I CORSARI DEL KAISER
Le avventure delle navi corsare tedesche durante la Grande Guerra
144 pp.,
decine di foto in b/n,
16,5 x 24 cm, brossura, Marvia Edizioni
Un tempo, per definizione, le navi corsare erano vascelli armati per la guerra di corsa
i cui uomini, capitano e marinai, a differenza dei pirati, compivano atti ostili contro altre
navi o porti solo con il consenso di un governo legittimo che autorizzava l’equipaggio di
una nave, tramite una vera e propria patente di corsa o lettera di corsa, ad attaccare una nazione
avversaria. Di solito i corsari erano privati cittadini, il cui unico obbligo nei confronti
della propria nazione era il versamento nelle casse dello Stato di una parte del bottino che
riuscivano a impadronirsi. In caso di cattura, a differenza del pirata che veniva spedito sul
patibolo, il corsaro diveniva prigioniero di guerra e trattato come tale.
Con il trattato di Parigi del 1856, sottoscritto dalle grandi marinerie
dell’epoca, la guerra di corsa venne messa al bando, si impediva al
privato cittadino atti di guerra. Da allora i corsari sarebbero stati
militari che consegnavano al proprio Stato il bottino e le navi nemiche
catturate in cambio di premi monetari basati sulla quantità e il tipo
di bottino ottenuto. Pure alle navi da guerra tedesche, che solcando i
mari durante la prima e la seconda guerra mondiale e che compivano
azioni isolate contro il naviglio mercantile, venne affibbiato
l’epiteto di vascelli corsari, anche se i loro equipaggi erano
costituiti da personale della marina militare germanica.
Per i Tedeschi, all’inizio della Grande Guerra, la situazione delle loro navi, suddivise
lungo i possedimenti delle loro colonie, sparse ai quattro angoli del mondo, impose loro il
ricorso alla guerra corsara. Circondati da nemici, su oceani ostili, essi dovettero attaccare
imbarcazioni e porti nemici, non soltanto per interrompere il traffico navale, ma anche
per approvvigionarsi del necessario per continuare la navigazione e quindi garantirsi la
sopravvivenza. In particolare la necessità di approvvigionarsi di carbone influenzò molto
le decisioni dei comandanti in mare.
In un’epoca dove la ricognizione aerea era ai suoi primi passi e il radar al di là da venire,
scovare una nave corsara, nell’immensità degli oceani, era come trovare un ago nel pagliaio.
Solo un avvistamento fortuito o la decrittazione di segnali radio poteva compromettere
il celarsi delle navi agli occhi dell’avversario.
Fu questo uno dei motivi fondamentali per il successo delle navi corsare del Kaiser
all’inizio della prima guerra mondiale.