1^ edizione aprile 1978.

Pag. 90 - Copertina morbida.

Libro in più che buone condizioni (pagine leggermente scurite soprattutto ai bordi).

È venuto il momento di Adriano Spatola nel senso che ora e qui la sua poesia sembra davvero acquistare una forza emergente. Non fu, al tempo dei novissimi, in prima fila? Certo, fu in prima linea; e tra i più inquieti; e quello fu un momento fertile per lui, per quel che fece e per l’apprendistato, se si può dir così. Dopo, ha riacquistato tutta la forza di una solitudine attiva (e non si parla davvero di isolamento) e di concentrazione. Tutte le esperienze fatte, dalle prime e giovani post-ermetiche, al parasurrealismo, alla nuova avanguardia, alla visual poetry... sono come sedimentate, e messe tra parentesi, se non proprio rimosse. E’ una poesia fatta per esorcizzare la disperazione della poesia sta prendendo figura e corpo in un tentativo non involutivo di ricostruzione, di ritrovamento, di rinnovazione delle strutture. Mentre per assurdi decreti la poesia sembra tacere tra stanchezze, ripetizioni, stampi usati, falsi scopi, rinuncia, e senso di morte, Adriano Spatola ha avuto la forza di ricominciare nel deserto, di ritrovare gli elementi costitutivi o semplici di un discorso attivo, e ha ridato fiato a strumenti delicati che sembravano costretti per sempre al museo.
Luciano Anceschi