'ottava sinfonia, denominata la "sinfonia dei mille", ove Mahler porta alle estreme conseguenze il titanismo, componendo sui testi del Veni Creator e del Faust di Goethe, rivive filmicamente, con variazioni visive del Paradiso dantesco, rifacendosi all'immensità spaziale delle immagini di G. Dorè.