Silvio Bertoldi
LA CHIAMAVANO PATRIA
STORIA DI UNA GENERAZIONE E DI DUE ITALIE
1936-1968
Ed. Rizzoli 1989
Prima edizione
pagg. 282+(4)
Formato 14X22,5 cm. circa
tela editoriale con sovraccoperta illustrata
Stato : ottimo


Dai risvolti della sovraccoperta:
E' il 9 maggio 1936: tutta l'Italia, nelle piazze o alla radio, attende un discorso dì Mussolini. E' la comunicazione di una vittoria annunciata, la vittoria sull'Etiopia del Negus; l'unica incertezza non è su cosa dirà il Duce, ma come la dirà. Il discorso è breve, secco, tagliente. La sua conclusione scatena la folla in un'ovazione che ha il fragore di un tuono: "II popolo italiano ha creato con il suo sangue l'Impero, lo feconderà col suo lavoro e lo difenderà con le sue armi... Ne sarete voi degni?". A entusiasmarsi sono soprattutto i giovani, quei giovani che avevano allora quindici/vent'anni, quei giovani che avevano acclamato Mussolini "principe della gioventù", quei giovani che confidavano ciecamente in lui, quei giovani ai quali sin dai banchi di scuola era stato insegnato a "credere obbedire combattere". Ma quell'indimenticabile attimo di trionfo avrebbe anche segnato l'inizio del tramonto del consenso che si era coagulato attorno a Mussolini: prima, auspice Starace, un grottesco culto della personalità cialtronesco e all'italiana; poi la guerra di Spagna e le prime sconfitte militari, l'unione sempre più stretta con la Germania hitleriana sino al patto d'acciaio, le leggi razziali, una guerra disastrosa... Era una tragedia per l'Italia, ma soprattutto per quella generazione alla quale, come già detto, era stato insegnato a credere, a obbedire e a combattere, e che avrebbe visto - con stupore prima, con disapprovazione poi - crollare uno a uno i propri idoli. Una generazione che avrebbe creduto finché non fu più possibile credere; una generazione che avrebbe obbedito finché non fu tradita proprio da coloro che la guidavano; ma che avrebbe combattuto sempre, questo sì: in Africa, in Grecia, Albania, Russia, e poi contro gli ex alleati tedeschi e in una spaventosa lotta fratricida. Una generazione che, accanto alla retorica ufficiale che la voleva spietata e guerriera, aveva però le sue ingenue canzoni, i suoi film, i suoi passatempi, le sue illusioni. Una generazione che avrebbe ricostruito l'Italia, conosciuto il benessere, scoperto nuovi stili di vita, creduto di costruire qualcosa di duraturo, di buono. Ma che si sarebbe trovata travolta, e in un certo senso ancora una volta sconfitta, dalla contestazione del '68, quando, delusa, avrebbe dovuto passare ad altri la mano. 1936-1968: un'epopea lieta, felice, tragica, disperata, ricca di speranze di una generazione alla quale era stato anche insegnato a scrivere "Patria" con la pi maiuscola. In questo libro, appassionante, partecipe, che si legge d'un fiato, un grande giornalista e scrittore, Silvio Bertoldi, ne racconta la storia.
Silvio Bertoldi, scrittore e giornalista, è nato a Verona e sì è laureato in lettere a Padova. Ha scritto un romanzo, Un altro sapore, e varie opere di saggistica, specie nel campo storico: La guerra parallela, I tedeschi in Italia, Mussolini tale e quale, I nuovi italiani, Vittorio Emanuele III (Premio Campione e Premio Selezione Estense), Rommel, Salò (Premio Dodici Apostoli), Ieri, storia del dopoguerra italiano, II giorno delle baionette, A futura memoria, Badoglio, Umberto (Premio Selezione Estense), / Savoia, Contro Salò, Vincitori e vinti, Aosta. Gli altri Savoia. Ha diretto "Epoca" e "La Domenica del Corriere".

(1801C.POD-BI3E3.180004048)