BERNARDO TANLONGO
FAMOSO BANCHIERE ROMANO E SENATORE NON CONVALIDATO
CARTA DA VISITA CON SETTE RIGHE AUTOGRAFE
AL MINISTRO NICOTERA
DATATA 5 SETTEMBRE 1891
SI UNISCE CARTELLETTA ALLA RUSTICA
E FOGLIETTO VOLANTE
CON NOTARELLE PERTINENTI
MANOSCRITTE DALL'ORIGINARIO
COLLEZIONISTA
QUESTO AUTOGRAFO, COME GLI ALTRI
PRESENTI NEL MIO NEGOZIO EBAY
 PROVENGONO DA UNA IMPORTANTE
COLLEZIONE MILANESE GIA' IN PARTE DISPERSA ALLA FINE DELL'OTTOCENTO
BUONE CONDIZIONI
COME DA FOTO ALLEGATE
RARITA' PER STUDIOSI ED AMATORI
LE IMMAGINI SONO PARTE INTEGRANTE DELLA DESCRIZIONE
NS. RIF. 2024/644-SS-AUT
 
SI SPEDISCE SOLO CON POSTA TRACCIABILE
DA WIKIPEDIA
Bernardo Tanlongo (Roma3 settembre 1820 – Roma29 luglio 1896) è stato un banchiere italiano.

Nacque a Roma da famiglia di origine genovese.

Nel 1863 figura tra i membri della "Camera primaria di commercio di Roma".[1]

Nel 1871 era indicato come «facoltoso mercante di campagna» che come prestanome (insieme a Giuseppe Guerrini, governatore della Banca Romana) aveva comprato la villa di Castel Gandolfo dal principe Torlonia per la Signora di Mirafiori.[2] Nel 1874 il periodico Don Pirloncino lo indicava come secondo principale possidente di Roma e aggiungeva alcune informazioni:

«Chi non conosce questo ricco mercante di campagna, che amministra, appalta, affitta 304 possessioni del Re, che fornisce tutti i foraggi alla Regia Scuderia, che negozia in tutti i sensi, che è consigliere del Banco di Napoli, che ha le mani in pasta nella "Romana" [...] Non paga niente ed è inoltre membro della commissione provinciale per la ricchezza mobile»

Come proprietario era contrario a qualsiasi modifica della situazione dell'Agro Romano; grazie alla propria posizione inoltre riuscì a farsi pagare alcuni terreni espropriati come se si trattasse di terreni edificabili.[3]

Già vice-governatore, dal 1881 fu governatore della Banca Romana e nel 1890 anche presidente della Camera di Commercio di Roma.

Avendo acquistato diverse ville e proprietà attorno a Roma, si inserì anche in alcune speculazioni edilizie e nel 1886 il comune di Roma approvò il suo progetto di lottizzazione di villa Massimo.[4]

Come governatore della Banca Romana per oltre un decennio, elargì fondi a partiti per le elezioni, a deputati per ottenere voti favorevoli e a giornalisti per influenzare a proprio favore l'opinione pubblica; si occupò del salvataggio della Banca Tiberina per proteggere gli interessi di investitori altolocati (legati al re Umberto I).[5]

Nel 1892 fu nominato senatore dal re e prestò giuramento. Dopo che le sue attività divennero pubbliche grazie a un'inchiesta parlamentare, ostacolata da deputati e ministri coinvolti, fu arrestato il 19 gennaio 1893. La nomina a senatore, non ancora convalidata dal Senato, fu ritirata con decreto del dicembre 1893.

Nel 1894, al termine del processo, fu assolto da tutte le accuse, nonostante avesse confessato diversi reati.

Ritiratosi a vita privata, morì nel 1896.