(ANTICO DISEGNO)

Interessante antica opera d'arte,

un disegno a china, molto suggestivo, raffigurante una figura probabilmente maschile, vestita con una lunga tunica, 

forse allusiva ad un mendicante, probabilmente il bozzetto preparatorio per un dipinto;

opera ascrivibile al celebre artista napoletano Domenico Morelli, 

così come si evince dalla firma presente in basso a destra;

misura circa cm.24x18 (esclusi i margini bianchi diseguali); china su carta, attualmente inserito sotto passpartout ed incorniciato, sotto vetro, in piacevole ed artistica antica cornice lignea con filettatura dorata all'interno, cornice non coeva, di una trentina di anni fa, e le dimensioni dell'intero quadro sono cm. 42x36); databile alla seconda metà dell'800.


 DI INTERESSE ARTISTICO, COLLEZIONISTICO, DECORATIVO

Discreta conservazione generale, segni e difetti d'uso e d'epoca, diffuse fioriture e bruniture e sgualciture e difetti vari marginali o così come visibili nelle immagini allegate; esemplare proveniente da una antica collezione meridionale, che vantava altre opere dello stesso Morelli, ma anche opere di Michetti, Fabron, Paolo Vetri, ed altri artisti meridionali dell'800.

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DOMENICO MORELLI. Caposcuola della pittura napoletana ottocentesca come l'amico Palizzi, nacque a Napoli nel 1826 e vi studiò pittura. Si trasferì poi a Roma dove continuò gli studi riportandone quell'amore per il tema " classico " e storico che definirà tutta la prima parte della sua vicenda pittorica. Ritornato a Napoli, combatté sulle barricate del 1848 prima di recarsi a Firenze (viaggio d'obbligo di ogni artista italiano di ogni tempo) dove conobbe i fermenti dei rinnovamenti della pittura toscana, conoscenze che poi influenzeranno tutta la seconda parte della sua espressione artistica, più libera e nervosa, fin quasi al limite dell' " impressione ". Partito dal rigore formale dei temi storici, come nel celebre e molto apprezzato dai contemporanei " Gli iconoclastici " del museo di Capodimonte, approda alla esposizione fiorentina del 1861 (in una Italia già unita) con la severità espressiva del " Conte di Lara " e del " Torquato Tasso ed Eleonora d'Este "; opere che già lasciavano avvertire un fremito nuovo. Chiamato ad insegnare all'Accademia delle belle arti di Napoli vi terrà scuola per molti anni esprimendo un romanticismo di matrice colta e letteraria come nelle " Tentazioni di S. Antonio " del 1878, nella Galleria d'arte moderna di Roma, con la felice zona cromatica del bel " Nudo nella stuoia ". Nelle opere tarde il Morelli si libera sempre più dai vincoli " reali " per esprimere un puro fatto di colore narrato con una sapienza pittorica di grosso taglio. Il Morelli ebbe lo studio, proprio nella via che oggi ricorda il suo nome, nei locali del palazzo che fece costruire Giovanni Wonviller, amico e prezioso mecenate di molti artisti, e che ospiterà anche lo studio di Filippo Palizzi. Le due lapidi ai lati del portone ricordano appunto il soggiorno di lavoro dei due grandi maestri napoletani. Domenico Morelli divise la sua feconda vecchiaia tra lo studio dell'Accademia e questo di via della Pace. Morirà a Napoli, rimpianto da amici ed allievi, nel 1901 all'alba del nuovo secolo che tanti avvenimenti e sovvertimenti doveva operare nell'arte.(dal web)