Il tartufo nero , in questo caso il TUBER MESENTERICUM chiamato anche Tartufo Nero Ordinario / Fenico
o anche conosciuto come Tartufo di Bagnoli è un tartufo dal gusto molto marcato e dal profumo inconfondibile .
I suoi ascomi hanno forma globosa o subglobosa, spesso reniforme o
incavata alla base È considerato tra i
tartufi ad aroma più intenso, forte, molto penetrante, che
impreziosisce i cibi, in particolare i primi piatti. Per questa sua
peculiarità è molto richiesto dall’industria di lavorazione e
trasformazione. Questa specie è commestibile di discreto pregio. Tra i
pochi tartufi che mantiene l’aroma tipico di tartufo dopo la cottura.
Epoca di maturazione
Autunno, inverno.
Habitat
In terreni sciolti e calcarei ,
sotto latifoglie e conifere, generalmente a 5-10 cm di profondità, ma
anche in superficie, a basse altitudini in pendii preferibilmente
esposti a nord, ad altitudine variabile fino a 1450m s.l.m.
CURIOSITA'
Il tartufo è un frutto della terra conosciuto sin dai tempi più antichi.
Le prime testimonianze scritte risalgono al 1600-1700 a.C, ai tempi dei Sumeri
Gli antichi Sumeri utilizzavano il tartufo mischiandolo ad altri
vegetali quali orzo, ceci, lenticchie e senape
Si narra anche che nel pensiero comune si credeva che il “tubero”
nascesse dall’azione combinata dell’acqua, del calore e dei fulmini.
Simili teorie, condivise o contestate avevano come unico risultato quello di generare
lunghe diatribe.
Molto probabilmente il loro “tuber terrae” non era il profumato
tartufo di cui noi oggi ci occupiamo, bensì la “terfezia Leanis”
(Terfezia Arenaria) o specie consimili. Esse abbondavano, allora più di
oggi, in Africa Settentrionale ed in Asia Occidentale, raggiungendo il
peso di tre-quattro chilogrammi; è comprensibile che fossero molto
apprezzate (al punto da essere chiamate “il cibo degli dei”), visto che a quei tempi erano del tutto sconosciuti i tuberi di origine americana, quali la patata ed i tapinambur.
Il Conte Camillo Benso di Cavour, durante la sua attività politica,
utilizzò il tartufo quale mezzo diplomatico, il compositore Gioacchino
Rossini lo definì “Il Mozart dei funghi”, mentre Lord
Byron lo teneva sulla scrivania perché il profumo lo aiutasse a destare
la sua creatività e Alexandre Dumas lo definì il Sancta Santorum della
tavola.